Scaramuccia: “Il Fondo per la non autosufficienza resta integro”

Il Fondo per la non autosufficienza resta integro: 80 milioni. La parte stornata per coprire il disavanzo della Asl di Massa è stata già reintegrata. E i primi 20 milioni sono già stati ripartiti tra aziende e Società della Salute

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 maggio 2011 14:32
Scaramuccia: “Il Fondo per la non autosufficienza resta integro”

“Con la nostra Finanziaria ci eravamo impegnati a rifinanziare completamente il Fondo per la non autosuffic ienza, nonostante le risorse nazionali siano venute meno. E manteniamo questo impegno. Il Fondo per la non autosufficienza resta integro: 80 milioni. La parte stornata per coprire il disavanzo della Asl di Massa è stata già reintegrata. E i primi 20 milioni sono già stati ripartiti tra aziende e Società della Salute (in alcune zone il Fondo è gestito dalle aziende, in altre dalle SdS, ndr), coprendo il fabbisogno da gennaio a marzo “.

L’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia chiarisce la questione della cifra temporaneamente stornata dal Fondo per la non autosufficienza per far fronte al disavanzo della Asl di Massa, ma già ricostituita. “Si è trattato – precisa l’assessore – di un puro intervento contabile, che si configura come una partita di giro. Un intervento privo di alcun impatto sui cittadini”. Questa la ricostruzione dei movim enti di bilancio nel mese di aprile. Nell’imminenza della verifica del tavolo degli adempimenti ministeriali, su cui la Toscana doveva dare copertura al disavanzo di 48 milioni, per i tempi stretti imposti dal ministero, la Toscana ha dovuto approvare una delibera (4 aprile) che rendeva disponibile questa somma per lo scopo.

30 milioni erano, appunto, quelli del Fondo per la non autosufficienza, altri 18 sono venuti fuori dal fondo di riserva regionale. Nell’imminenza dell’adempimento romano, queste erano le uniche risorse disponibili. “Ma c’era un dichiarato impegno a ricostituire immediatamente il Fondo per la non autosufficienza – spiega l’assessore – Cosa che è stata fatta entro lo stesso mese di aprile”. La variazione di bilancio adottata dalla giunta nella seduta del 26 aprile ha infatti reintegrato 20 milioni dei 30.

Di questi sarà fatta la distribuzione, tenuto conto degli esiti dei rendiconti dei primi 5 mesi. Nel frattempo sono arrivati 16 milioni del fondo nazionale, la cui destinazione è già stata assegnata alle aziende. Ecco quindi ricostituiti gli 80 milioni del Fondo per la non autosufficienza: 20 sono quelli già distribuiti per i primi 5 mesi del 2011; 24 vengono prelevati dal fondo sanitario 2011; 16 sono arrivati dal ministero (fanno parte dei Fondi obiettivi di piano ministeriali per la non autosufficienza); altri 20 sono quelli reintegrati con la variazione di bilancio. Il consigliere regionale della Lega Nord Toscana, Gian Luca Lazzeri, interviene sul dibattito sul fondo regionale per la non autosufficienza.

«C’è grande preoccupazione – afferma il consigliere membro della commissione sanità –. Già in sede di Bilancio Preventivo, il fondo regionale era risultato insufficiente tanto che la Lega Nord Toscana aveva presentato diversi emendamenti per dotarlo di adeguate risorse per dare risposte concrete soprattutto agli ultrasessantacinquenni non autosufficienti. Proprio questi soggetti – prosegue Lazzeri –, forse perché abituati a soffrire in silenzio senza andare a manifestazioni, sono i primi, e forse i soli, ad essere penalizzati.

Se prendiamo il Comune di Firenze, a fronte di oltre 4000 persone che hanno diritto a queste prestazioni, solo un quarto ha una risposta e questo perché mancano i soldi. L’insufficienza di tale distribuzione di risorse si vede chiaramente da quanto è stato destinato di spesa nel 2011 per i soli servizi domiciliari (circa 31 milioni di euro nel capitolo 23049, ndr). L’importo di 20 milioni è già stato impegnato per il solo periodo gennaio-maggio. E per il resto dell’anno? Le risorse ci sono.

Basta chiudere – conclude Lazzeri – gli enti inutili come le Società della Salute, le Comunità Montane e smettere di finanziare attività per l’integrazione, scegliendo di aiutare prima e soprattutto i cittadini italiani bisognosi».

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