Fortezza, serve un concorso di progettazione, lo chiedono gli architetti

“È l'unico strumento in grado di garantire la qualità dell’architettura, promuovere trasformazioni corrette e condivise e contribuire a migliorare la vita dei cittadini” dicono i professionisti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 giugno 2011 12:58
Fortezza, serve un concorso di progettazione, lo chiedono gli architetti

Per il futuro della Fortezza serve un concorso di progettazione internazionale, in modo che la collettività riceva l'offerta migliore. A dirlo è l'ordine degli architetti di Firenze, che interviene sull'argomento dopo la presentazione del progetto di ristrutturazione della Fortezza. “In tutto il mondo – spiega Eva Parigi, consigliere dell'ordine - il concorso di progettazione è guardato come l’unico processo decisionale e progettuale condiviso capace di far sì che la collettività riceva l’offerta migliore, quando deve mettere in moto processi di trasformazione del patrimonio costruito.

In tutto il mondo, ma non a Firenze, dove questioni chiave per lo sviluppo futuro della metropoli, della sua immagine, della sua rappresentatività internazionale vengono risolte con metodi di affidamento d’incarico artigianali, evitando d’emblée il necessario confronto con la collettività e con la comunità dei progettisti”. Quello che la Fortezza, vero e proprio bene di tutta la città, merita - sostiene l'Ordine degli architetti – è “una consultazione pubblica internazionale, senza mezzi termini.

Se ne uscirà vincitore un archistar o piuttosto un raggruppamento di esordienti, lo dovrà decretare una giuria altamente qualificata e super partes”. “Come non ci stancheremo mai di ripetere in ogni sede – dice Mario Perini, presidente dell'ordine - il concorso di progettazione è infatti l’unico strumento che, attivando meccanismi meritocratici e di trasparenza, garantisce la qualità dell’architettura, promuove trasformazioni del territorio corrette e condivise, e in definitiva contribuisce a migliorare la vita dei cittadini.

Bisogna comprendere che in un progetto la qualità ci sarà solo se c'è stata la collaborazione con la verifica di più soggetti accreditati a farlo, e questo deve valere non solo per le grandi opere (89 milioni di euro, nel caso specifico) ma anche per le piccole opere di modesto budget e grandezza, che – conclude - saranno la stragrande maggioranza del panorama percettivo architettonico-urbanistico delle nostre città”.

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