“Che ne è dell’impegno di mantenere abitata la nostra città?”

Lo domanda Marco Geddes da Filicaja. Giancarlo Donati Cori rievoca i giorni vissuti nell’ex Scuola di Sanità militare

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 luglio 2021 23:35
“Che ne è dell’impegno di mantenere abitata la nostra città?”
Caserma V. Veneto, Scuola di Sanità militare, cartolina d'epoca

Una coppia di nuovi ‘testimoni’, questa volta diretti, della vita nel complesso dell’ex Caserma Vittorio Veneto, per la quale una Variante urbanistica adottata - ma non ancora approvata - prevede un discutibile futuro di grande albergo di lusso.

“Esperienze colorite e personali della precedente destinazione dei luoghi interessati dalla Variante. Anche per questo motivo – forse – possono meritare un qualche particolare riguardo”: così Idra presenta nella diciassettesima lettera spedita stamani al sindaco Dario Nardella e alla sua giunta gli spunti di Giancarlo Donati Cori, già allievo ufficiale di complemento della Scuola di Sanità Militare, e di Marco Geddes da Filicaja, medico epidemiologo, che a Firenze ha rivestito anche il ruolo di Assessore alla Sanità e ai servizi sociali del Comune di Firenze, oltre che quello di direttore sanitario dell'Istituto Nazionale Tumori di Genova e di vice presidente del Consiglio Superiore di Sanità.

Giancarlo Donati Cori, a proposito del complesso di Costa San Giorgio, parla di sede ideale per un grande College internazionale”.

Marco Geddes da Filicaja e Giovanna Lori, da parte loro, raccontano di avere immaginato che quell’ambiente si sarebbe saldato con le altre aree verdi della città, che questo pezzo di Firenze sarebbe stato restituito ai suoi abitanti. E si domandano: Che ne è dell’impegno – verbale – di mantenere abitata la nostra città? Di ripensare – dopo la pandemia – a un futuro diverso di Firenze se anche per questo bene pubblico, e quindi collettivo, non si abbandona la monocultura turistica?”

Non cessa, neppure in questa ennesima missiva indirizzata a Palazzo Vecchio, la rivendicazione da parte dell’associazione ecologista fiorentina Idra di quel contatto che è stato fin qui negato: Idra resta tuttora in fiduciosa attesa di notizie dal Palazzo dal quale governate la città, dopo che con 677 firme di residenti di Oltrarno, 7 lettere Pec, una riuscitissima maratona oratoria sotto la torre di Arnolfo e, prima della presente, 16 nuove lettere (datate 31 maggio, il 3, 4, 7, 9, 11, 15, 16, 18, 21, 23, 25 e 28 giugno, e 2, 6 e 9 luglio), Vi è stato chiesto invano un colloquio, un incontro, un’opportunità di confronto.

Cosa diranno di noi i futuri studiosi allorché, consultando gli archivi di Palazzo Vecchio, rinverranno così tante tracce formalizzate di ascolto mancato? Cosa impedisce di considerare utile, se non indispensabile, rispettare la domanda di interlocuzione che proviene dalle strade più umili di San Frediano come dalle più elevate sedi di elaborazione culturale, fiorentine, regionali e nazionali?”.

E conclude: “Ci domandiamo come possa il tasso di democraticità fin qui registrato nel comportamento della Giunta conciliarsi con l’accezione comune del termine ‘democratico’, che pure accompagna la denominazione della formazione politica maggioritaria, e del partito cui lo stesso Sindaco si pregia di appartenere”.

Nella prossima lettera alla giunta è annunciato il contributo di Giannozzo PUCCI, autore ed editore della Libreria Editrice Fiorentina.


Camerata, cessi orrendi, bagni freddi, piazzale, le manovre, l'appello, il parlatorio, l'alzabandiera, mensa, aula lezioni, CPS, CPR (Camera di punizione Semplice, di Rigore), il Silenzio.

Sapevamo che dietro un muro c'era Boboli ma nessuno ci ha mai fatto vedere niente.

Eppure avrebbe potuto essere la sede ideale per un grande College internazionale…

Giancarlo DONATI CORI

già Allievo Ufficiale di Complemento della Scuola di Sanità Militare


In quei conventi io, come tanti colleghi medici, ho in gioventù trascorso tre mesi alla Scuola di Sanità Militare. In realtà, essendo fiorentino, dopo il primo mese avevo la possibilità di dormire spesso a casa.

I “commilitoni”, provenienti da più parti d’Italia, erano affascinati da quei luoghi (evitiamo il termine “location”!) e guardavano incantati gli scorci della città, i chiostri che scandivano gli spazi, il Giardino di Boboli, che si estendeva sul fianco sud est. Talora fantasticavano di introdursi in Boboli, varcandone i confini.

Ero allora certo che questo insieme si sarebbe saldato con le altre aree verdi della città, che questo pezzo di Firenze sarebbe stato restituito ai suoi abitanti, che la nota fragilità dei luoghi avrebbe senza dubbio sollecitato attenzione e interventi non invasivi: un museo diffuso? Abitazioni con spazi pubblici sull’esempio di quanto poi realizzato alle Murate, anche per assicurare una presenza di abitanti stabili nell’Oltrarno?

Che ne è dell’impegno – verbale – di mantenere abitata la nostra città? Di ripensare – dopo la pandemia – a un futuro diverso di Firenze se anche per questo bene pubblico, e quindi collettivo, non si abbandona la monocultura turistica?

Marco GEDDES DA FILICAIA

medico epidemiologo

con Giovanna LORI

insegnante

In evidenza