Quaracchi: incendio distrugge capannone, salvo il gruppo di nomadi

Fiamme dolose? Le associazioni chiedono l'apertura di un fascicolo. Domenica 2 gennaio messa di Don Santoro al campo rom

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 gennaio 2011 18:50
Quaracchi: incendio distrugge capannone, salvo il gruppo di nomadi

Un incendio ha distrutto un capannone nell'area di San Piero a Quaracchi alla periferia di Sesto Fiorentino. Non si esclude l'origine dolosa. Opera Nomadi e il Gruppo EveryOne chiedono alla Procura di Firenze di aprire un fascicolo e accertarne le dinamiche. Alla vigilia del capodanno 2011 erano presenti nel campo circa 80 persone divise in nuclei familiari; sono presenti 7 minori (quelli con più di 6 anni di età sono già scolarizzati) e 2 neonati, alcuni dei quali sono seguiti dalle strutture ospedaliere e del territorio per motivi di salute.

Sono altresì presenti alcuni pazienti tra i 60 e i 70 anni (circa 10) con patologie croniche che necessitano di terapie farmacologiche continuative. Il grave incendio divampato nella notte del 31 dicembre 2010 aggrava in maniera preoccupante la condizione della comunità Rom di Quaracchi, una parte della quale ha visto interamente distrutte le proprie dimore e i propri effetti personali (documentazione sanitaria e farmaci di automedicazione compresi). Il capannone oggetto dell’incendio della notte di San Silvestro era utilizzato come rifugio da una comunità Rom romena formata da 100 persone, fra cui bambini, donne e portatori di patologie e disabilità anche gravi, più volte sgomberata dalle autorità locali e già oggetto di episodi di discriminazione.

“Le fiamme si sono sviluppate con violenza e rapidità tra le 21 e le 22. Non ci sono state vittime solo grazie al fatto che gli occupanti della struttura erano ancora svegli. Quando le fiamme hanno avvolto il capannone,” spiegano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti di EveryOne, e Marcello Zuinisi di Opera Nomadi Toscana, “metà degli occupanti si sono dati alla fuga in preda al panico, ritenendo l'origine del rogo come un'aggressione. Polizia locale e vigili del fuoco sono sopraggiunti in breve tempo e questi ultimi hanno domato le fiamme”.

Questa mattina la natura dolosa del rogo è stata ipotizzata con forte probabilità, anche grazie alla testimonianza di una donna, già raccolta da Opera Nomadi Firenze e dalle forze dell'ordine locali. La donna avrebbe notato alcuni malintenzionati appiccare fuoco al capannone. Lo scorso anno la stessa comunità subì l'aggressione da parte di un piromane che diede fuoco a una baracca, ma la famiglia vittima dell'episodio non fu creduta, nonostante le contro-indagini del Gruppo EveryOne rivelassero la buona fede e l'attendibilità dei testimoni. Oggi nella celebrazione della Santa Messa, la Comunità delle Piagge ha deciso di celebrare la Santa Messa di domani, domenica 2 gennaio alle ore 11.00, nel campo dove vivono i rom, visto che fino ad oggi non c’è stata una risposta istituzionale che permetta a queste famiglie di trovare una sistemazione dignitosa, se pur provvisoria.

La Comunità conosce e frequenta molte delle famiglie che vivono in quelle baracche e si è impegnata a sostenere queste famiglie nella loro legittima richiesta di poter vedere salvaguardati i loro diritti fondamentali. Alla Santa Messa di domani la Comunità invita l’ Arcivescovo di Firenze Mons. Giuseppe Betori, il Direttore della Caritas Diocesana Dott. Alessandro Martini, il Sindaco di Sesto Fiorentino Dott. Gianni Gianassi, il Sindaco di Firenze Dott. Matteo Renzi e i loro Assessori di riferimento, perché ognuno di loro possa toccare con mano la drammaticità della situazione e sospinti dal messaggio di profonda accoglienza del Gesù del Vangelo e dai Principi Costituzionali possano fare la propria parte per restituire dignità e speranza a queste famiglie. Opera Nomadi e il Gruppo EveryOne chiedono alla Procura di Firenze di aprire un fascicolo e accertare le dinamiche e le testimonianze relative all'incendio sviluppatosi ieri sera, 31 dicembre 2010, a Sesto Fiorentino, in via del Ponte di Quaracchi n°72, e, nell’eventualità in cui la stessa ravvisi reati, di procedere contro ignoti per i reati di incendio doloso e tentata strage ai danni della locale comunità Rom. Medici per i Diritti Umani Onlus, associazione di solidarietà internazionale che si pone come obiettivo la tutela dei diritti umani e del diritto alla salute, sottolinea che togliere questa comunità alla propria dimora abituale senza provvedere a una sistemazione alternativa rappresenta una grave lesione dei diritti fondamentali degli abitanti e un grave rischio per la salute della comunità stessa.

Per quanto precarie, le dimore abituali della comunità rappresentano un minimo riparo alle intemperie dell?inverno e la permanenza della comunità nel campo di Quaracchi è auspicabile proprio a tutela della salute della comunità stessa fin quando non venga identificata una sistemazione alternativa. “Dal Comune di Sesto Fiorentino” spiegano ancora EveryOne e Opera Nomadi, “continuano a ribadire di non avere alcun dovere di assistenza nei confronti delle famiglie Rom romene rifugiatesi nel territorio di competenza, affermando che si tratta di cittadini stranieri senza mezzi di sostentamento e dunque senza diritti di permanenza o di assistenza sociale.

In realtà le famiglie Rom costrette a lasciare la Romania per condizioni di indigenza e abbandono sono protette sia dalle leggi italiane che da quelle comunitarie, a partire dal diritto all'abitare (sancito dall'articolo 34 dellaCarta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea), del diritto all’istruzione dei minori (articolo 14), del diritto del bambino alla protezione e alle cure necessarie per il suo benessere (articolo 24), del diritto alla salute (articolo 35), che non è esclusiva del cittadino italiano.

Le affermazioni rese contro i Rom di Sesto Fiorentino, inoltre,” denunciano le due ONG, “violano il divieto di discriminazione etnica e razziale, sancito dall’art. 21 della succitata Carta , dall'articolo 19 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), nonché la Direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che condannano la mancata adozione di "interventi idonei a ripristinare i livelli minimi delle prestazioni sociali e sanitarie”. “Oltre alla necessità impellente che la comunità Rom venga protetta e non combattuta dalle forze dell'ordine né dai servizi sociali, che sono chiamati istituzionalmente proprio a combattere la povertà e l'esclusione, non a vessare i poveri e gli esclusi, per risolvere, in futuro, questa delicata emergenza umanitaria, abbiamo formulato” concludono Malini, Pegoraro, Picciau e Zuinisi, “un progetto che è sostenuto dalla Croce Rossa e può ottenere nell'immediato un finanziamento europeo per la creazione di una struttura di accoglienza per famiglie senza fissa dimora in stato di emergenza e per la pianificazione di un progetto di integrazione - sempre finanziato con fondi Ue - che prevede la creazione di un'impresa professionale adibita a lavori pubblici e privati, giardinaggio, manutenzione spazi verdi con annesse abitazioni che consentirebbero alla comunità Rom, che è molto unita, di non separarsi, mettendo a frutto le proprie capacità professionali, provvedendo alla cura dei malati e dei portatori di disabilità e alla scolarizzazione dei minori”.

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