Alta Velocità: seduta a porte chiuse

Chiurli: “La Toscana non è immune da corruzione e malaffare, basta prenderci in giro”. L'Ordine dei Giornalisti protesta

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 dicembre 2014 23:02
Alta Velocità: seduta a porte chiuse

Firenze– Il Consiglio regionale si è riunito in seduta non pubblica appena conclusi i lavori della seduta ordinaria oggi. All’ordine del giorno sessione a porte chiuse il dibattito sui fatti dell’Alta velocità di Firenze, già avviato in occasione della presentazione delle quattro relazioni che hanno concluso i lavori della commissione di inchiesta sull’Alta velocità. I lavori dell’assemblea di ieri pomeriggio, si sono aperti con la votazione di due proposte di legge di iniziativa dell’Ufficio di presidenza e presentate dal presidente Alberto Monaci, che ha parlato di “un aggiustamento” ritenuto “opportuno” secondo la logica di “non lasciare a chi verrà un guscio vuoto”. Non hanno partecipato alla votazione di entrambe le proposte di legge i gruppi di Forza Italia e di Fratelli d’Italia perché, come spiegato rispettivamente da Paolo Ammirati (FI) e da Giovanni Donzelli (FdI), non si sentono rappresentanti dall’Ufficio di presidenza dell’assemblea, che “non rappresenta gli equilibri tra maggioranza e minoranza in Consiglio” (Donzelli). La prima delle leggi approvate - a maggioranza, 33 voti favorevoli su 35 votanti, due astenuti - modifica le norme sulla Commissione regionale Pari opportunità (l.r.

76/2009). Si interviene sulla durata in carica dell’organismo, che diventa coincidente con quella della legislatura regionale. La conseguenza è che si applica così la disposizione generale prevista dall’articolo 18 della legge regionale sulle nomine e designazioni regionali, che determina la scadenza dell’organismo il centocinquantesimo giorno successivo alla prima seduta del nuovo Consiglio regionale. L’altra legge votata, anch’essa a maggioranza – 34 votanti, 33 favorevoli e un astenuto - interviene sulla legge che disciplina l’autonomia dell’assemblea regionale.

Il testo si inserisce nel complessivo processo di riordino della struttura regionale avviato dal Consiglio, in accordo con la Giunta, nel segno di un ulteriore riduzione di spesa pubblica. In tal senso è confermato l’impianto complessivo del segretariato generale, ma si riducono da un massimo di tre ad un massimo di due le direzioni di area, rimarcando il carattere solo eventuale della loro costituzione comunque rimessa alla valutazione dell’Ufficio di presidenza. Una valutazione che, precisa il testo della modifica, è “da operarsi anche alla luce di quelli che saranno i complessivi effetti del generale riordino e riduzione di tutte le strutture dirigenziali”, e cioè delle esigenze organizzative e funzionali che si determineranno dalla prossima legislatura.

La riforma della legge 4 recepisce anche quanto previsto nelle “Linee guida per l’elaborazione di leggi regionali sull’autonomia dei Consigli”, approvate dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome nella seduta del 4 dicembre 2014. E’esplicitato un aspetto dirimente per il corretto e pieno svolgimento dell’autonomia consiliare nell’ambito delle funzioni di legislazione, indirizzo politico, controllo, valutazione dei risultati delle politiche regionali: è previsto esplicitamente l’accesso da parte del Consiglio alle banche dati in possesso della Giunta, rimesso a un’apposita intesa tra Ufficio di presidenza e Giunta regionale.

La legge entra in vigore alla data dell’inserimento del Consiglio della prossima legislatura regionale. Paolo Marcheschi (FdI), nell’annunciare all’aula la non partecipazione al voto del suo gruppo perché non rappresento nell’ufficio di presidenza, ha parlato di “una legge che un po’ indebolisce il Consiglio”; “Nella passata legislatura – ha aggiunto -, le leggi andavano tutte in altro verso”.

“Sulla gestione del nodo fiorentino dell’Alta velocità da parte della pubblica amministrazione restano ancora troppe ombre. Smettiamo di prenderci in giro: la Toscana non è immune da corruzione e malaffare”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale Gabriele Chiurli (Democrazia Diretta), a margine della seduta del Consiglio regionale a porte chiuse, in merito alla questione Tav. “Resta ancora da capire - sottolinea il consigliere - se vi siano le condizioni di sicurezza per i cittadini, se esista un rischio reale per la città di Firenze, oltre che per tutti coloro che viaggeranno sulla linea dell’Alta velocità, se siano stati presi i dovuti provvedimenti per mettere in sicurezza il tunnel, realizzato in maniera non conforme fino allo scoppiare dell’inchiesta della magistratura”. “La Commissione d’inchiesta – aggiunge Chiurli - non ha prodotto risposte sufficienti a chiarire la vicenda, tantomeno risposte rassicuranti.

Il quadro che ne emerge è raccapricciante: la rappresentazione di una società dove ognuno può essere ricattabile, dove le teste pensanti diventano teste da tagliare per fare strada ai progetti su cui mangiare, dove i soldi pubblici scorrono come fiumi sotterranei verso le solite tasche e i proprietari di quelle tasche non si fanno problemi neanche a dichiararlo al telefono”. “L’impressione è che si voglia ancora una volta liquidare tutto in fretta e furia, rimettere la polvere sotto il tappeto, far finta di niente e continuare a dire che ‘erano solo poche mele marce’, ‘la Toscana resta una terra virtuosa’, ‘noi siamo diversi’.

Ma non è vero niente: non siamo immuni, non siamo diversi. Far finta di non vedere e mettere la testa sotto la sabbia non servirà a salvarci o a mettere al sicuro i cittadini toscani. Abbiamo almeno il coraggio di ammetterlo”.Il consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Toscana valuta negativamente la decisione del Consiglio regionale toscano di svolgere a porte chiuse una seduta sul dibattito sui fatti dell’Alta velocità di Firenze e per questo aveva chiesto al presidente Alberto Monaci di permettere l’accesso alla stampa a una seduta dell’assemblea regionale su una vicenda così rilevante. Sui fatti è in corso un’inchiesta della magistratura e molti degli atti non sono più oggetto di segreto investigativo. L’Ordine della Toscana non ritiene quindi che ci siano elementi che giustifichino la decisione di svolgere la seduta in forma segreta. La necessità di assicurare la piena trasparenza sulla vicenda dovrebbe avere la precedenza su ogni altra valutazione di carattere interno o regolamentare. L’Ordine della Toscana confida che i colleghi possano rendere conto all’opinione pubblica su quanto emerso nella riunione.

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