Albergo su Boboli: Idra risponde all’Autorità regionale con sarcasmo

“Chiediamo scusa: la parola ‘partecipazione’ ha perso di significato, non l’avevamo messo in conto!”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 maggio 2021 00:02
Albergo su Boboli: Idra risponde all’Autorità regionale con sarcasmo

“Che sciocchi! Idra chiede umilmente scusa. Aveva creduto che l’Autorità regionale denominata ‘per la garanzia e la promozione della partecipazione’ provvedesse per l’appunto a garantire e a promuovere le attività proposte dai cittadini!”.

Bacchettata perché delusa dal comportamento dell’organo chiamato dalla legge regionale a supportare il diritto al dibattito pubblico, risponde con l’ironia l’associazione promotrice del progetto “Laboratorio Belvedere”, respinto dal Comune di Firenze benché accompagnato dal supporto di oltre 1000 cittadini, con 677 residenti nell’Oltrarno che lo hanno firmato (in piena pandemia) documento alla mano.

Dichiarato ammissibile dall’Autorità regionale “in ragione della rilevanza dei temi affrontati e della loro corretta impostazione metodologica”, quel tentativo di percorso partecipato dal basso ha cozzato per più settimane, sostengono da Idra, contro il muro di silenzio opposto da Palazzo Vecchio: “Si sono susseguite sette lettere certificate, progetti e documenti, telefonate alle segreterie imbarazzate degli assessori e del sindaco. Zero riscontri”.

Non è andata meglio, però, neppure con l’istituzione dalla quale l’associazione si aspettava appunto sostegno e supporto: Nel frattempo, i cittadini tenevano informata l’Autorità di tutto quello che succedeva, e soprattutto non succedeva. E chiedevano almeno a lei – in nome della funzione ad essa attribuita (‘garanzia e promozione della partecipazione’) - un incontro, un confronto, o almeno una prova della pressione che essa esercitava per ottenere un’interlocuzione col Comune. Anche qui, zero riscontri!”.

Alla fine, una risposta da Palazzo Vecchio è arrivata, sì: ma era il rigetto dell’istanza dei 677 residenti. “Non firmato da un assessore. Non dal sindaco. Dal… segretario generale. E privo di argomenti che trovassero riscontro nella realtà dei fatti, nell’iter del procedimento, nella ratio della legge regionale”, denuncia Idra. In conclusione, “un mero respingimento politico della domanda di democrazia allargata”.

I cittadini si aspettavano a questo punto che l’Autorità ‘per la garanzia e la promozione della partecipazione’ difendesse le proprie valutazioni su un progetto coerente con le finalità della legge. Che interloquisse cioè col Comune entrando nel merito di quella risposta che le contraddiceva. Si aspettavano che l’Autorità proponesse quanto meno a Palazzo Vecchio di attivare un’opportunità di confronto democratico, al quale potessero partecipare anche i rappresentanti dei firmatari. E invece niente di tutto questo, si deplora. Neppure un invito ai cittadini a discutere con l’organo regionale una strategia per tentare di convincere il Comune della legittimità della loro istanza. Neppure una telefonata all’associazione portavoce democratica.

Letta la ‘risposta’ arrivata dal funzionario amministrativo di Palazzo Vecchio, ”l’Autorità si è affrettata a spedire ai cittadini mai ascoltati dopo il deposito della domanda preliminare, mai aiutati ad esserlo, una nota fredda e secca con scritto che, se il Comune non gradisce, si rinunci a tutto! E senza l’ombra di un’argomentazione in difesa del diritto alla partecipazione sancito dalle legge regionale”.

Dunque, secondo Idra, un bilancio nettamente fallimentare. Soprattutto per la credibilità della Regione. Il giudizio è severo: mostratasi “incapace di favorire il dialogo e il confronto, l’Autorità ha ‘garantito e promosso’ nei fatti il punto di vista del soggetto che si è negato al confronto, attraverso un atto notarile che ratifica i rapporti di forza esistenti, ovverosia la prevalenza della volontà politica dell’istituto ‘rappresentativo’ sulle sollecitazioni provenienti dalla società civile. Con buona pace proprio della lettera e dello spirito della legge regionale sulla partecipazione!”.

Un responso politico, dunque,sostiene Idra, privo di quelle caratteristiche di terzietà che era lecito attendersi da un organismo di questo tipo. E non nasconde che sulla sua stessa nomina “viene spontaneo a questo punto farsi qualche domanda”.

Ma, sulla scorta della vicenda, osa avanzare anche una proposta precisa al Consiglio regionale: “Un’applicazione così remissiva della LRT 46/2013 la trasforma non siamo i soli a segnalarlo - in una mera foglia di fico, che permette – dietro ai proclami di ‘democrazia partecipata’ - di negarla con la massima tranquillità ai cittadini che la propongono su temi scomodi.

Va bene la partecipazione se si tratta di decidere come e dove piantare alberi in una piazza. Fino al paradosso di un percorso come quello ‘su prenotazione’ organizzato dal Comune di Firenze nelle aree verdi della città in vista dell’adozione del Piano del verde, che assomiglia piuttosto – è stato osservato - a un corso di ‘formazione’ sulle tematiche ambientali, con tanto di ‘guida’ distribuita ai partecipanti.

Ma vade retro Satana se la partecipazione viene richiesta su una trasformazione urbanistica che rischia di avere un impatto drammatico sulla vita di un intero quartiere”. Sarebbe invece opportuno, suggerisce Idra, fare chiarezza in sede legislativa, sancendo una volta per tutte che su un progetto partecipativo giudicato dall'Autorità meritevole di sostegno “in ragione della rilevanza dei temi affrontati e della loro corretta impostazione metodologica” debba vigere l’obbligo per l’ente locale interessato di aderire all’istanza dei cittadini.

Perché, fa notare l’associazione, “i progetti dei cittadini non è detto che piacciano sempre agli amministratori locali”. Ma senza un‘Autorità effettivamente indipendente che provveda “a difenderli, a sostenerli attivamente, a provarle proprio tutte prima di mollare”, a che serve una legge sulla partecipazione priva di strumenti efficaci? Aiuta a “promuovere l’iniziativa popolare” o non piuttosto a sostenere “il maquillage istituzionale”? Ai processi dal basso, come quello di Oltrarno, il Palazzo nega il diritto ad esistere.

Ma è lo stesso Palazzo che, denuncia Idra, “non ha difficoltà ad ottenere le risorse necessarie a finanziare i propri processi ‘partecipativi’ dall’alto.

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