Rallenta il manifatturiero in Toscana, preoccupano i mercati internazionali

Secondo i risultati dell’indagine sul comparto manifatturiero regionale, condotta da Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana, nel III trimestre 2011 il ritmo di crescita della produzione industriale in Toscana è tornato a rallentare in maniera decisa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 dicembre 2011 16:30
Rallenta il manifatturiero in Toscana, preoccupano i mercati internazionali

Secondo i risultati dell’indagine sul comparto manifatturiero regionale, condotta da Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana, nel III trimestre 2011 il ritmo di crescita della produzione industriale in Toscana è tornato a rallentare in maniera decisa. L’indicatore tendenziale della produzione industriale si è infatti fermato al +2,1% (dopo il +3,6% del periodo aprile-giugno e il +3,7% dei primi tre mesi dell’anno), il risultato più modesto da quanto -ad inizio 2010- i livelli produttivi hanno ripreso a crescere.

La frenata produttiva sembra rispondere all’indebolimento generalizzato degli indicatori di domanda: l’andamento del fatturato si è infatti fermato al +2,7% rispetto al corrispondente periodo del 2010, in progressiva attenuazione rispetto al +3,8% del periodo aprile-giugno ed al +4,8% di apertura anno. Da notare come sull’evoluzione del volume d’affari abbia inciso anche il raffreddamento dei prezzi alla produzione (+2,2% dopo il +2,7% del precedente trimestre): un sintomo di come le imprese abbiano cercato di “capitalizzare” la diminuzione dei corsi delle materie prime per difendere le quote di mercato, piuttosto che per incrementare i margini sulle vendite.

Segnali poco incoraggianti arrivano anche dal lato degli ordinativi, che nel complesso incrementano di uno scarso +1%, condizionati soprattutto dall’andamento negativo della componente estera (-1,3%). Questo riduce di 7 giorni, rispetto alla precedente rilevazione, la produzione assicurata dagli ordini presenti nel portafoglio delle imprese a fine trimestre, che passa infatti dalle 71,4 giornate di giugno alle 64,4 di settembre 2011. In linea con quanto già evidenziato nel precedente trimestre, si rafforza tuttavia il recupero occupazionale, che raggiunge complessivamente il +1,0% dopo il +0,7% del periodo aprile-giugno.

Si tratta di un risultato incoraggiante, e supportato anche dalla sensibile riduzione del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (-32,6%) che flette in tutte le componenti (deroga, ordinaria e straordinaria). Tale recupero resta tuttavia ancora largamente al di sotto di quanto perso nel biennio 2009-2010, allorché gli organici aziendali si sono ridotti di circa 7 punti percentuali. Le dimensioni d’impresa Scendendo a livello dimensionale, le piccole imprese (10-49 addetti) continuano a fare maggiore fatica nel ripartire, con produzione invariata e fatturato solo in timida crescita rispetto al III trimestre 2010 (+1,0%).

Addirittura in flessione risultano poi i dati relativi agli ordinativi, che complessivamente si riducono dello 0,4% a seguito delle rilevanti flessioni della componente estera (-2,3%). Rallenta la crescita produttiva anche per le medie imprese (tra 50 e 249 addetti), che passano dal +7,3% del secondo trimestre 2011 all’attuale +3,1%, mentre il fatturato si ferma al +5,1% dopo il precedente +8,3%. Maggiormente incoraggianti i dati degli ordinativi (+4,4%), per i quali -anche in questo caso- è tuttavia la componente estera a mostrare minore dinamicità (+2,2%).

Solo le grandi imprese (oltre 250 addetti) accelerano il passo nel trimestre in esame, salendo in termini produttivi dal +6,7% al +8,7% e in termini di fatturato dal +2,8% al +5,7%. Buone anche le dinamiche occupazionali (+2,3%) mentre, per questa tipologia aziendale, risultano meno confortanti i dati degli ordinativi, soprattutto quelli esteri che flettono del 3,2%. I settori di attività La riduzione del ritmo di crescita porta a sette i settori manifatturieri contrassegnati da andamenti produttivi negativi nel trimestre.

Si tratta del comparto tessile che -dopo un secondo trimestre positivo (+4,9%)- flette ora dell’1,5%, del legno e mobili che conferma il -4,8% del precedente trimestre, dei metalli che lasciano sul campo un ulteriore 2,6%, dei mezzi di trasporto (-3,2%), delle riparazioni (-4,3%) ed infine delle manifatture varie (-3,3%), dove confluiscono varie realtà produttive (tra le quali l’oreficeria). Mostrano invece segnali positivi le altre specializzazioni del sistema moda, con l’abbigliamento che cresce del 7,4% dopo un secondo trimestre a +2,9%, le calzature che consolidano la ripresa già avviata nei precedenti trimestri (+13,5%) e il pelli e cuoio che, seppure in leggero rallentamento, continua a muoversi in terreno positivo (+5,5% dopo il precedente +16,3%).

Modesta crescita per il comparto alimentare, che chiude il trimestre a +0,3%, mentre recuperano rispetto alla precedente rilevazione i minerali non metalliferi (+8,4% dopo il -0,1% del II trimestre) e l’elettronica che, dopo il +1,6% di aprile-giugno, accelera adesso al +7%. Infine, ancora positivi -ma in leggero rallentamento- i dati della meccanica (+5,1%) e della farmaceutica (+13,8%), che conferma il rimbalzo di inizio anno. Aspettative per il IV trimestre 2011 In linea con il rallentamento registrato a consuntivo del III trimestre, peggiora anche il clima di fiducia degli imprenditori per i mesi conclusivi dell’anno.

Il saldo perequato tra ottimisti e pessimisti relativamente all’andamento produttivo del IV trimestre 2011, rispetto al trimestre appena concluso, scende a +8 punti percentuali dai +14 della precedente rilevazione, mentre nel confronto tendenziale (cioè rispetto ai mesi conclusivi dello scorso anno) la variabile si attesta addirittura in terreno negativo (-2 punti percentuali). Tale peggioramento, determinato dal rallentamento dell’economia mondiale e dall’incertezza economico-finanziaria degli ultimi mesi, è accompagnato da un generale arretramento di tutti gli indicatori previsionali.

Le aspettative sull’andamento della domanda continuano a regredire, e questo sia in relazione al mercato interno (il saldo passa dagli 11 p.p. della precedente rilevazione ai 6 p.p. attuali) che -soprattutto- a quello estero, dove ormai coloro che ancora prevedono un recupero superano di appena 4 punti percentuali quelli che invece si attendono flessioni della domanda (il saldo nella precedente rilevazione era +8). Resta infine negativo, ed in linea con il precedente trimestre (-3 p.p.), il dato riguardante le prospettive occupazionali.

L’indagine sulla congiuntura manifatturiera regionale in Toscana, relativa al III trimestre 2011, ha riguardato un campione di 1.554 unità locali manifatturiere con almeno dieci addetti. A partire dal I trimestre 2010 la rilevazione è stata sottoposta ad una profonda revisione per tener conto della nuova classificazione delle attività economiche introdotta con ATECO2007, versione italiana della Nace Rev. 2. Il raffronto con i risultati degli anni precedenti deve essere quindi fatto con una certa cautela.

Il punto di vista di Pierfrancesco Pacini – Presidente Unioncamere Toscana “Dopo che il secondo trimestre 2011 si era chiuso con un incremento della produzione industriale toscana del 3,6%, il terzo trimestre ci consegna un nuovo rallentamento del ritmo di crescita dei livelli produttivi regionali. L’incremento del 2,1% segnala infatti una frenata nel percorso di ripresa timidamente avviato nel 2010 che, nell’attuale scenario congiunturale, getta ombre anche sul trimestre di chiusura anno.

Particolarmente significativa, in questo contesto, la riduzione del portafoglio ordini delle imprese, che alla fine del trimestre assicura mediamente 64 giorni di attività contro i 71 della precedente rilevazione. Su tale peggioramento ha inciso in particolare l’incerta congiuntura internazionale, che ha manifestato i suoi effetti in termini di una brusca riduzione degli ordinativi esteri (-1,3%); questa tendenza, in concorso con una stretta dei consumi interni, mette a rischio i tentativi delle imprese toscane di tenuta dei fatturati.

Tale flessione era stata prevista dagli operatori, che già a luglio si mostravano piuttosto scettici sulle prospettive future: le aspettative degli imprenditori relativamente all’evoluzione della domanda estera, espresse come saldo percentuale fra previsioni di crescita e di riduzione, sono infatti passate da +12 (previsioni sul II trimestre) a +4 (previsioni sul IV). Sicuramente il deterioramento dello scenario economico ha acuito questo “sentire negativo” e fa sì che anche gli altri indicatori previsionali registrino un arretramento.

Da sottolineare inoltre come le imprese stiano continuando ad affrontare gli effetti della crisi sacrificando i margini a favore del mantenimento delle proprie quote di mercato. Mai come in questo momento per il comparto manifatturiero appare importante il ruolo di nuovi incentivi agli investimenti e di sostenimento al credito bancario. L’invito, come pubblico da estendere a tutte le altre istituzioni, è quello di aiutare in modo sinergico la competitività del sistema produttivo toscano, favorendo i nostri settori tradizionali e le realtà con maggiori prospettive di crescita nel medio e lungo termine.”

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