Verso Fiorentina - Juventus: un goal di Hamrin e la scommessa vinta

Quando i ragazzi di San Frediano murarono la bottega di un tifoso bianconero

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 marzo 2012 12:31
Verso Fiorentina - Juventus: un goal di Hamrin e la scommessa vinta

Era la vigilia della partita Fiorentina-Juventus che si sarebbe disputata il 27 marzo 1960, e un gruppo di giovanotti di San Frediano scommise sulla vittoria viola. La scommessa era tra un gruppo di tifosi viola e un giornalaio, l'edicolante di via de' Serragli, noto tifoso juventino, che secondo gli abitanti del quartiere era per la “Giuve”, perché veniva dal contado. In palio non c'erano soldi ma qualcosa di più. Se avesse vinto la Juventus, il giornalaio avrebbe bruciato la bandiera viola in strada, e nessuno lo avrebbe impedito.

Ma se avesse vinto la Fiorentina, i tifosi avrebbero chiuso con un muro di mattoni l'ingresso della bottega di giornali. Questo era il patto. Il giorno dopo Kurt Hamrin, realizzò un goal stupendo. Il “mitico” uccellino , dopo una serie di dribbling vincenti si presentò davanti al portiere juventino Vavassori che tentò in scivolata di prendere il pallone, ma lo svedese viola fu velocissimo e con un pallonetto mise in rete. Il goal entusiasmò i tifosi e regalò la vittoria contro i primi in classe.

Il goal galvanizzò i ragazzi di San Frediano, che non persero tempo e, dopo la partita, trasportarono i mattoni davanti alla bottega di giornali ed edificarono nella notte un solido muro di mattoni che chiuse l'ingresso del negozio, impedendo di fatto che il giornalaio potesse aprire al mattino e vendere i giornali. Forse si consolò non dovendo esporre la “civetta” che quel giorno esaltava la vittoria viola. La foto del muro di mattoni fu pubblicata dai giornali e la storia di quella scommessa fu a lungo uno dei tanti aneddoti che accompagnano da sempre le sfide tra Fiorentina e Juventus.

Dei ragazzi di allora che fecero la scommessa c'è ancora Rolando, libraio di via Sant'Agostino, che ha rievocato con noi questa storia degna di “Amici miei”. Alessandro Lazzeri

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