Al Cinema Vacci Tu - Lasciami Entrare, l'amore e il vampiro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 gennaio 2009 13:36
Al Cinema Vacci Tu - Lasciami Entrare, l'amore e il vampiro

Un film di Tomas Alfredson. Con Kåre Hedebrant, Lina Leandersson, Per Ragnar, Henrik Dahl, Karin Bergquist, Peter Carlberg, Ika Nord, Mikael Rahm, Karl-Robert Lindgren, Anders T. Peedu, Pale Olofsson, Cayetano Ruiz, Patrik Rydmark, Johan Sömnes Titolo originale Låt den rätte komma in. Horror, durata 114 min. - Svezia 2008. -
Era ora, dopo tanti anni, che il tema del vampiro del film si riavvicinasse agli albori, restituendoci la figura romantica tipica della letteratura in cui è nato.

Dopo i dandy di Ann Rice , e dopo i prudori adolescenziali di Twilight, lo svedese Tom Alfredson ci regala il film più sincero , dilaniante e filologicamente corretto sul tema, sin dai tempi di Nosferatu di Murnau. E non è un caso, forse, che ci venga da terre vicine al grande Dreyer, che col suo Vampyr aveva posto la pietra miliare del genere.
Dimenticate Bram Stoker , Christopher Lee, Bela Lugosi e via dicendo. Qua il vampiro viene offerto al pubblico come figura dannata, sì, ma non compiaciuta, malvagia.

Il vampiro sprizza dolore, ferite, e prova sentimenti. Ma questo preambolo forse rischia di trarre in inganno, come pure il trailer commerciale del film : Lasciami Entrare non è un film horror, ma usa il genere per dire qualcos’altro, per divenire romanzo di formazione e insieme riflessione attuale su un tema universale come l’amore. Oskar è un ragazzino biondo e vessato dai compagni di scuola ; passa il tempo a ritagliare articoli di giornale su serial killer e omicidi efferati, e “allenandosi” a colpire gli immaginari provocatori col coltello.

Oskar è un perdente, non sa reagire, il suo unico sfogo è immaginare la violenza. Poi fa amicizia con Eli, strana ragazzina di origini indefinite, che in realtà è un vampiro di quasi duecento anni, e se ne innamora. Di un amore platonico ma totale, assoluto .
La storia si svolge alla periferia di Stoccolma, in una paesino che sembra un borgo medievale pur essendo anni ’80. La neve è ovunque, la notte sembra solo attendere di ghermire le proprie vittime. Il paese è popolato da alcolizzati, perdenti, gente senza più speranza e che non sa più vivere.

I giovani vivono la preadolescenza con la cattiveria tipica delle periferie di tutto il mondo e imparano a loro spese che crescere significa soffrire. La regia attenta di Alfredson non eccede nel dettaglio e nel virtuosismo, specie nelle sequenze orrorifiche , dove anzi si allontana con la macchina da presa, per eleganza e per discostarsi ulteriormente dal sensazionalismo dell’effettaccio gore. Non è quello che gli interessa. Lasciami entrare pone un quesito essenziale sull’amore e sui ruoli nell’amore.

Ogni personaggio sottostà a regole imposte anche incoscientemente da qualcun altro.
All’inizio del film, Eli ha un succube umano (come Dracula) che le procura sangue uccidendo giovani del luogo. Scoperto durante uno dei suoi maldestri omicidi, Hakan, il servo della vampira, non trova di meglio che sfigurarsi il volto con l’acido per non gettare la Polizia sulle tracce della ragazzina. Se lui non ha identità, non troveranno mai l’oggetto del suo amore ( la pedofilia è latente, nel film, ma si lascia intuire qualcosa di oscuro e torbido nei rapporti fra Hakan e la ragazza vampiro – il romanzo da cui il film è tratto era più esplicito a riguardo, ma siamo d’accordo con Alfredson che ne ha rimosso la centralità dal film ). Oskar è succube del compagno Conny e del suo gruppetto di amici che lo rendono vittima di atti di bullismo ogni mattina.

Ma anche all’interno del gruppetto, gli adepti ( i succubi ) di Conny devono agire controvoglia perché incapaci di ribellarsi al magnetismo del capetto. Lo stesso Conny è succube del fratello maggiore teppista. Il padre di Oskar, al pari, è succube del suo amico – fidanzato , al punto di interrompere i giochi col figlio per bere con l’amico. Così come succube è la povera Virginia, non più giovane, “serva” di Lacke, a sua volta incapace di farsi una ragione della morte dell’amico Jocke (ucciso da Eli per sfamarsi ).

Tutti dipendono sentimentalmente da qualcun altro, al punto di sottomettervisi senza fiato profferire. Anche Oskar , alla fine, sceglierà di essere il nuovo succube di Ely e partirà con lei in un viaggio in treno , metafora di crescita.
Ma con una differenza. E’ proprio la vampira il personaggio che cambia. Lei ha sempre ucciso perché doveva, per non morire. Era la sua natura. Ma il rapporto con Oskar la cambia, le fa riscoprire sentimenti dimenticati da tempo. Il rapporto fra i due è l’unico rapporto di vero scambio alla pari, nel film, di aiuto reciproco.

E’ Ely a fare i gesti di amore più clamorosi, come quando pone fine alla vita del suo sventurato succube Hakan, o come quando salva Oskar dalla vendetta di Conny e amichetti , in maniera truculenta ma ben orchestrata registicamente da Alfredson. Ely ama, è un mostro per natura, ma è capace di amare. E se l’amore è sottomissione, anche lei si sottomette al suo nuovo succube, dandogli accesso al suo inner sanctum, la stanza spoglia dove tiene i pochi oggetti della sua centenaria vita a cui è affezionata .

Il Lasciami entrare del titolo del film è proprio questo, il lasciare entrare una persona dentro al proprio cuore, al proprio sentimento, mettersi a nudo di fronte a lei. La vittima è sempre connivente, “lascia entrare” appunto, perché lo vuole, in amore, come nel vampirismo. Così Ely lascia entrare Oskar, perché lui l’ha fatta entrare nel suo , di inner sanctum. L’amore è vampirismo, certo, ma solo se è reciproco, è edificante.
Tante le sequenze degne di menzione, in questo piccolo capolavoro che avrebbe meritato sicuramente , fosse uscito prima, la palma di migliore del 2008.

Fra le tante, bello il suicidio di Virginia, vampirizzata, che lascia entrare il sole per ardersi ; belli i gatti che attaccano per istinto la stessa Virgina appena morsa. E soprattutto la dimostrazione di cosa accade quando un “vampiro” entra non autorizzato nella casa di qualcun altro. Belli i dialoghi ,scarni, belli i ritmi, lenti, “scandinavi” ; bravi i giovani attori . Lasciami Entrare è un capolavoro sull’amore. Coi canini aguzzi o meno.
Marco Cei

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