Firenze: manifatturiero ed esportazioni uniche vie per uscire dalla crisi

Presentato il rapporto Irpet “La Provincia di Firenze di fronte alla crisi”: un pesante consuntivo per il 2009. Già dal 2010 il Pil tornerà in terreno positivo, ma la vera ripresa la vedremo tra il 2011 e il 2013.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 luglio 2010 22:32
Firenze: manifatturiero ed esportazioni uniche vie per uscire dalla crisi

La tempesta economico finanziaria globale non poteva che lasciare un profondo segno anche sull’economia della Provincia di Firenze. In particolare, il calo dell’export dell’11,7% ha pesantemente inciso sulle sorti dell’area fiorentina che nel 2009 vede una caduta del Pil del 4,7%, comunque leggermente migliore di quella regionale. Si registra inoltre una pesante caduta della produzione industriale con perdite attorno al 20% nel primo trimestre, cui sono seguite successive cadute anche se di minore intensità negli altri trimestri dell’anno. Brutte notizie anche dal fronte del turismo che segnala nel 2009 una riduzione della spesa dei visitatori stranieri di oltre il 12%, dopo quella del 5,4% realizzata nel 2008. Si è poi verificato un pesante crollo degli investimenti, ad indicare il clima di forte sfiducia che si è introdotto all’interno del mondo delle imprese.

A questo clima di sfiducia si associano anche le famiglie i cui consumi calano al di là della contrazione del reddito disponibile. La caduta del valore aggiunto del 2009 si è distribuita in modo disuguale tra le diverse attività produttive, colpendo in modo particolare il comparto dell’industria in senso stretto che, dopo il calo del 4% nel 2008, ha visto nel corso del 2009 una ulteriore caduta di oltre il 14%. Drastico appare il ridimensionamento dell’occupazione che è quantificabile in una ulteriore perdita di quasi 13 mila unità nel 2009 ed altre 9000 nel 2010, che aggiunte a quelle già perse nel 2008 porta ad un totale di circa 23 mila unità. È difficile, ancora oggi, comprendere se i timidi segnali di ripresa, indubbiamente presenti nella parte finale del 2009, siano stati il segno di una ricomposizione del ciclo delle scorte o se, invece, siano l’avvio di un ciclo espansivo più duraturo.

L’economia fiorentina dovrebbe comunque tornare a crescere, sebbene moderatamente, già nel 2010, anche se su ritmi estremamente contenuti (+0,5%). Una ripresa più decisa, anche se su ritmi inferiori a quelli neanche troppo esaltanti del recente passato, la si avrebbe solo dopo il 2011: nel periodo 2011-2013 si tornerebbe, infatti, a tassi di crescita attorno all’1,3% accompagnati anche da un aumento dell’occupazione. L’industria fiorentina dovrebbe tornare a crescere in modo interessante proprio dal 2010, trainata dalle esportazioni, confermando il trend positivo negli anni successivi.

Anche il terziario, dopo la lieve contrazione del valore aggiunto prodotto nel 2009, dovrebbe tornare ad espandersi ancorché in modo contenuto, mentre il settore delle costruzioni riprenderà con un certo ritardo. Quello che è certo è che la spinta alla ripresa proverrà soprattutto dalle vendite sui mercati internazionali visto che la domanda interna resterà ancora depressa. Non ci si possono infatti attendere spinte espansive dalla politica economica nazionale alle prese con un debito pubblico che si avvicinerà pericolosamente al 120% del Pil, come del resto conferma l’attuale manovra finanziaria discussa dal governo nazionale. Con una crescita che sarà trainata dalle esportazioni, la vera sfida per gli anni a venire si giocherà principalmente sul manifatturiero.

La contrazione del settore, già in atto ben prima della crisi, rientra in quel processo di deindustrializzazione attivo ormai da anni a livello regionale. Un comparto che non solo è calato di quasi il 15% nel 2009, ma che si è ritrovato a pesare solo i ¾ del 2007 e addirittura la metà rispetto al 1995. Indispensabile per poter avviare un rilancio dell’economia fiorentina sarà quindi il mantenimento della capacità produttiva dell’area. Se cioè le imprese che già hanno ridotto i fatturati riusciranno a sopravvivere o se invece ridimensioneranno la loro capacità produttiva, con il rischio ulteriore di chiudere definitivamente l’attività.

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