​Cittadinanza italiana, a Firenze c'è posto ad agosto 2015

Intanto però scade la validità dei documenti necessari reperiti anche all'estero nel paese di origine e tradotti in Italia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 novembre 2014 16:01
​Cittadinanza italiana, a Firenze c'è posto ad agosto 2015

L’ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull'Immigrazione), sezione Toscana, verificati i lunghissimi tempi di attesa necessari alla prenotazione di un appuntamento presso la Prefettura di Firenze, finalizzato alla presentazione delle domande di cittadinanza, evidenzia che tale situazione porta ad una grave compressione dei diritti dei cittadini stranieri interessati.

"Ad oggi non risulta, di fatto, possibile prenotare un appuntamento, poiché dal calendario di prenotazione online non risultano esserci disponibilità, almeno fino ad agosto 2015. Questo ritardo comporta non pochi problemi e nuovi costi per i cittadini stranieri" uno su tutti la scadenza dei documenti che hanno validità ridotta.I principali documenti che si devono presentare per avviare la pratica di cittadinanza - certificato di nascita e certificato penale del Paese d'origine - "hanno una scadenza di sei mesi dall'emanazione: devono arrivare dal Paese d'origine, essere tradotti e legalizzati dalla Autorità Consolare italiana attraverso una lunga e costosa trafila burocratica".

Scadono prima dell'avvio della pratica. Vittime di questa burocrazia infinita risultano essere anche i bambini, figlie e figli dei cittadini stranieri che fanno la richiesta di diventare cittadini italiani e che rischiano di veder compromessi i loro diritti - in primis quello di acquistare a loro volta la cittadinanza italiana quando conviventi con il genitore divenuto italiano - e di continuare a vedersi identificati da un permesso di soggiorno che "Assegna loro più ostacoli nella vita quotidiana come l'impossibilità, a volte di poter viaggiare all'estero con i propri compagni di classe".L’ASGI chiede che il Ministero dell'Interno e la Prefettura di Firenze, "Si attivino, concretamente, come è stato già fatto altre città italiane, per la soluzione positiva di questo evidente disservizio".A luglio 2014 Claudia Moretti scrive per Aduc: "Un cittadino indiano che risiede regolarmente con la propria famiglia da molti anni in provincia di Firenze ha deciso di chiedere la naturalizzazione, avendone i requisiti ed avendo provveduto alla raccolta dei certificati nel proprio paese d'origine.

Sul sito della Prefettura di Firenze, l'istanza (modulo + documenti) si deve presentare fisicamente allo sportello e per farlo occorre prenotare on line un appuntamento. Non sono, infatti, ammessi depositi per raccomandata (verranno, si legge, debitamente rispediti al mittente), on line o altra via.

Nel maggio scorso, il sistema ha “prenotato” un appuntamento per il marzo 2015. A mio avviso nel caso della presentazione dell'istanza di concessione della cittadinanza il ritardo è illegittimo e vi spiego perché. In primo luogo, va considerato che l'istanza di naturalizzazione è, forse, fra le istanze che riguardano gli stranieri, una fra le meno complesse. Il modulo è scaricabile on line e di facile ed intuitiva comprensione (contrariamente ai kit postali previsti per molte procedure, che spesso danno agli stranieri qualche problema di compilazione).

I documenti da allegare sono ben individuabili, e, anche se per ottenerli lo straniero deve recarsi nel proprio Paese di origine o delegare qualcuno in loco, si tratta comunque di reperirli, punto e basta. Ben potrebbe il Ministero far depositare tutto quanto in modalità telematica e poi provvedere alle integrazioni documentali in un secondo momento, come accade in altre procedure amministrative che riguardano gli stranieri. In secondo luogo, la normativa che riguarda la cittadinanza non prevede la procedura articolata per appuntamenti, ma dispone la possibilità di presentazione dell'istanza da parte di chi ritiene di averne i requisiti.

Dunque non è pensabile che una mera disposizione organizzativa, tutta interna alla Prefettura di Firenze, possa legittimamente impedire a quei soggetti che si ritengono titolati, di depositare l'istanza, come la legge invece prevede, senza condizioni se non quelle attinenti al merito dei requisiti. In terzo luogo, lo slittamento della data di presentazione ha un chiaro effetto elusivo della normativa specifica in materia di durata massima del procedimento, che è di 720 giorni. E' evidente, infatti, che al tempo della istruttoria già lungo (due anni) non può non aggiungersi quello che passa dalla prenotazione al dì del deposito dell'istanza.

Ma poiché i tempi, secondo legge, decorrono dalla presentazione dell'istanza, la Prefettura fiorentina adotta un escamotage, per non incorrere in responsabilità previste dalla legge 241/90 sul procedimento amministrativo"."Lo stesso approccio è tenuto dalla Prefettura di Cremona - a segnalarlo è un utente che commenta l'intervento di Aduc - in un caso di richiesta della cittadinanza ex art.

9 comma 1 lettera a) l. 91/1992. Nonostante - a differenza di quanto accade a Firenze - l'istanza sia stata accolta senza dover attendere mesi per un appuntamento, all'atto della presentazione dell'istanza non è stata rilasciata alcuna ricevuta. L'assegnazione del codice relativo alla procedura avviene - a detta dell'incaricato dell'Ufficio Immigrazione - dopo almeno tre mesi dalla presentazione dell'istanza, termine che viene puntualmente disatteso. A nulla servono i solleciti e le diffide inviate per raccomandata.

Sarebbe estremamente utile avere maggiori informazioni sui passi formali che si possono compiere per segnalare la cosa alle autorità competenti. Non che sia convinto che possa servire a qualcosa, ma lasciar passare sotto silenzio questo comportamento non mi sembra accettabile".

A Bergamo ad inizio 2013 Bergamonews scrive: "Khalid è arrivato nel nostro Paese dal Marocco nel 1988 ma, nell’attesa di ottenere la cittadinanza, perde in continuazione occasioni e diritti. E oltre alla sua domanda, secondo dati della Questura, a Bergamo ce ne sono altre 6mila in attesa, di cui 1.400 arrivate nel solo 2012. Un fenomeno che a Bergamo, quinta provincia italiana per immigrazione dopo Roma, Milano, Napoli e Brescia, è destinato ad assumere sempre più rilevanza".

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