Camorra agli Uffizi? Chi combatte la mafia: ''Sistema appalti è un buco nero''

Rendersi conto che la camorra è riuscita ad accaparrarsi anche gli appalti degli Uffizi, è stato uno shock per molti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 gennaio 2014 14:19
Camorra agli Uffizi? Chi combatte la mafia: ''Sistema appalti è un buco nero''

Rendersi conto che la camorra è riuscita ad accaparrarsi anche gli appalti degli Uffizi, è stato uno shock per molti. Salvatore Calleri, presidente Fondazione Caponnetto e Renato Scalia, consigliere Fondazione Caponnetto: "E' da tempo che sosteniamo che il sistema appalti è un buco nero. Le infiltrazioni mafiose presenti negli appalti pubblici, ormai sono un dato di fatto. La presenza di numerose stazioni appaltanti, la parcellizzazione dei contratti e il ricorso eccessivo al subappalto, rende difficile e qualche volta quasi impossibile, un controllo efficace anche da parte delle stesse Forze di polizia.

E' evidente che le normative che regolano gli appalti pubblici hanno delle lacune macroscopiche. Le organizzazioni mafiose hanno da molti anni deciso di puntare su attività legali per riciclare gli enormi capitali guadagnati illecitamente. Oltretutto, utilizzando materiali scadenti o depotenziati, la “mafia s.p.a.” continua a mantenere assicurato il lavoro di manutenzione delle opere costruite. Alla luce di questi fatti si può ben comprendere perché l’Italia è un Paese a rischio disastri.

Molti ancora non comprendono che le mafie diventano anche un'insidia per la libera economia quando riescono a convertire i loro guadagni criminali in soldi puliti. Un’altra anomalia tutta italiana è il numero di società iscritte nel registro imprese, 6 milioni, una ogni 10 abitanti. E’ poi noto a tutti il problema del “massimo ribasso”. Da anni si parla dei danni che produce questo sistema, ma nessuno fa nulla per cambiare. E' necessario un immediato cambio di rotta. Per questo motivo, poiché la richiesta dell'applicazione del protocollo di legalità per la prevenzione dei tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata e per una maggiore legalità nel settore degli appalti e concessioni di lavori pubblici, che era stata approvata da molti comuni della provincia di Firenze, è svanita nel nulla, la Fondazione Antonino Caponnetto chiede ufficialmente al Ministro Dell'Interno Prefetto di Firenze, al Presidente della Regione Toscana ed al Sindaco di Firenze di attivarsi in questo senso. “Infiltrazioni mafiose nelle ristrutturazioni di alberghi, castelli, ville e persino gli Uffizi di Firenze, che proprio dalle mafie subirono l'attentato di via dei Georgofili: le notizie di questi giorni ci allarmano ma non ci stupiscono in quanto da tempo denunciamo come la nostra regione non sia immune dalla presenza di queste organizzazioni malavitose”, dichiara Sandra Cappellini, responsabile legalità della segreteria di Cgil Toscana.

Che ricorda: “La Toscana, nel 2007, aveva prodotto una legge che era contro il criterio del massimo ribasso negli appalti pubblici. Legge sulla quale come Cgil Toscana ci eravamo molto impegnati. Ma il governo allora la impugnò, ritenendo la materia di sua competenza. Ecco, se è di sua competenza, allora faccia una volta per tutte una legge che escluda il criterio del massimo ribasso”. Per Cappellini “servono più controlli da parte dei soggetti preposti, ma sappiamo che spesso si deve lavorare con grandi carenze di personale.

La Cgil sta chiedendo a Regione ed locali di arrivare alla stipula di protocolli di legalità nei lavori. Ma serve investire risorse ed energie sulla lotta alle mafie, che rappresentano un'enorme piaga anche a livello sociale ed economico. La nostra regione rischia di essere terra di conquista per le organizzazioni criminali, ma queste sappiano che qui è radicata una forte cultura antimafia che mette in rete istituzioni, associazioni, sindacati. L'ultima prova è stata il successo della manifestazione di Suvignano a settembre, quando migliaia di cittadini sfilarono in corteo nella tenuta senese per riaffermare il valore sociale e culturale dei beni sottratti alla mafia, impedire possibili speculazioni e azzerare il rischio che la mafia potesse ricomprarla” "Da tempo denunciamo che il nostro territorio non ne é esente e l'operazione di ieri mattina che ha portato a sequestri e arresti è solo l'ultima importante azione delle forze dell'ordine.

Nello stesso tempo da anni, complice la crisi assistiamo ad una campagna tesa a rivendicare l’allentamento degli adempimenti. Gli appalti al massimo ribasso e gli scarsi controlli sui sub appalti portano ad escludere dal mercato molte imprese corrette, che chiudono o si ridimensionano pesantemente nella forza lavoro" la Fillea Cgil ha più volte sollecitato la Regione e gli Enti Locali alla stipula di protocolli di legalità nei lavori coinvolgendo tutti i soggetti interessati tra cui le parti sociali per coordinare e condividere interventi preventivi.

"Dentro l'illegalità si nascondono scarsa attenzione alle norme sulla sicurezza, spesso non applicazione dei contratti collettivi, sfruttamento, caporalato, lavoro grigio, evasione contributiva e in una fase di grave crisi del settore molti lavoratori sono portati ad accettare condizioni peggiori. Basta 'frequentare' i cantieri, parlare con i lavoratori e ti vengono raccontate storie di ricatti, dove le buste paga sono fittizie, gli assegni familiari inseriti in busta e mai pagati, i contributi alla cassa edile versati per ottenere i certificati di regolarità e poi richiesti indietro al lavoratore.

Quando si riesce a convincere il lavoratore a effettuare la denuncia, dobbiamo sempre combattere con la comprensibile paura di perdere il lavoro. Proprio per non generalizzare e difendere le imprese serie che sono la maggioranza è indispensabile arginare preventivamente questi fenomeni. Consideriamo indispensabile ogni forma di possibile controllo, dalle stazioni appaltanti, ai RUP (Responsabile Unico Procedimento), dai vigili urbani, agli ispettori del lavoro e degli enti previdenziali, alle forze dell'ordine; sappiamo che ci sono carenze di risorse, mille adempimenti burocratici ma non é possibile abbassare la guardia.

Crediamo necessario che le verifiche sulla regolarità contributiva attraverso il DURC sia nei lavori pubblici che privati non possono essere alleggerite ma ampliate e diffuse oltre a determinare modalità certe di comunicazione dei sub appalti, sub affidamenti e noli nei quali, come dimostrato, si nascondono, non da ora, i rischi. Un grave errore del governo é stato ridurre la responsabilità solidale e aumentare la durata di validità del Durc, dovremmo prevedere verifiche di congruità durante lo svolgimento delle opere.

Non accettiamo il nascondersi dietro le semplificazioni, crediamo questo impegno sintomo di civiltà".

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