La politica in Toscana costa 1,16 miliardi. 541 euro a cittadino ogni anno

Più di una pensione sociale e circa il 50% di uno stipendio di un operaio. L’appello alle istituzioni del segretario della Uil Toscana Marchiani: “Recuperare credibilità attraverso il rigore, l’efficienza e la trasparenza"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 aprile 2011 15:10
La politica in Toscana costa 1,16 miliardi. 541 euro a cittadino ogni anno

Quanto costa la politica in Toscana? Oltre 1,16 miliardi di euro all’anno, tra spese dirette e indirette. Il che significa che i circa 2,1 milioni di contribuenti toscani pagano a testa 541 euro all’anno per “mantenere”, a tutti i livelli (dalla Regione, alle Province ai Comuni) la complessa macchina amministrativa locale. Una cifra superiore a una pensione sociale e che corrisponde alla metà di uno stipendio mensile medio di un operaio. È quanto risulta da una ricerca della Uil Toscana, presentata stamani al convegno promosso dal sindacato “Meno soldi alla politica = più soldi per il lavoro” nell’ambito di una campagna lanciata a livello nazionale per la riduzione dei costi della burocrazia e della politica. “La campagna della Uil – dichiara il segretario della Uil Toscana Vito Marchiani – non è contro la politica e le istituzioni, è e deve essere uno stimolo ed un impegno per ridurre i costi impropri della politica e per trasferire i benefici dei risparmi ai servizi per i cittadini più bisognosi.

Inoltre in questo periodo di forte crisi economica è necessario ridurre le tasse su lavoro e pensioni. A nostro giudizio la politica può recuperare una forte credibilità solo se dimostra grande rigore, efficienza e trasparenza”. Scendendo nel dettaglio, il funzionamento degli organi politici (e cioè Giunte e Consigli) di Regione, Province e Comuni “pesa” per 230 milioni di euro. Di questi 61,9 milioni servono per mantenere in piedi Giunta e Consiglio regionale, secondo quanto riportato nel bilancio 2011 (ma si tratta comunque del bilancio di previsione), in diminuzione del 27% rispetto al 2010, anno quest’ultimo in cui però sono state destinate risorse per il rinnovo del Consiglio (elezioni regionali).

Le Giunte e i Consigli Provinciali nel 2008 (ultimo dato disponibile pubblicato dal sito del Ministero dell’Interno) sono costati oltre 33 milioni di euro, mentre per i 287 Comuni presenti in Toscana il costo è stato di quasi 135 milioni di euro, di cui 54 milioni per il funzionamento degli organi dei 10 Comuni capoluogo. Ma nel conteggio finale si deve considerare anche i 24.337 tra incarichi, consulenze negli enti pubblici, indennità e i gettoni di presenza nei vari Cda di enti e società partecipate.

Quanto costano? Oltre 930 milioni di euro all’anno: quindi ogni incarico o consulenza in Toscana ha un importo medio di 38.328 euro. Ebbene, se a questa cifra si sommano i 230 milioni di euro che paghiamo per il totale di Giunte e Consigli di Regione, Province e Comuni, ecco che si giunge agli oltre 1,16 miliardi di euro, ovvero il “prezzo” della burocrazia politico-istituzionale della Toscana nel suo complesso. “Senza intaccare i costi della democrazia, che restano indispensabili, crediamo che ci siano i margini per ridurre tali costi, ad iniziare con indennità più sobrie per Presidenti di Regione e Provincia, Sindaci, Assessori e Consiglieri e procedendo al contempo a ridurne il numero, soprattutto dei Consigli – sottolinea il segretario della Uil Toscana Vito Marchiani –.

Sarebbe anche doveroso ridurre anche il numero degli assessorati, molto spesso pletorici, di Regione, Province e Comuni e il numero delle commissioni consiliari. La Uil inoltre è contraria alla creazione delle unioni dei comuni, saranno enti inutili costosi e di intralcio e di conflitto con la programmazione dei singoli comuni. Mentre chiediamo rigore la Regione che non riesce a chiudere le APT, a ridurre gli ATO, continua a creare nuovi enti per moltiplicare le poltrone per altro personale politico”.

Basterebbe contenere entro l’80% tali spese, per produrre in Toscana un risparmio di 108 milioni di euro. A cui si potrebbero aggiungere altri 54,6 milioni di euro di risparmi derivanti dalla semplice razionalizzazione di alcune funzioni non essenziali delle Province (anche se la Uil è da sempre per l’abolizione), lasciando dunque inalterate tutte le altre funzioni e tutto il personale; ed ulteriori 95 milioni di euro dall’accorpamento dei 135 Comuni al di sotto dei 5 mila abitanti, rendendoli 45 Comuni al di sopra dei 15 mila abitanti.

Pertanto tra i 108 milioni di euro di risparmi dei costi della politica e i 149,6 milioni di euro dalla razionalizzazione dei livelli istituzionali, si potrebbero trovare risorse pari a 257,6 milioni di euro che equivalgono a 120 euro a contribuente che potrebbero azzerare il peso delle Addizionali Comunali IRPEF che per il 2010 ha prodotto un gettito per oltre 216 milioni di euro. “Gli eccessivi costi della politica non hanno conseguenze solo sulle tasche dei cittadini, ma generano ricadute sul tessuto sociale – osserva Marchiani –.

Innanzitutto creano tutti quei benefits per cui la politica non è più vista come volontariato o passione civile, ma rischia di essere appannaggio solo di coloro che cercano spazi per i propri interessi personali. Riteniamo sbagliato e grave che qualsiasi incarico, anche il più piccolo e insignificante debba essere gettonato, venendo così meno all’impegno politico come impulso all’interesse comune”. Secondo il segretario della Uil Toscana c'è anche un altro aspetto da considerare: “E cioè che questi incarichi sono proliferati attraverso la creazione di tantissime società partecipate, enti, comitati e organismi vari.

Tutto ciò comporta non soltanto l’eccessivo costo dei servizi pubblici locali e del funzionamento del sistema amministrativo, ma anche una moltiplicazione di enti che nei procedimenti autorizzativi hanno la possibilità di esprimere pareri, veti e quindi ritardando qualsiasi attività svolta per i bisogni dei cittadini e delle imprese, in particolare delle Pmi”.

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