Mutilazioni genitali femminili: rischio e informazioni

Martedì 27 marzo a Palazzo Medici Riccardi il seminario conclusivo del progetto Shabaq volto prevenire e sradicare queste pratiche presenti clandestinamente anche nel nostro paese. Allo studio il progetto di una bacheca online per mappare le situazioni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 marzo 2012 14:48
Mutilazioni genitali femminili: rischio e informazioni

Generare nuove decisioni per rafforzare la rete di tutela contro le mutilazioni genitali femminili tra le donne immigrate. Questo l’obiettivo del Progetto Shabaq organizzato dall’Associazione Nosotras e promosso dalla Provincia di Firenze nell’ambito della campagna per sostenere e promuovere il principio costituzionale della parità di genere “Puntiamo sul Pari”, realizzato in dodici progetti con il finanziamento della Regione Toscana (fondi regionali della L.R.T. 16/2009). Martedì 27 marzo, dalle ore 9.30 alle 13.30, nella Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi (Via Cavour 1, Firenze) è in programma un seminario conclusivo che illustrerà le attività e i risultati dell’iniziativa attraverso vari interessanti interventi. Attraverso il Progetto Shabaq sono state messe in atto azioni mirate allo scopo di diffondere la conoscenza e la consapevolezza delle pratiche delle mutilazioni genitali femminili (MGF), una realtà che purtroppo tocca il nostro paese più di quanto sia comunemente percepito.

L’operazione di questi disumani interventi sul corpo femminile sono vietati e perseguiti penalmente dalla legge italiana, ma esiste comunque chi le pratica clandestinamente. Un sommerso che a fatica emerge e che ad oggi non può essere quantificato, ma va a sommarsi alle numerose donne immigrate che arrivano in Italia reduci di queste violenze. Il Progetto Shabaq si è diviso in due fasi: la prima ha consistito in un lavoro di ricerca sulle MGF su vari ambiti (religione, immigrazione, violenza e cultura) con uno studio operato da un team differenziato composto da professionisti di vario tipo, un’equipe multidisciplinare.

Questa prima parte ha portato alla creazione di una bibliografia di riferimento ed a un aggiornamento del target dei paesi interessati e a rischio. L’analisi è stato punto di riferimento per la seconda fase a cui hanno partecipato circa 80 operatori socio-sanitari, coinvolti in giornate formative (aggiornamento e formazione ex novo), cinque workshop e la realizzazione di protocolli per individuare, zona per zona, i casi e le situazioni a rischio. L’obiettivo è stato la creazione di una rete di tutela che punti al monitoraggio, alla prevenzione e allo sradicamento dei casi con un’attenzione specifica al problema, con l’individuazione di figure professionali che sanno come affrontare le complicazioni che conseguono a queste orribili pratiche.

Occorre premunirsi di una task force, come quella che ad oggi in Italia è presente per la violenza di genere: psicologi, medici specializzati, informati e consapevoli di un determinato approccio, avvocati e comunicazione diretta con le forze dell’ordine quando necessario. Facendo un confronto con i paesi europei nell’affrontare questa delicata questione, sono state individuate strategie di contrasto più avanzate di quelle italiane, buone pratiche come in Francia e Spagna dove, ad esempio, già per le bambine è obbligatoria una visita ginecologica. Allo stato attuale gli operatori socio-sanitari sono a conoscenza dell’esistenza del problema, ma c’è molta confusione nel comprenderne le cause: solitamente si pensa che le MGF siano praticate per un discorso religioso, ma non è così.

C’è una trasversalità tra le tradizioni religiose e una concatenazione di ragioni culturali di antichissima origine. Cause che occorre conoscere per sconfiggere e debellare l’atto di violenza, non per giustificarlo. Aprirà la mattinata del 27 marzo l’intervento di Sonia Spacchini, Assessore alle Pari Opportunità Provincia di Firenze, proseguirà Elena Baragli dell’Associazione Nosotras illustrando i risultati del progetto; seguita da un approfondimento di Rossana Mori, Sindaco di Montelupo, Rosa Barone, della Società Della Salute di Empoli e Alberto Silvia, dell’Educazione alla Salute di Empoli.

Sul piano legislativo faranno chiarezza gli avvocati Stefania Moscardi e Rosa Vignali. Dopo l’intervento di Beatrice Rovai della Società della Salute di Firenze Nord-Ovest, le conclusioni su questioni aperte, prospettive e progetti futuri sono affidate a Laila Abi Ahmed, Presidente dell’Associazione Nosotras. Per finire con uno sguardo innovativo, Emilia Uccello di Nosotras illustrerà il progetto di una bacheca on line per la diffusione di materiali informativi e la creazione di una mappatura dei paesi e delle etnie più a rischio. La partecipazione è aperta a tutti gli operatori socio sanitari delle 5 SDS che hanno preso parte ai focus group formativi/informativi, alle comunità immigrate, alle forze dell’ordine, ai centri affido, alle forze dell'ordine e di polizia, alle associazioni del terzo settore che si occupano di immigrati.

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