Ambulanti fiorentini. Una calda estate di passione

Resta l'incertezza sul futuro della categoria. Le accuse di Palazzo Vecchio e le risposte degli ambulanti. Con Nove da Firenze all'interno dei mercati cittadini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 agosto 2011 15:43
Ambulanti fiorentini. Una calda estate di passione

Licenze da azzerare. Si era partiti così, con fermezza. Con una battuta era stato messo in ginocchio l'intero settore dell'ambulantato fiorentino, sparso per l'intero capoluogo di regione con oltre 500 postazioni. Poi la distensione, i tavoli di concertazione e le ultime dichiarazioni che vedono un'apertura da parte dell'Amministrazione a trovare soluzioni alternative perché, come detto dal vice sindaco Dario Nardella "Non vogliamo levare il lavoro a nessuno". I mercati sono un pregio delle città d'arte, ma a Firenze valgono meno che da altre parti: ci sono troppe bancarelle, ha detto a più riprese Matteo Renzi (rottamatore per vocazione), gli articoli in vendita sono di qualità scadente e, a ben vedere, c'è anche chi cerca di fare il furbetto. Difficile pensare alle bancarelle come a piccole gallerie d'arte nelle quali imporre al passante un nuovo modello culturale, più facile associarle ai negozi classici in cui è il mercato a dettare la scelta del prodotto.

Provate a domandare a chi vende guanti, sciarpe, borse, ceramica. "Ho scatole piene di oggetti fatti a mano a Montelupo - potreste sentirvi rispondere - pesano e nessuno le vuole. Preferiscono i portachiavi alla moda". Strano, nessuno appende più i piatti alle pareti di casa?. Nove da Firenze ha affrontato il problema cercando di accompagnare i propri lettori all'interno dei mercati cittadini, siamo andati insieme ad esplorare la vita quotidiana degli ambulanti fiorentini che affondano la loro origine storica in tempi lontanissimi quando il banco era una mensola fuori dall'uscio ed i prodotti in vendita erano quelli della nonna brava a fare un po' tutto.

Adesso per ogni bancarella serve almeno un "barrocciaio" che trasporti il banco, gli "apri-chiudi" che allestiscono il mezzo dopo averlo alloggiato sulla pubblica strada, ed un gestore (più spesso due, a volte tre) che per 12 ore restano in piedi a controllare la merce ed offrirla al pubblico. Pagare l'occupazione del suolo pubblico è l'aspetto principale, determinante, essenziale per poter aprire ogni giorno, eppure qualcuno per anni ha mancato accumulando un debito con il Comune che non ha saputo far fronte alla perdita per mezzo di lettere ed intimazioni, non ha richiamato, non ha sanzionato, non ha ritirato le licenze ai debitori. Adesso l'Amministrazione chiede il conto, salato, e punta al ridimensionamento.

Sono troppi, sono brutti, e forse sono anche cattivi come quando si sono messi di traverso per non lasciare gli Uffizi, o quando sono stati sloggiati da via de' Gondi, o come quando hanno espresso parole di dissenso nei confronti dell'Assessore alle Attività Produttive in piazza San Lorenzo. Ci sono piazze pronte ad ospitarli, perché prive di una qualsiasi fonte attrattiva, come ad esempio piazza Indipendenza. Eppure si è pensato di spostare alcuni banchi nell'ex Mercatino Multietnico, sgomberato dopo anni.

"Ci andrebbe anche bene - dicono gli ambulanti in attesa di sistemazione - perché il passaggio sul Lungarno Pecori Giraldi c'è, è pieno di autobus turistici". Già, se non fosse che il sindaco ha promesso di farli sparire. All'interno del Mercato centrale di San Lorenzo ci sono spazi vuoti, per non contare il primo piano "completamente libero da persone e cose. Ottimo investimento" reciterebbe un cartello immobiliare. "Quello era dei banchi dell'ortofrutta". Capito, c'è già la coda. "Pantofolai che guadagnano un sacco di soldi con affitti e subaffitto" così li descrive Renzi.

Peccato che l'Ufficio comunale preposto ai controlli abbia da sempre piena conoscenza dei fatti visto che le Licenze hanno un nominativo di riferimento ed i cedolini dei pagamenti siano invece a carico di chi materialmente gestisce i banchi. Si chiama controllo incrociato. Banchi venduti ed affittati a chi ha sottoscritto mutui bancari per poterseli permettere. Serve un notaio, qualcuno che attesti il passaggio di proprietà e gli atti sono regolarmente archiviati nei registri preposti, ma stare dietro a certe cose richiede tempo.

"La Polizia annonaria viene a misurare i banchi e se siamo fuori dalla metratura redige il verbale di contravvenzione - compito che rientra tra quelli spettanti all'Amministrazione e consente di poter organizzare il commercio su strada. Se un giorno chiudiamo gli abusivi fanno a botte per contendersi il posto libero". Sopravvivenza. Firenze è una città cara per il commercio. Ci sono fondi su strada che arrivano a costare cifre esorbitanti di affitto, ma nessuno ne ha mai fatto una questione morale di 'pantofolai arricchiti'.

"Quelli sono spazi privati - recita Palazzo Vecchio - possono fare come vogliono. Non può esserci mercato sull'area pubblica, non ci si può arricchire sulla licenza di un banco". Poco importa se voci di strada parlano di "autorevoli investitori" nell'ambulantato. Non è una questione politica, vige la legge del commercio. Forse. Veniamo all'aspetto del degrado però.. lì Renzi è convinto che meno bancarelle significhino anche più vivibilità. "Siamo stati insigniti della carica di Angeli del Bello".

Perfetto. "Ci hanno regalato il cappellino e la maglietta". Ufficiali. "Ogni mercato ha un codice interno di controllo, certo occorre collaborazione tra gli operatori, ma se non ci fossimo sarebbe più difficile tenere lontani gli abusivi o coloro che contribuiscono a portare il degrado. I turisti stessi quando si trovano al bivacco" Probabilmente verranno spostate molte bancarelle. A meno che non vi siano ulteriori passi indietro. Dalla turnazione interna che alcuni mercati svolgono per poter permettere a tutti di occupare posti diversi durante l'arco dell'anno, si arriverà ad una rivoluzione matematica degli spazi: quale progetto verrà riconosciuto valido, dei diversi sottoposti, non è dato saperlo e sarà notizia da approfondire a settembre, quando la scadenza sarà ancor più vicina.

di Antonio Lenoci

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