Museo di Benozzo Gozzoli: un po’ scrigno, un po’ fabbrica

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 gennaio 2009 22:49
Museo di Benozzo Gozzoli: un po’ scrigno, un po’ fabbrica

“Le opere del passato mi hanno sempre fatto tenerezza per la loro fragilità. Sono state molto amate dagli uomini per arrivare ai giorni nostri. Sono passate di mano in mano, accarezzate, curate costantemente”. Così l’architetto Massimo Mariani, progettista del Museo di Benozzo Gozzoli a Castelfiorentino, interviene per svelare alcuni retroscena e i motivi che lo hanno ispirato nel disegnare l’edificio “un po’ scrigno e un po’ fabbrica” – come lui stesso lo definisce - che sarà inaugurato venerdì 30 gennaio 2009.
Il nuovo museo, la cui struttura è interamente di cemento armato, sembra appunto richiamare l’immagine di uno scrigno, a sottolineare la volontà di proteggere e preservare i “tesori” che sono stati collocati al suo interno, ovvero alcuni preziosi affreschi realizzati da Benozzo Gozzoli in Valdelsa e originariamente ubicati in due tabernacoli (il Tabernacolo di Madonna della Tosse e il Tabernacolo della Madonna delle Grazie, detto anche della Visitazione) mediante i quali – tra il 1484 e il 1491 – l’artista lasciò nella campagna toscana due testimonianze importanti della cultura rinascimentale fiorentina.
“Quando l’Amministrazione comunale mi chiamò per progettare questo piccolo museo in cui sistemare due tabernacoli di Benozzo Gozzoli – sottolinea Mariani – sono stato molto lusingato ma al tempo stesso preoccupato per la responsabilità di cui mi facevo carico.

Bisognava fare un edificio che ospitasse definitivamente i due tabernacoli con le relative sinopie, che da molto aspettavano nei locali della biblioteca comunale una sistemazione definitiva”.
Come si ricorderà, per far posto al nuovo Museo è stato demolito in via Testaferrata un fabbricato degli anni ’60 denominato “i bagnetti”. Il nuovo edificio presenta una superficie complessiva di circa 400 mq. Ricalca l’ingombro a terra del vecchio fabbricato e risulta essere completamente staccato dagli edifici circostanti in quanto inserito in una specie di piazzetta.
L’edificio del Museo si radica al suolo con un basamento funzionale che – sottolinea Mariani – “risolve il problema dell’arredo urbano inteso in senso classico (panchine, fioriere, ecc..).

La base curvilinea si appropria dello spazio e nello stesso momento la gente si appropria un po’ del Museo: la base diventa panchina, spazio ludico per grandi e piccini, teatro per piccoli eventi all’aperto.” Mariani tiene inoltre a precisare che l’edificio, nel suo complesso, “ha una immagine al di fuori delle mode” e “assomiglia a qualcosa di consueto”: un po’ scrigno e un po’ fabbrica, appunto. “Rivestito con un paramento in cotto, cita nei materiali e nelle finiture alcune chiese del luogo, recuperando la memoria del passato”.

Quanto agli interni, l’edificio si sviluppa su tre piani. Il piano terra è caratterizzato in parte da un soffitto basso: un ambiente in ombra che si proietta rapidamente verso lo spazio a tutta altezza dove è sistemato il Tabernacolo della Visitazione, illuminato da una cascata di luce naturale proveniente dal lucernario del soffitto. Al primo piano, incassato nella parete d’angolo, è sistemato il Tabernacolo della Madonna della Tosse, che si presenta “come uno schermo televisivo”. “La scala che collega i vari piani – osserva Mariani – diventa una sorta di percorso visivo, che inquadra i Tabernacoli, ormai decontestualizzati, secondo prospettive nuove e in continuo cambiamento.

Si interrompe al piano primo, per poi ripartire sul lato opposto e raggiunge una saletta posta al secondo piano, uno spazio che si presta naturalmente a piccole mostre e laboratori didattici”. “Un edificio – conclude l’architetto – che per le sue dimensioni contenute conserva qualcosa di domestico, una casa studio dove Benozzo Gozzoli, circondato dai suoi allievi, sembra accompagnarci a visitare questi affreschi quando ancora li sta facendo”.

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