Le donne vivono di più, ma spesso si ammalano

Le donne più degli uomini sono affette da quasi tutte la patologie croniche, patologie osteoarticolari, malattie neurodegenerative, diabete, disturbi della funzione tiroidea, ipertensione arteriosa, vene varicose, osteoporosi, cefalea

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 marzo 2014 16:30
Le donne vivono di più, ma spesso si ammalano

FIRENZE - Le donne vivono più a lungo degli uomini, ma (forse proprio perché più longeve) si ammalano di più e prendono più farmaci. Le donne più degli uomini sono affette da quasi tutte la patologie croniche, patologie osteoarticolari, malattie neurodegenerative, diabete, disturbi della funzione tiroidea, ipertensione arteriosa, vene varicose, osteoporosi, cefalea. Insomma la salute non è neutra, donne e uomini hanno un differente rischio di contrarre molte malattie e anche una diversa risposta a molte terapie.

Anche se finora le malattie, la loro prevenzione e terapia sono state studiate prevalentemente su casistiche maschili, e i farmaci sono stati testati quasi esclusivamente sugli uomini, sottovalutando non solo le peculiarità biologico-ormonali e anatomiche, ma anche quelle socio-culturali proprie delle donne. La Regione Toscana, prima, e per ora unica, in Italia, ha istituito tre anni fa la Commissione permanente per le problematiche di genere, inserita nel Consiglio Sanitario Regionale, organo del governo clinico della Regione.

Ha dedicato alla medicina di genere una delle 7 azioni prioritarie del nuovo Piano Sanitario e Sociale. E, con una delibera approvata di recente dalla giunta, ha istituito il Centro regionale di coordinamento della salute e medicina di genere. Stamani, nel corso di una conferenza stampa, l'assessore al diritto alla salute Luigi Marroni ha illustrato tutte queste iniziative, assieme ad Anna Maria Celesti, presidente della Commissione permanente per le problematiche di genere e coordinatrice del Centro appena istituito, e ad Antonio Panti, vicepresidente del Consiglio Sanitario Regionale. "La salute di genere è ormai un'esigenza del Servizio sanitario - ha detto l'assessore Marroni - La medicina di genere è una realtà da cui ormai non si può prescindere.

Per questo è necessario promuovere e individuare all'interno delle strutture pubbliche percorsi che garantiscano la presa in carico della persona, tenendo conto della differenza di genere, per ottenere una sempre maggior appropriatezza e personalizzazione della terapia". "La medicina di genere non deve essere una specialità a sé stante - precisa Anna Maria Celesti - ma, come confermano numerose evidenze internazionali, un'integrazione trasversale di specialità e competenze mediche, perché si formi una cultura e una presa in carico della persona che tenga presente la differenza di genere sotto i diversi aspetti". "Finora la medicina - aggiunge Antonio Panti -, nonostante i grandiosi progressi, è rimasta una medicina di genere, ma solo di quello maschile.

Poco spazio trova l'attenzione alle differenze di genere all'interno dello stesso quadro patologico, mentre la ricerca sul farmaco si svolge quasi del tutto su volontari di sesso maschile. Così si perdono le peculiarità biologiche femminili". Il Centro di coordinamento regionale In alcune aziende sanitarie sono già in atto esperienze nell'ambito della salute di genere: il Centro studi salute di genere della Asl 10 di Firenze, quello della Asl 3 di Pistoia e il Centro di coordinamento aziendale salute di genere della Asl 8 di Arezzo.

Esperienze analoghe nasceranno nelle altre aziende. Il Centro appena istituito avrà la funzione di coordinare tutte queste esperienze, avvalendosi anche di tutte le competenze e risorse presenti in Toscana: oltre, ovviamente, alla Commissione permanente per le problematiche di genere, anche Agenzia Regionale di Sanità, Laboratorio MeS della Scuola Sant'Anna di Pisa, Commissione regionale per le pari opportunità, Atenei toscani. Medicina di genere, un po' di storia La prima descrizione di una differenza di genere in campo medico, più esattamente farmacologico, risale al 1932, quando Nicholas e Barrow evidenziarono che la dose ipnoinducente di barbiturici nelle ratte femmine era inferiore del 50% rispetto a quella dei maschi.

Ma questa importante affermazione non provocò l'attenzione che meritava. E' solo tra gli anni '70 e '80 che gli studi di genere nascono nel Nord America e l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) lancia una sfida sul genere alle nazioni e alle organizzazioni internazionali. Nel 2000 l'Oms inserisce la medicina di genere nel documento "Equity Act", e nel 2002 costituisce il Dipartimento per il genere e la salute della donna. In Italia, dal 1999 sono stati costituiti gruppi di lavoro sulla salute della donna e avviate varie iniziative.

Il 5 agosto 2013 è stata presentata alla Camera una proposta di legge "Norme in materia di medicina di genere", che ad oggi non ha ancora cominciato l'esame. L'epidemiologia di genere In Italia, le donne vivono più a lungo degli uomini, ma sono più esposte alle malattie e assumono più farmaci. Dall'indagine quinquennale Istat su "Condizione di salute e ricorso ai servizi sanitari", queste le patologie che colpiscono di più le donne rispetto agli uomini: osteoporosi (+736% rispetto agli uomini) malattia della tiroide (+500%) depressione a ansia (+138%) cefalea ed emicrania (+123%) morbo di Alzheimer (+100%) cataratta (+80%) artrosi e artrite (+49%) calcolosi (+31%) ipertensione arteriosa (+30%) diabete (+9%) allergie (+8%) alcune malattie cardiache (+5%) Questi dati sono confermati anche in Toscana dal primo "Report sulla Salute di genere" realizzato dall'Agenzia Regionale di Sanità e presentato nel novembre scorso.

Secondo i dati emersi, in Toscana nascono più maschi che fammine, ma già in età adulta le femmine li sorpassano numericamente, anche se la loro longevità si accompagna a un profilo di salute peggiore. Nei maschi c'è una maggior incidenza di infarto del miocardio acuto, una prevalenza più elevata di scompenso cardiaco, ictus cerebrale e ipertensione arteriosa. Maggior incidenza della malattia diabetica nei maschi in tutte le fasce di età, ad eccezione degli under 45, che presentano prevalenze quasi sovrapponibili in entrambi i generi.

In Toscana si stimano circa 477.000 persone con incontinenza urinaria: di queste, quasi 320.000 sono donne. Le patologie di natura mentale colpiscono di più le donne, con un maggior utilizzo di antidepressivi, che si accentua dai 45 anni in poi. Gli incidenti stradali coinvolgono di più gli uomini, quelli domestici le donne. Malattie cardiovascolari e osteporosi: due paradigmi tipici della medicina di genere Le malattie cardiovascolari (Mcv) rappresentano la prima causa di malattie e morte tra le donne, eppure l'approccio terapeutico alle Mcv è tipicamente maschile e non tiene conto delle importanti differenze biologiche.

Al contrario, per l'osteoporosi l'uomo viene curato con gli stessi farmaci usati per la donna. Leggi la "Storia della Domenica" sulla medicina di genere Scarica la ricerca dell'Ars su "La salute di genere in Toscana"

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