Campi Bisenzio: Il Teatro Dante riapre il sipario

Sabato 13 gennaio ore 21.00 Marco Bocci in “Lo Zingaro” dopo i danni causati dall'alluvione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 gennaio 2024 17:53
Campi Bisenzio: Il Teatro Dante riapre il sipario

Il Teatro Dante di Campi Bisenzio annuncia con gioia la sua rinascita dopo il devastante impatto dell' alluvione del 2 novembre scorso. Questa struttura, che rappresenta il cuore pulsante della vita culturale della nostra città, un faro di cultura, arte e intrattenimento, si prepara a risplendere con una nuova vitalità.

" Dopo settimane di lavoro intenso " - dichiara Sandra Gesualdi, direttrice dell'Accademia dei Perseveranti - " Il Teatro Dante è pronto a riaprire le sue porte e ripartire con la stagione di prosa offrendo al pubblico un'esperienza teatrale rinnovata. L'impegno straordinario dei volontari, del personale e il sostegno della comunità hanno reso possibile questa ripartenza in tempi non eccessivamente lunghi: la riapertura del Teatro non è solo un segno di rinascita, ma anche un forte messaggio di resilienza e unità."

" Finalmente riparte la cultura a Campi Bisenzio " - dichiara la Vice sindaca con delega alla cultura Federica Petti - " Un segnale di rinascita che ci dà speranza e coraggio. Ringrazio la Direttrice e tutto il personale della Fondazione Accademia dei Perseveranti per aver permesso tutto ciò, ma soprattutto ringrazio coloro che ci hanno sostenuti fin da subito: persone del mondo dello spettacolo come Stefano Massini, Piero Pelù, Comuni, Associazioni, singole persone da tutta Italia. L'affetto che è stato dimostrato è stato un vero abbraccio".

Sabato 13 gennaio alle ore 21 andrà in scena " Lo Zingaro" con Marco Bocci, regia di Alessandro Maggi e musiche di Davide Cavuti.

Marco Bocci, attore volto noto del grande e piccolo schermo – dal ruolo del commissario Scialoja nella serie di Stefano Sollima “Romanzo criminale” a quello di Domenico Calcaterra in “Squadra antimafia”sabato 13 gennaio ore 21.00 sarà sul palco del Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio (piazza Dante 23) con “Lo Zingaro. Non esiste curva dove non si possa superare”, monologo emotivo e appassionato che intreccia i destini di uno pilota d’auto senza nome e del mito della Formula 1 Ayrton Senna.

Seguendo in parallelo la vita dello Zingaro e quella di Senna, il racconto rintraccia coincidenze, premonizioni, intuizioni. Il primo incontro con Senna, il primo gran premio visto dalla pista, il rapporto col padre, la scelta di correre, il legame profondo con la famiglia e il desiderio di crearne una propria. E ancora Senna, Senna ovunque. Senna è davanti agli occhi dello Zingaro in ogni curva, in ogni scelta, in ogni passo che fa alla ricerca di se stesso. Le attività del Teatrodante Carlo Monni sono a cura di Fondazione Accademia dei Perseveranti con la collaborazione e il sostegno di Regione Toscana, Comune di Campi Bisenzio, Chiantibanca, Unicoop Firenze.

Lo spettacolo – prodotto da Teatro Stabile d’Abruzzo per la regia di Massimo Maggi, da testo di Marco Bonini, Gianni Corsi e dello stesso Marco Bocci – è una scacchiera su cui la partita in gioco è quella della vita, della velocità, delle corse. Lo Zingaro del titolo è un appassionato di corse automobilistiche, ha l’ossessione di Ayrton Senna, un mito, un campione inarrivabile, ma pur sempre un modello a cui tendere e a cui guardare.

Con Senna lo Zingaro ha in comune la passione per i motori, ma anche il numero 24 e una data: il primo maggio che nel 1994 segnò la morte del campione brasiliano. Anche lo Zingaro verrà coinvolto in un incidente il primo maggio di molti anni dopo, ma per lui non sarà la fine, anzi. L’incidente e la corsa all’ospedale permettono ai medici di individuare una malattia che se non scoperta lo avrebbe ucciso. Una storia che Bocci racconta con intensa partecipazione, perché la vicenda dello Zingaro è anche quella del suo interprete.

L’incidente e la malattia sono fatti biografici che Bocci offre allo spettatore, disvelando grazie al teatro un pezzo di sé, chiedendo a chi assiste di farsi partecipe di un fatto di vita vera, di essere testimone del cambiamento dell’uomo Bocci prima che dell’attore Bocci, mentre lui osserva dall’esterno ciò che gli è accaduto per condividerlo, senza retorica, con sincerità.

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