Le perdite idriche lungo la rete, questa la priorita' post referendaria

Romanelli (FdS/Verdi): "Ascoltare rapporto geologi su perdite reti idriche: i cittadini col Referendum ci chiedono di ripensare le priorita' negli investimenti pubblici". Il parere dei gestori. Rimborsi sulla depurazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 giugno 2011 13:59
Le perdite idriche lungo la rete, questa la priorita' post referendaria

"Le dichiarazioni rilasciate ieri dal Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Gian Vito Graziano, sulla stima di quanto costa al sistema Paese l'inefficienza delle reti idriche ("Le perdite della rete idrica causano un costo industriale stimato in più di 200 milioni di euro all'anno ed un mancato ricavo per il sistema Italia di oltre 3 miliardi di euro l'anno"), mettono la politica di fronte all'inderogabile necessità di cambiare, come gli ecologisti chiedono da tempo, le priorità negli investimenti pubblici in questo Paese" - lo dichiara il Consigliere Regionale FdS/Verdi Mauro Romanelli "I cittadini, col referendum, hanno detto forte e chiaro quanto tengano all'acqua bene comune, quanto siano in sofferenza per le alte bollette, e quanto sentano il bisogno in generale di una più forte protezione e garanzia da parte del settore pubblico, non più affascinati nelle taumaturgiche virtù del mercato e del liberismo economico".

"Tutto questo, insieme ai dati sulle perdite delle reti, consegna al centrosinistra, che vuole proporsi come alternativa di Governo, e in particolare alla Sinistra e agli ecologisti, l'opportunità di definire un'agenda di Governo, dei punti programmatici prioritari, uniti dal comune filo conduttore della riqualificazione e della manutenzione dell'esistente, senza avventurarsi in nuove faraoniche opere di sviluppo scellerato" "Basta coi trafori inutili, nuove autostrade, Ponte di Messina, e varie megalomanie, segnate da affarismo, malagestione, e rapporti non limpidi tra interessi imprenditoriali e politica.

Manutenzione del territorio e prevenzione di frane e inondazioni, rimboschimento, rinaturazione. Edilizia scolastica per mettere in sicurezza e dare veste dignitosa alla prima istituzione con la quale i giovani cittadini vengono in contatto, alla prima immagine che ha il futuro cittadino dello Stato. Investimenti pubblici nelle reti idriche per eliminare gli sprechi, garantire ovunque l'approvvigionamento, combattere la desertificazione, consentire il riutilizzo e il riciclo dell'acqua in industria e in agricoltura" "Questo sarebbe già un abbozzo di programma di Governo e un agenda delle priorità negli investimenti pubblici che un centrosinistra che voglia essere innovativo e alternativo dovrebbe immediatamente assumere" - conclude Romanelli La fase di incertezza normativa smuove anche i gestori dell’acqua in Toscana che chiedono chiarezza “Continueremo ad operare con il consueto senso di responsabilità e con grande impegno, secondo i contratti vigenti e chiediamo alle ATO di adoperarsi per il superamento della fase di incertezza normativa che rischia di bloccare il settore.” Questo è quello che hanno deciso i gestori del servizio idrico toscani riuniti stamani presso la sede dell’associazione Confservizi Cispel Toscana e a cui hanno partecipato i presidenti e gli Amministratori delegati delle 7 aziende toscane dell’acqua (Acque Spa – Pisa, Acquedotto del Fiora Spa – Grosseto, ASA Spa – Livorno, Gaia Spa – Lucca, Geal Spa – Lucca, Nuove Acque – Arezzo, Publiacqua – Firenze). Alfredo De Girolamo, presidente dell’associazione ha espresso una forte preoccupazione: “l’opinione pubblica, le aziende di gestione, i lavoratori del settore e le tante imprese che lavorano nell’indotto vivono un momento di grave incertezza legata al possibile stop agli investimenti.

Il servizio idrico integrato in senso stretto e tutte le opere ad esso connesso rappresentano una delle principali industrie della nostra regione e non possiamo permetterci che si blocchi per la mancanza di chiarezza su come devono essere sostenuti gli investimenti.” “Abbiamo scritto una lettera alle ATO – ha concluso De Girolamo – in cui ribadiamo il nostro impegno per assicurare la qualità del servizio e il rispetto degli standard ambientali previsti dalle norme europee e dai contratti in essere, con l’auspicio di una pronta definizione degli aspetti normativi legati alla tariffa”. Adesso é possibile ottenere il rimborso della quota di depurazione pagata sulle bollette dell’acqua, per gli utenti che abitano le zone dove il depuratore in realtà ancora non è stato realizzato: non ci sono ricorsi da fare, occorre però presentare la “domandina” di restituzione degli importi a Publiacqua.

E’ questa una situazione che interessava circa un terzo degli utenti del territorio provinciale, tra cui anche gli abitanti del capoluogo imprunetino (e di altre frazioni) dove il depuratore ancora manca, nonostante che l’opera sia da anni stata annunciata e mai realizzata. La Corte di Cassazione nell’ottobre 2008 (sentenza n. 335) aveva dichiarato la illegittimità costituzionale di alcuni commi di due normative (la legge 36/1994, cosiddetta “Legge Galli” e del decreto legislativo 152/2006 che detta “Norme in materia ambientale”), nella parte in cui queste prevedono che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione sia dovuta dagli utenti “anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi”. Nella fattispecie la Corte aveva stabilito che la quota relativa alla depurazione, richiesta fino ad allora agli utenti della fornitura idrica, non si configura come tributo, ma costituisce il corrispettivo di un servizio reso: quindi vi è il servizio (il depuratore), non può essere chiesto il corrispettivo Dopo un lungo iter, che con la approvazione di successivi decreti ha regolamentato la questione a livello nazionale, siamo quindi giunti alla applicazione di quanto deciso della corte costituzionale, la restituzione agli utenti di quanto non avrebbero dovuto pagare. Per informazioni e presentare la domanda ci si deve rivolgere al gestore Publiacqua (tramite il sito internet dell’azienda, per posta ordinaria o direttamente presso gli uffici al pubblico dell’azienda); è possibile verificare se si ha diritto alla restituzione (saperne l’importo) inserendo il proprio codice utente nella sezione “restituzione quota tariffa depurazione” del sito www.publiacqua.it; oppure telefonando al numero verde 800-238238. Il rimborso riguarda le somme relative versate per la depurazione nel periodo dal 16/10/2003 al 15/10/2008 (giorno della pubblicazione della sentenza): gli importi verranno rimborsati scaglionati tramite le prossime fatture nel periodo dal 2011 al 2014 "Finalmente siamo quindi giunti alla fase conclusiva, tuttavia questa modalità di restituzione non ci pare corretta – così i Verdi per Impruneta – chiediamo che in ogni caso sia direttamente Publiacqua ad accreditare automaticamente questi importi in bolletta a coloro che ne abbiano diritto.

Ci parrebbe ragionevole, in particolare nel caso di “utenze attive”, dove cioè vi è una diretta corrispondenza tra chi ha versato quanto non dovuto e chi ha diritto al rimborso: in questi casi perché deve essere l’utente a chiedere, visto che visto che il gestore conosce già i dati relativi alle fatture e alle aree non servite dal depuratore? Si confida forse sulle dimenticanze e distrazioni degli utenti a rivendicare un proprio diritto?" "In prospettiva, ci sembra che ci sara' una grande vittima eccellente - spiega ADUC, che si dichiara fortemente scettica sull'esito positivo che potrà avere il Referendum - gli elettori che hanno abrogato le norme, che vedranno disattesa la loro volonta' con nuove norme che grossomodo confermeranno quelle che sono state abrogate. "Gli aspetti che ci inducono a credere questo sono: - la remunerazioni dei capitali privati investiti, era inserita in bolletta.

Ma, non solo si temporeggia per levare questo 7% ai privati e ridarlo agli utenti (il risultato referendario ha effetto di legge), bensi' qualcuno favoleggia che il referendum avrebbe abrogato il 7% di remunerazione (considerato troppo alto), ma non la remunerazione in se' - il Sindaco di Firenze, Matteo Renzi, per esempio, ha dato mandato ai suoi tecnici per cercare 130 milioni e comprarsi il 40% di azioni che Acea spa detiene in Publiacqua spa, attuale gestore idrico fiorentino. Ma il referendum non aveva abrogato la possibilita' che la gestione del bene pubblico acqua fosse affidato a privati? E quindi Publiacqua spa dovrebbe sparire e diventare un ente pubblico, non certamente continuare ad essere una spa a maggioranza pubblica (che' ci sono anche altri privati con quote minori). Inoltre, che questo 40% sia del Comune di Firenze e non di Acea (controllata dal Comune di Roma), cosa cambia? Ammesso e non concesso che gli intenti come quello del Sindaco Renzi siano fattibili nel rispetto del responso referendario, dove andra' una pubblica amministrazione a prendere tanti soldi, visto che piangono lacrime e miseria tutti i giorni? Certo, c'e' il federalismo fiscale, ribattezzabile come “libera tassazione creativa degli enti locali”, ma tutto ha un limite, oppure il nostro Renzi vuole scivolare sul fisco troppo esoso come di fatto sta accadendo al nostro Governo nazionale e le sue ventennali promesse da mercante? E oltre al federalismo fiscale -sempre Renzi docet- c'e' la creativita' normativa in violazione dei codici: gli autovelox fiorentini, quasi tutti illegali come stanno sentenziando i giudici, ma che continuano a stare al loro posto perche' la Procura della Repubblica, da noi chiamata in causa, non si muove; un'operazione che sta continuando a fruttare diversi milioni al Sindaco di Palazzo Vecchio, il cui incremento non e' escluso che possa essere valutato per trovare i 130 milioni per comprarsi le quote Acea di Publiacqua. Siamo tutti consapevoli di questo “cul de sac” in cui gli italiani, per manifestare il loro dissenso verso il Governo centrale, si sono infilati? Una cosa e' certa, per quanto ci riguarda: vigileremo e non consentiremo di farci mettere le mani in tasca da chi usa la cosa pubblica con incompetenza e, probabilmente, in malafede".

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