Il sistema universitario in Toscana

Il sistema universitario sembra una fabbrica che impiega troppo tempo per realizzare il proprio prodotto (laureati), organizzata in modo inefficiente (eccessiva proliferazione di corsi/sedi decentrate), con un basso tasso di produttività (troppi abbadoni)

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 dicembre 2010 14:58
Il sistema universitario in Toscana

L'immagine dell'Università toscana che emerge dal rapporto Irpet presentato oggi all'Auditorium Santa Apollonia, evidenzia alcune debolezze. Il sistema universitario sembra infatti una “fabbrica” che, ancora oggi, impiega troppo tempo per realizzare il proprio prodotto (i laureati), organizzata in modo inefficiente (eccessiva proliferazione dei corsi e delle sedi decentrate) e con un basso tasso di produttività (troppi gli abbandoni). La riforma degli ordinamenti didattici che ha istituito il duplice percorso curriculare (il cd.

3+2) non ha corretto questi difetti. Naturalmente su questi limiti influisce l'atteggiamento di una quota rilevante di studenti che considera l'Univeristà una sorta di “parcheggio”. Immatricolati in leggero calo negli ultimi anni Gli immatricolati nelle università toscane sono stati circa 21 mila nel 2008/09. Erano circa 23 mila nel 2004/05. Si sono pertanto affievoliti gli effetti della riforma del 3+2, che nella fase iniziale della sua applicazione aveva favorito un incremento delle immatricolazioni.

Resta ancora troppo elevata la quota di matricole “anziane”: circa 1 matricola su 5 (21%) si iscrive per la prima volta ad un corso universitario dopo almeno uno anno dal conseguimento della maturità. Addirittura il 13% degli immatricolati ha conseguito il diploma di maturità da almeno tre anni. I corsi di laurea che riscuotono più successo nelle scelte di immatricolazione sono Economia (14,3% del totale immatricolati), Lettere e filosofia (13,2%), ed Ingegneria (12,5%).

In generale sono aumentati (dal 2000/01 al 2007/08) gli immatricolati nelle facoltà scientifiche e tecniche (+17%), simmetricamente alla diminuzione di quelli nelle facoltà umanistiche (-16%). Un terzo degli immatricolati in Toscana proviene da fuori regione (31%). Il bacino di provenienza è quello delle regioni meridionali, in particolare Sicilia, Campania e Calabria. È invece piuttosto esigua la componente di immatricolati di cittadinanza straniera, che si attesta al 4,3% nell’a.a.

2007/08. Ciò testimonia la scarsa attrazione internazionale del nostro sistema universitario, oltre a uno scarso investimento in capitale umano da parte degli stranieri residenti in Italia. I 19 enni toscani che si iscrivono per la prima volta all’università, anche fuori dalla Toscana, sono circa 43 su 100, mentre i maturi toscani che fanno altrettanto sono circa 58 su 100. Una eccessiva proliferazione di corsi e di sedi Dal rapporto emerge come una delle conseguenze nefaste della riforma sia stata l’eccessiva frammentazione dei corsi di laurea: dal 2000/01 al 2007/08 gli iscritti sono aumentati del 10%, ma i corsi di laurea del 231%.

Il risultato è troppi corsi per pochi studenti: l’80% dei corsi di laurea specialistica hanno meno di 10 studenti (il 60% meno di 5). Circa il 60% di chi consegue la laurea triennale si iscrive alla specialistica. Tali proporzioni salgono addirittura all’88% ad Ingegneria e al 72% ad Economia, due esempi tipici di facoltà in cui i corsi di laurea triennale dovevano avere una immediata spendibilità nel mercato del lavoro. La laurea triennale è quindi poco appetibile. L’offerta formativa è poi distribuita in troppe sedi distaccate, molte delle quali anche con un solo corso di laurea.

Infatti su 19 comuni sede di corso di laurea, ben 8 sono quelli che hanno attivato soltanto un corso. Bassa persistenza e produttività Troppi abbandoni: 18 studenti su 100 abbandonano al 1° anno. Non solo, ma altri 7 su 100, pur rimanendo iscritti, non conseguono crediti. Ne deriva che circa 25 studenti su 100 del 1° anno sono completamente inattivi. Entro il 2° anno lasciano altri 25 studenti su 100 immatricolati l’anno precedente. Le differenze fra i tre atenei sono minime, quasi nulle. Maggiori le differenze fra le singole facoltà: in positivo emergono Medicina ed Architettura, che hanno istituito il numero chiuso. Dopo 5 anni dalla prima immatricolazione raggiungono la laurea di 1° livello soltanto 37 studenti su 100 e appena 6 quella di 2° livello o a ciclo unico; dopo 6 anni la percentuale sale rispettivamente al 42% e 13%. L’età media di conseguimento della laurea triennale è 24 anni, 2 anni in più rispetto all’età prevista. Il 3+2 non ha ridotto gli abbandoni né aumentato i laureati Il confronto omogeneo, tramite un opportuna analisi statistica, fra i tassi di abbandono prima e dopo la riforma evidenzia addirittura un peggioramento (+5%) del rischio di abbandono.

Lo stesso dicasi per i tassi di laurea: la probabilità di laurearsi nel ciclo lungo è ora di 5 punti percentuali più bassa, rispetto a quando non era ancora in vigore il cd. 3+2. Le borse di studio hanno un impatto sugli esiti accademici non sempre positivo Nel 2008/09 hanno ricevuto una borsa di studio poco più di 10 mila studenti, pari al 7% degli iscritti. Gli effetti della borsa sono però inferiori alle attese. È vero che la borsa di studio aumenta di 5 punti percentuali la probabilità di conseguire una laurea di 1° livello, ma le differenze nei tassi di laurea di 2° livello o a ciclo unico -fra i trattati e i non trattati- non sono statisticamente significative.

Con riferimento all'abbandono, l'efficacia della borsa varia sensibilmente a seconda della condizione economica dei borsisti: è maggiore per quelli con redditi bassi, mentre è trascurabile per quelli con redditi più alti. Il rendimento della laurea Il rendimento della laurea è inferiore alle attese: fino a 35 anni il salario lordo orario di un laureato è inferiore a quello di un non laureato (-11% a 27 anni e –2% a 33 anni), controllando per le principali caratteristiche del lavoratore.

A distanza di 3 anni, indipendentemente dall'età, la retribuzione media mensile di un laureato toscano è di circa 1.240 euro. A guadagnare cifre maggiori sono gli ingegneri (+10%) e i medici (+7%). Il 51% dei laureati toscani under 35 è sottoinquadrato, la proporzione scende al 36% fra i laureati in età 35-49 anni. Il sottoinquadramento è maggiore per i laureati delle facoltà umanistiche (rispettivamente 64% fra gli under 35 e 45% fra i 35 e 49 anni). Nonostante i laureati siano un bene scarso, nel breve periodo (a 3 anni dalla laurea) il loro prezzo di acquisto è relativamente basso.

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