Federalismo demaniale, a Sesto Fiorentino ha portato solo costi

Appezzamenti di bosco e di strade vicinali sperdute sulla collina. Porzioni di immobili frazionate in varie comproprietà, infine aree umide prive di qualsiasi ipotesi di valorizzazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 settembre 2011 20:10
Federalismo demaniale, a Sesto Fiorentino ha portato solo costi

Firenze - Appezzamenti di bosco e di strade vicinali sperdute sulla collina. Porzioni di immobili frazionate in varie comproprietà, infine aree umide prive di qualsiasi ipotesi di valorizzazione. È un panorama desolante quello che emerge dall’elenco dei beni statali che potrebbero essere trasferiti al Comune di Sesto Fiorentino in base al decreto sul federalismo demaniale varato un anno fa dal governo. Il sindaco Gianni Gianassi ha illustrato stamani alla stampa le decine di particelle catastali ritenute alienabili da parte dello stato sul territorio sestese, definendo “una bufala” l’intera operazione.

“L’analisi compiuta dai nostri uffici - ha detto - dimostra chiaramente che il cosiddetto federalismo demaniale ha conseguenze risibili per gli enti locali, ai quali non porterà alcun beneficio. In compenso ha prodotto di sicuro ulteriori costi, facendo lavorare inutilmente gli uffici dello stato e quelli degli stessi enti locali”. Il decreto legislativo 85 del 28 maggio 2010 e i successivi decreti attuativi avevano individuato i beni statali attribuibili “a titolo non oneroso” a comuni, province e Regioni, consentendone poi la valorizzazione o la vendita.

Il provvedimento prevede che solo il settantacinque per cento delle risorse nette derivanti dall’eventuale alienazione siano acquisite dall’ente territoriale, mentre la residua quota del venticinque per cento è destinata allo Stato. Gianassi ha spiegato oggi che la lista dei beni trasferibili al Comune di Sesto Fiorentino, sia nell’area collinare che in quella della Piana, contiene soltanto terreni del tutto privi di interesse, che anzi diventerebbero un costo per le casse comunali in termini di oneri di manutenzione.

L’unica area che potrebbe essere valorizzata è quella dell’ex alveo idrico di via Ponte all’Asse - per un’eventuale successiva cessione a un’azienda partecipata dal Comune - ma considerando che il decreto prevede la cessione di gruppi di beni, alla fine la convenienza dell’operazione verrebbe meno. Inoltre, il trasferimento da parte dello stato risulta solo formalmente a titolo gratuito, poiché l’ente che acquisisce l’immobile o il terreno si vedrebbe ridurre le risorse finanziarie che gli sono oggi attribuite in via ordinaria (per l’area di cui sopra calcolate in circa 108.000 euro).

“Un capitolo a parte - ha concluso Gianassi - è quello relativo agli edifici delle caserme dismesse presenti sul territorio comunale, e che avrebbero potuto, quelle sì, essere oggetto di valorizzazione da parte del Comune. L’ex caserma Quarleri è già interessata da un protocollo tra la Regione e altri enti per trasferirvi alcuni istituti universitari. Quanto all’ex caserma Donati di via Gramsci, ci è stato fatto presente che è tuttora in uso al ministero della Difesa”.

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