Nuovi impianti pubblicitari, le associazioni di categoria si ribellano

CNA, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, non ci stanno e chiedono al Comune di posticipare a dopo trattativa ed incontro la votazione della delibera con cui la Giunta intende attuare il nuovo piano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 maggio 2011 15:37
Nuovi impianti pubblicitari, le associazioni di categoria si ribellano

"Cancellato il futuro delle piccole e medie imprese operanti nel settore, ma “blindato” quello delle grandi multinazionali. Danneggiati i “piccoli utenti” di pubblicità". "Le imprese del settore pubblicità con i loro dipendenti e le associazioni di categoriadicono no al PGIP, il nuovo piano generale degli impianti pubblicitari del Comune di Firenze, ritenuto miope verso le politiche di sviluppo locale ed insensibile alle legittime richieste delleaziende, che altro non vogliono che poter continuare a lavorare e salvaguardare l’occupazione".

A sostenerlo quest’oggi in conferenza stampa, Anna Maria Cariglia, Referente settorepubblicità esterna di CNA Firenze; Leonardo Bonciani, Presidente settore pubblicità esterna di Confartigianato Imprese Firenze; Claudio Bianchi, vicepresidente Città di Firenze per Confesercenti Firenze; Daniele Locchi, Vicepresidente di Confcommercio Firenze e l’avvocato Francesco Laruffa, consulente AICAP. Le imprese riconoscono la necessità di un aggiornamento del piano attualmente in vigore, ma ritengono il nuovo progetto inadeguato a riordinare e riqualificare gli impianti pubblicitari cittadini.

Nonostante i proclami, gli impianti su suolo pubblico non vengono ridotti, ma piuttosto aumentati quelli a forte impatto, come i grandi pannelli luminosi lungo le piste ciclabili e i grandiposters. Ad essere tagliati (immediatamente, dal giorno di approvazione del piano, senza l’eventualità di alcuna norma transitoria) sono invece gonfaloni, striscioni e cartellonistica stradale, ovvero i prodotti delle circa 20 piccole e medie imprese locali che operano nel settore, occupando oltre 100 addetti cui si aggiunge l’indotto che fornisce servizi, materie prime e semilavorati. Al contrario, niente tagli per pensiline bus, paline di fermata, bike-sharing e impianti tramviari che compongono il mercato delle grandi multinazionali, come spiega l'avvocato milanese che cura gli interessi dell'AICAP. Forte la preoccupazione manifestata non solo per il futuro delle imprese del settore, ma anche per il danno scaricato sulla loro clientela: 1200 imprese del commercio locale che, dal 16maggio (giorno in cui il PGIP sarà discusso in Consiglio Comunale) non troveranno più impianti economicamente alla loro portata.

A parlare sono anche gli operatori come il ragazzo che ci racconta della difficoltà famigliare del restare senza lavoro dopo che la compagna ha già perso il posto fisso: "La mia situazione è grave e delicata, però io non capisco perché toglierci la possibilità di lavorare, visto poi che il nostro è un vero indotto non solo per arrivare all'utenza finale ed aiutare il cliente, ma se ci mettiamo anche chi ci fornisce i teloni, la vernice, la stampa, le attrezzature, ne viene fuori una azienda vera e propria" A chiedere una moratoria nell'attuazione del nuovo piano era stato nelle scorse ore il consigliere comunale Udc, verso PdN Massimo Pieri in vista della votazione in calendario per il 16 maggio in Palazzo Vecchio. Le imprese rimarcano la loro disponibilità a collaborare con l’amministrazione comunale con proposte concrete, interventi a sostegno della riqualificazione della pubblicità esterna e deldecoro di Firenze, nonché suggerimenti per la lotta all’abusivismo, spesso preso a pretesto persoluzioni drastiche come quella in discussione.

Chiedono però al Consiglio di rimandare l’approvazione del Piano per il tempo necessario a vagliare le soluzioni e le proposte tecnicheutili a riqualificare gli impianti ed impedire la chiusura immediata delle aziende. Questo anche inconsiderazione del fatto che le nuove norme sono state deliberate dalla Giunta Comunale senza ilpreventivo confronto con le categorie economiche e le imprese.

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