Careggi, tra sanità privata e pubblica: da dimissioni Giaccone alla ricerca di uno specialista

Dietro i soli tre mesi trascorsi dal luminare all'Ospedale di Careggi ci sarebbe una "Distanza culturale fra sistemi diversi"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 aprile 2019 15:17
Careggi, tra sanità privata e pubblica: da dimissioni Giaccone alla ricerca di uno specialista

 Careggi è oggi in cerca di uno specialista che possa riorganizzare il sistema ospedaliero. Ma come si è risolta la vicenda del super oncologo dimissionario a tempi record?Ha preso servizio il 4 gennaio fino al 1 aprile giorno delle sue dimissioni, che sono arrivate dagli USA dove era tornato dal 1 marzo. In tanti si sono domandati cosa ci fosse dietro le rapide dimissioni del professore Giaccone, oncologo di fama mondiale. Arriva una nota congiunta firmata AOU Careggi - ISPRO per chiarire l'accaduto e nella stessa si pone in evidenza la differenza tra i sistemi sanitari statunitense ed italiano.

“A Careggi il professor Giuseppe Giaccone – dichiara Rocco Damone direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria fiorentina – aveva il mandato di coordinare tutte le attività oncologiche con un totale di 45 medici oltre al personale sanitario, infermieristico e amministrativo. Ha preso servizio il 4 gennaio fino al 1 aprile giorno delle sue dimissioni, che sono arrivate dagli USA dove era tornato dal 1 Marzo. Con delibera, oltre alla direzione della Sod universitaria Oncologia Clinica, era attribuita contestualmente al professor Giaccone la responsabilità dall'Area comprendente le oncologie Clinica, Medica, Ginecologica, la Radioterapia, l'Oncologia della mammella, la Psico oncologia, la Medicina interna ed Epatologia, l'Oncologia traslazionale e la Fisica medica, con il compito di riorganizzare tutta l'assistenza.

Questo compito – aggiunge Damone – sarà assegnato ad un oncologo all’altezza della complessità del sistema Careggi, per questo si stanno predisponendo gli atti necessari al reclutamento di uno specialista in grado di portare a termine il progetto di potenziamento e rilancio di un settore strategico come l’oncologia”.

“In tutto – prosegue Damone – il professor Giaccone è stato in servizio a Careggi 24 giorni effettivi che evidentemente non sono stati sufficienti per creare un rapporto professionale e umano con i colleghi, ma soprattutto per comprendere la complessità di un Sistema Sanitario pubblico e universale che assicura a tutti le migliori cure oncologiche, indipendentemente dalle disponibilità economiche. Un sistema molto diverso da quello statunitense basato sulle assicurazioni private e quindi in grado di garantire tutti i famaci oncologici, anche i più costosi, solo a chi può spendere. Nel 2018 Careggi ha investito quasi 30 milioni di euro in medicinali oncologici.

Mediamente il costo annuo a paziente di una terapia oncologica con farmaci innovativi, comunemente usati a livello internazionale e quindi anche a Careggi, va dai 40mila ai 70mila euro”.“Il professor Giaccone al suo arrivo a Firenze è stato nominato Coordinatore scientifico di ISPRO e quindi della Rete oncologica toscana con funzioni di implementazione delle attività di ricerca. La Rete toscana nata nel 1998 è considerata ad oggi, per la sua storia e per le sue azioni, un riferimento a livello nazionale – spiega il professor Gianni Amunni direttore generale dell’ISPRO l’Istituto toscano per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica – Giaccone è stato accolto con il massimo della disponibilità e della competenza che caratterizzano i nostri operatori a tutti i livelli, in una Regione che dedica all’oncologia la metà dei circa 20 milioni di euro stanziati ogni anno per la ricerca”.“E’ sul tema del rapporto con il paziente – conclude Damone – che alla fine si è delineata una distanza incolmabile fra gli operatori di Careggi, da sempre impegnati quotidianamente a fianco dei malati, e un famoso e stimato specialista che ha affrontato la nostra comunità senza il tempo per comprendere e apprezzare il valore del lavoro fatto prima del suo arrivo.

Una comunità di specialisti che sarebbe ingiusto accusare di resistenza corporativa solo perché in buona fede ha difeso la propria concezione assistenziale, che è anche quella di un Sistema Toscano che nel rapporto SDO 2017 presenta numeri in linea con l'Emilia Romagna e il Veneto rispetto alla percentuale di pazienti oncologici che decidono di curarsi fuori regione, il 5,8% circa 2mila persone a fronte di una capacità attrattiva del 10,5% circa 4mila persone in un anno”.

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