Primo trapianto al mondo di trachea in un bambino

L’operazione, effettuata lunedì scorso all'ospedale Great Ormond Street di Londra, è stata la prima al mondo che ha portato a trapiantare un'intera trachea su un bambino di dieci anni. Uno dei tre organi proveniva dall'ospedale di Livorno.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 marzo 2010 16:21
Primo trapianto al mondo di trachea in un bambino

L’Azienda USL 6 di Livorno è stata protagonista del primo trapianto al mondo di trachea in un bambino. Uno dei tre organi tra i quali il chirurgo toracico Paolo Macchiarini ha scelto per il trapianto proveniva, infatti, da un donatore identificato all’ospedale livornese. L’operazione, effettuata lunedì scorso all'ospedale Great Ormond Street di Londra, è stata la prima al mondo che ha portato a trapiantare un'intera trachea su un bambino di dieci anni. L’organo livornese era stato prelevato il mese scorso da un soggetto deceduto per politrauma trasportato al Pronto Soccorso.

Da qui era stato prontamente attivato il Coordinamento Rete Aziendale Donazione e Trapianto che aveva rilevato le condizioni necessarie per procedere a un prelievo multiplo comprensivo della trachea. La donazione, coordinata da Paolo Lopane (Coordinatore Rete Aziendale Donazione e Trapianto), ha richiesto circa sette ore per il prelievo ed ha viste impegnate cinque equipe che si erano alternate presso il Blocco operatorio del Presidio. Il trasporto degli organi era stato poi effettuato tramite "Esculapio", il sistema di trasporto regionale dedicato.

Il dottor Lopane e la Direzione aziendale desiderano esprimere un sentito ringraziamento ai parenti del donatore. Ringraziano, inoltre, il personale sanitario intervenuto all'evento per la preziosa collaborazione, che ha reso ancora una volta possibile il prelievo e, quindi, una nuova speranza di vita grazie al trapianto. “Colgo, inoltre, l’occasione – dice Paolo Lopane – per ricordare che ogni trapianto è il frutto del grande senso di solidarietà umana che molti di noi sanno esprimere, anche nei momenti più difficili, sia nel caso di trapianti eccezionali come quello del bambino londinese, che nel caso di trapianti ormai più consueti ma non per questo meno importanti”.

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