Ancora bambini detenuti, senza la Casa per la custodia attenuata delle detenute madri

Donella Verdi (Frs): “I ritardi per burocrazia e inerzia istituzionale restano ingiustificati”. Amato (Gruppo Misto): “Lo stabile di via Fanfani cade a pezzi”. Il presidente della Commissione Politiche sociali Nicola Armetano alle consigliere

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 gennaio 2016 22:16
Ancora bambini detenuti, senza la Casa per la custodia attenuata delle detenute madri

Quello dell’ICAM per la custodia attenuata delle madri carcerate con figli è un progetto di 5-6 anni fa la cui struttura avrebbe dovuto aprirsi, con tanto di inaugurazione, nel 2013 ma, che poi, inspiegabilmente, non è stato portato avanti.

L'Assessora Funaro ha comunicato, ad una domanda di attualità di Donella Verdi (Frs) che, proprio oggi è arrivata la risposta positiva alla richiesta di nulla osta che permetterà di indire la gara a metà gennaio e di portare a termine, salvo imprevisti, i lavori entro l'anno.

La storia dell'istituto a custodia attenuata per madri detenute, mai attivato, nasce il 21 gennaio 2010 “ma ad oggi, lo stabile di via Fanfani dove l’Icam sarebbe dovuto nascere, cade a pezzi per assenza di manutenzione mentre a Sollicciano si trova anche una bimba di pochi mesi” è la denuncia di Miriam Amato. “Sono dai 95 ai 105mila circa i bambini in Italia che entrano in contatto con il carcere. Alcuni di loro, si trovano in una condizione di separazione dal genitore detenuto altri, invece, in una condizione di detenzione – continua Amato – e secondo la legge italiana, infatti, le donne in attesa di giudizio o in esecuzione della pena possono finire dietro le sbarre con i propri bambini, se questi hanno da zero a sei anni.

Una misura che evita il dramma della separazione tra madre e figlio, ma che pone di fronte alla questione di piccoli innocenti, a loro volta reclusi”. “I bambini costretti a trascorrere l’infanzia dietro le sbarre, insieme alle loro mamme, vivono relazioni alterate, affetti interrotti e traumi difficili da superare che si ripercuotono, inevitabilmente, sullo sviluppo psicofisico e nella strutturazione della loro personalità. Figli che, in un modo o nell’altro, condividono le pene: in palese violazione alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, che vuole sì garantito e protetto il diritto del bambino a crescere con i propri genitori, ma in un ambiente adeguato”. Ai delicati problemi legati ai rapporti con i figli, per i detenuti, si aggiungono poi quelli del sovraffollamento delle carceri o delle condizioni precarie della struttura. “L’obiettivo, deve essere quello di tirare fuori dalle carceri tutti i bambini, accogliendoli in case famiglia Protette, dove i più piccoli possano vivere insieme alle loro mamme, oppure nei cosiddetti Icam (Istituti di custodia attenuata per madri detenute), sezioni speciali che propongono un modello di vita familiare comunitaria, in cui ai bambini è garantita un esperienza di vita e relazionale con il mondo esterno e per le madri ci siano corsi riabilitativi e di formazione, in vista di una nuova vita fuori dalla struttura.

Ma purtroppo ad oggi – è l'amara constatazione di Miriam Amato – niente è stato fatto e le istituzioni pubbliche troppo spesso si dimenticano di quei bambini innocenti dietro le sbarre”.

“Dire che le Istituzioni pubbliche troppo spesso si dimenticano dei bambini innocenti dietro le sbarre è un'affermazione priva di fondamento perché i fatti parlano chiaro: l'amministrazione comunale ha a cuore la questione dei bambini in carcere e lo dimostra la battaglia vinta e portata avanti con grande determinazione dall'assessore Funaro per fare uscire da Sollicciano Giacomo, il bambino di 6 anni che si trovava nella struttura con la madre”. Lo afferma il presidente della Commissione Politiche sociali Nicola Armetano, replicando alle consigliere Miriam Amato e Donella Verdi. “A proposito delle condizioni in cui versa il carcere di Sollicciano, il Consiglio comunale e la Giunta stanno seguendo la vicenda e l'assessore Funaro ha tenuto costanti contatti con il provveditore Carmelo Cantone – spiega il presidente Armentano – il quale le ha inviato una relazione sugli interventi che hanno già fatto dopo il sopralluogo dell'Asl e che stanno continuando a effettuare come richiesto anche da una mia domanda di attualità di oggi”.

“Per quanto riguarda gli interventi riferiti riporto quello che emerge dalla relazione: raddoppio delle forniture mensili a ciascun detenuto di materiali per la pulizia degli ambienti e l'igiene personale; risoluzione del problema relativo al cambio settimanale delle lenzuola fornite dall'amministrazione, tinteggiatura di tutte le stanze di alloggiamento e degli ambienti comuni del reparto femminile, miglioramento dell'erogazione dell'acqua calda nelle docce; riparazioni urgenti delle infiltrazioni più gravi provenienti dai tetti.

Per quanto riguarda la presenza dei topi, dall'autunno la ditta che si occupa della derattizzazione ha effettuato azioni più mirate per debellare il problema. Da settimane – conclude il presidente Armentano – non viene più registrata la presenza di topi nella sezione, tenuto conto che è stata fatta un'accurata bonifica di zone come cavedi o interstizi di vario tipo. Voglio ribadire con forza che nei luoghi dove viene privata la libertà, giustamente negata per un reato commesso, non possiamo impedire di dare valore alla persona intesa come essere, perché già questo può essere un buon substrato per essere se stessi e, una volta rieducati, può essere un buon punto di partenza per ricrearsi una vita.

Non solo occorre dare forza e sostegno all'integrità di chi è in carcere in termini di salute ma dobbiamo impegnarci per fortificare e rinforzare i valori etici di queste persone smarrite coinvolgendo chi è detenuto in attività sportive e culturali”.

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