Alluvione: salta l’audizione in Prefettura

I sindaci della Val di Bisenzio amareggiati

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 Ottobre 2025 20:45
Alluvione: salta l’audizione in Prefettura

Nella giornata di oggi, presso la Prefettura di Firenze, si è riunita la Commissione d'inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano per affrontare, tra i vari temi in programma, anche i gravi danni occorsi a Campi Bisenzio, il Comune più colpito dalla disastrosa alluvione del novembre 2023. In prima linea, a tutela della cittadinanza colpita, si staglia Fratelli d'Italia.

Roberto Valerio, Capogruppo di FDI presso il Comune di Campi Bisenzio, va dritto al punto. “ È giunto il momento di individuare i responsabili di questo disastro. Non è la prima volta: Campi Bisenzio fu già colpita da un'inondazione nel 1991 a causa di crolli arginali. È il momento di dire basta a questi disastri annunciati e individuare i responsabili dell'incuria e dell'abbandono. Non possiamo più accettare risposte vaghe. La Commissione non ha potuto effettuare un sopralluogo sull'argine della Marina che ha causato il disastro a causa della mancanza di tempo, ma non è escluso che lo faccia in futuro. Continuerò con il massimo impegno a fare luce sulle responsabilità, perché sappiamo benissimo che ci sono. I cittadini stanno pagando un prezzo altissimo per questo disastro, e ancora oggi non sono stati erogati i contributi previsti a causa dell'inadeguatezza ed eccessiva burocratizzazione della struttura commissariale”.

Sulla stessa lunghezza d'onda il deputato di Fratelli d'Italia, segretario della commissione Alice Buonguerrieri: “Dai sopralluoghi e dalle audizioni effettuati in questi giorni, stanno emergendo carenze, soprattutto relative alle opere di prevenzione del rischio idrogeologico sul territorio. In particolare, la situazione di Campi Bisenzio può considerarsi un disastro annunciato per il grave stato di incuria e di mancata manutenzione: gli enti locali sapevano da tempo che gli argini versavano in stato di pericolo, soprattutto quello del torrente Marina presso Villa Montalvo, ma non hanno fatto nulla per cercare di porre rimedio a questa situazione o perlomeno non hanno fatto quanto necessitava.

Esiste una perizia, disposta su mandato dei cittadini, che evidenzia numerose criticità, tra le quali l'inadeguatezza del Bisenzio circa la portata di sicurezza prevista, la consapevolezza del rischio da parte degli enti pubblici, e la mancata realizzazione delle necessarie opere di mitigazione del rischio: le rotture degli argini che hanno devastato il territorio non sono derivate solo da un evento naturale avverso, ma anche da una acclarata vulnerabilità e da una manutenzione insufficiente delle strutture deputate al contenimento del rischio idrogeologico”.

Approfondimenti

“Il sindaco Sara Funaro, evidentemente in difficoltà a rispondere alle domande che le sarebbero state poste, ha deciso di disertare di fatto l'audizione prevista con la Commissione di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, relativamente ai fatti riguardanti la terribile alluvione di novembre 2023” Spende parole di denuncia, Claudio Gemelli (FDI), consigliere metropolitano di Firenze e neo eletto in consiglio regionale.

“Un fatto del genere – aggiunge il rappresentante di Fratelli d'Italia – rappresenta un grave sgarbo istituzionale, dato il contesto ed il ruolo istituzionale della suddetta Commissione. Il comportamento del sindaco è inaccettabile”.

A fornire un quadro più approfondito dello stato delle indagini in corso in Toscana, è il deputato FDI Alice Buonguerrieri, segretario della commissione: “Tra i vari obiettivi della Commissione di inchiesta, figura l'accertamento di fatti, cause, responsabilità e soluzioni inerenti alle alluvioni, che in questo caso hanno colpito il territorio toscano. Nel farlo, durante l'attività di indagine occorre avere risposta a domande ben precise: perché la Regione Toscana non ha speso le ingenti risorse stanziate per il contenimento del rischio idrogeologico? Perché la Regione Toscana non ha realizzato le necessarie opere di prevenzione sul territorio? Perché nella regione Toscana figurano province come Prato, Livorno e Pistoia che presentano una percentuale di consumo del suolo di gran lunga superiore alla media nazionale? cause queste determinanti per le alluvioni.

E ancora: perché la Regione Toscana non sta erogando i ristori alle famiglie e alle imprese alluvionate, nonostante ingenti risorse siano state stanziate nell'immediatezza dei fatti dal Governo Meloni?”.

“Dalle audizioni che stiamo conducendo – conclude Buonguerrieri – sono emersi fatti gravi. Molti Comuni non avevano il Piano di Protezione Civile aggiornato, i sistemi di allerta meteo non hanno funzionato a dovere, opere di manutenzione del territorio e prevenzione del rischio idrogeologico non sono state realizzate, sebbene alcune di esse fossero state progettate addirittura quindici anni fa. La Commissione di inchiesta farà luce sui fatti e sulle cause, affinché certi episodi drammatici non si verifichino più”.

È stata annullata all’ultimo momento l’audizione dei sindaci della Val di Bisenzio davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico, prevista alle 18.30 in Prefettura a Prato. Un incontro atteso, durante il quale i primi cittadini di Cantagallo, Vaiano e Vernio avrebbero voluto raccontare la propria esperienza diretta nella gestione dell’emergenza e le difficoltà quotidiane dei comuni montani, ma che invece non si è tenuto.

“Siamo molto amareggiati –dichiarano congiuntamente Guglielmo Bongiorno, sindaco di Cantagallo, Francesca Vivarelli, sindaca di Vaiano, e Maria Lucarini, sindaca di Vernio– È da due giorni che la Commissione formula conclusioni senza aver ascoltato chi amministra questi territori. Le situazioni di Firenze, Campi Bisenzio o Montemurlo sono completamente diverse da quelle di ciascun comune della Val di Bisenzio. Avremmo voluto spiegarlo e far capire che, in questa vicenda, ciò che è davvero mancato è stato lo Stato”.“La Protezione civile si fonda su tre principi: sussidiarietà, cioè l’aiuto da parte dell’ente più grande verso quello più piccolo, differenziazione, perché ogni territorio ha caratteristiche e bisogni diversi, e adeguatezza, perché servono strutture proporzionate a fronteggiare eventi eccezionali.

Vorremmo che chi ci ascolta capisse cosa significa affrontare un’alluvione con dodici dipendenti comunali, dover aprire più di trenta procedure di somma urgenza e gestire tutto con strumenti amministrativi e normativi ormai superati. Il 65% dei comuni toscani ha meno di 30 dipendenti, percentuale che a livello nazionale sale al 70%. Con organici così ridotti - sottolineano - è difficile rendere realmente operativi i piani di protezione civile e applicare in modo efficace le norme di legge. Servono risorse umane, tecniche ed economiche adeguate.

Quando si parla di azioni di prevenzione, bisognerebbe partire proprio dai territori di montagna. Garantire la sicurezza idrogeologica e idrica delle aree montane significa tutelare non solo chi vive in quota, ma anche chi vive a valle. Servono risorse ad hoc e una strategia nazionale che riconosca il ruolo dei comuni montani come primo presidio di sicurezza del territorio”.

“L’attuale normativa idraulica – proseguono – è ancora basata sulla legge 523 del 1904, che evidentemente non è più adeguata a gestire un contesto di cambiamenti climatici sempre più estremi. È necessario un intervento legislativo profondo, non bastano piani di protezione civile o protocolli sulla carta. In territori come i nostri, può anche scadere un piano, ma non scadono mai il bisogno di avere più personale, le risorse necessarie e un quadro normativo più semplice ed efficace".

“Sul corso di un fiume si sovrappongono troppi enti: Regione, Autorità di bacino, Consorzio di bonifica, Polizia idraulica, Provincia, Comuni. Tutti hanno competenze, ma alla fine nessuno decide davvero. Abbiamo letto con favore la proposta di un Testo unico in ambito idraulico, ma chiediamo che si passi finalmente dalle parole ai fatti. Ogni ritardo si traduce in vulnerabilità per i cittadini. Anche il sistema delle somme urgenze è inefficace – vanno avanti i tre sindaci –. Le aziende ricevono solo un anticipo del 50% e il saldo alla fine dei lavori.

Ma chi deve acquistare materiali e pagare i propri dipendenti non può aspettare mesi. Così diventa difficile trovare imprese disposte a intervenire”.“Ci sorprende – concludono Bongiorno, Vivarelli e Lucarini leggere sulla stampa valutazioni di una Commissione che non ha ancora ascoltato tutti i rappresentanti del territorio. Siamo disponibili a collaborare, ma solo se l’obiettivo è quello di costruire soluzioni concrete. Se la Commissione diventa l’ennesimo luogo di rimpallo, questo Paese dimostra ancora una volta di non saper fare squadra.

Ricordiamo infine che i contributi regionali ai privati sono già stati distribuiti, ma quelli statali si fanno ancora attendere. Speriamo che arrivino presto, perché ogni giorno perso in burocrazia significa un territorio più fragile.”

“La mala gestione di risorse pubbliche e l’assenza di visione a tutela dei territori connotano, in modo inequivocabile, le politiche portate avanti dalla Toscana negli anni. Nel quadro complessivo, emerge che la Regione non ha speso le ingenti risorse stanziate dal governo sul contenimento del rischio idrogeologico. Si tratta di 884 milioni dati dai governi nazionali degli ultimi dieci anni, dei quali la regione ha speso soltanto il 25%. Tante, troppe famiglie che hanno subito i danni dell’alluvione che ha colpito duramente il territorio di Prato nel novembre 2023 sono ancora in attesa dei ristori urgenti finanziati dal governo Meloni perché la struttura commissariale, con a capo il riconfermato presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, ha ritenuto ammissibili, alla data di luglio 2025, 6000 domande per circa 28 milioni di euro, ma ad oggi sono state liquidate soltanto 260 domande circa, per un totale di circa 670.000 euro.

Le risorse dello Stato, quindi, ci sono e sono fruibili ma è evidente che, a distanza di ben due anni, da parte della Regione non sia stata ancora trovata una corretta modalità per l’erogazione. In un quadro simile purtroppo non stupisce, ma di certo indigna, avere conferma dallo stesso primo cittadino di Montemurlo e presidente della Provincia di Prato Simone Calamai che in alcuni comuni, in primis proprio Montemurlo, i piani di protezione civile non solo non erano aggiornati quando l’alluvione nel 2023 devastò molti territori, ma che, tuttora, siano in corso di aggiornamento.

Devastazioni che, se la Regione avesse ben amministrato i denari dello Stato in opere di prevenzione, come ammesso sempre dallo stesso Calamai, sarebbero state, quantomeno, contenute. Prato, del resto, fa segnare il triste primato sul consumo di suolo, registrato in un 14,3%, il doppio cioè di quello nazionale. Si è scelto di cementificare selvaggiamente a danno di cittadini, imprese e territori, invece di tutelarli come una regione avrebbe invece il dovere di fare” dichiara, in una nota Chiara La Porta.

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