''Pasolini. Dal laboratorio''

Era il 2 novembre 1975 quando Pier Paolo Pasolini fu assassinato sul litorale romano. Il giorno successivo avrebbe dovuto partecipare al congresso del partito radicale che si teneva a Firenze.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 novembre 2010 19:39
''Pasolini. Dal laboratorio''

Era il 2 novembre 1975 quando Pier Paolo Pasolini fu assassinato sul litorale romano. Il giorno successivo avrebbe dovuto partecipare al congresso del partito radicale che si teneva a Firenze. In quell'assise avrebbe portato sicuramente il suo contributo di scrittore impegnato, di marxista eretico e di attento lettore di una realtà in mutamento. La sensazione di quanto ci manchi oggi Pasolini si rinnova leggendo i suoi “Scritti Corsari”, testimonianza di uno degli ultimi ed acuti scrittori “civili”.

Questi scritti che raccoglievano gli articoli che Pasolini aveva scritto sul Corriere della Sera, furono pubblicati in volume pochi mesi prima della morte, ma anche adesso appaiono straordinariamente attuali . A questo versatile intellettuale,che fu scrittore,poeta regista, Firenze dedica in questi giorni un grande e dovuto omaggio, con una mostra in corso sino al 21 gennaio 2011, presso l’Archivio Contemporaneo Bonsanti del Gabinetto Vieusseux. La mostra, intitolata “Pasolini.

Dal laboratorio”, offre un excursus completo sull’eclettica attività dell’artista: ci sono infatti le prime liriche, composte in friulano che era il dialetto di sua madre, tra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, gli scritti di impegno civile degli anni ’60, da “Le ceneri di Gramsci” a “La religione del mio tempo”. Una sezione è riservata alle sceneggiature dei film, che Pasolini realizzò da regista, a partire dalla prima, “Il giovine della primavera”, scritta quando era ancora uno studente, fino ai capolavori tra cui “Accattone”, “Mamma Roma” e “Il Vangelo secondo Matteo”, o ai quali collaborò al fianco di altri autori, come “La dolce vita” di Federico Fellini. Particolare attenzione è riservata anche alla sua attività di giornalista e intellettuale socialmente impegnato, acuto osservatore della trasformazione della nostra società nel dopoguerra, periodo coincidente con gli ultimi anni della sua esistenza.

Si tratta in gran parte di materiale donato a Firenze dall’erede della madre di Pasolini, Graziella Chiarcossi. La mostra è un'iniziativa di grande qualità che ci induce a ricordare questo grande scrittore che scrisse “"La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi”. E sicuramente il messaggio di Pasolini e le sue riflessioni sono a distanza di trentacinque anni, comprese e attuali: “L'ansia del consumo è un'ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato.

Ognuno in Italia sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero: perché questo è l'ordine che egli inconsciamente ha ricevuto, e a cui deve obbedire, a patto di sentirsi "diverso". Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza. L'uguaglianza non è stata infatti conquistata, ma è una falsa uguaglianza ricevuta in regalo”. Parole scritte trentacinque anni fa, che paiono, fotografare la realtà di oggi. di Alessandro Lazzeri

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