Mountainbike: due fiorentini sulle orme di Gengis Khan
Dal Kazakhstan alla Mongolia pedalando per 4mila chilometri

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 giugno 2008 23:33
Mountainbike: due fiorentini sulle orme di Gengis Khan<BR>Dal Kazakhstan alla Mongolia pedalando per 4mila chilometri

Dai grattacieli avveniristici e 'firmati' della capitale kazaka Astana ai quartieri disseminati di yurte della mongola Ulan Bator, il tutto in poco più d'ottanta giorni e pedalando per oltre 4mila chilometri. E' l'impresa messa in cantiere da Gianluca Scafuro e Lenny Valentino Schiaretti, due ventottenni fiorentini. Il “Mongoliatour”, che gode anche del patrocinio della Regione Toscana e l'appoggio di numerosi sponsor, prenderà infatti il via giovedì 10 luglio quando i due giovani mountainbikers daranno le prime pedalate nella capitale del Kazakhstan.

Poi, a separarli dal traguardo ci saranno sentieri sterrati e rocciosi, pianure brulle ed interminabili ma, soprattutto, il deserto dei Gobi con le sue temperature proibitive (durante le ore di sole si dovrebbero raggiungere i 40-45° centigradi). Il viaggio sarà affrontato in completa autosufficienza attrezzando le due bici con borse laterali e un carretto.
In attesa della conferenza stampa di presentazione dell'avventura, che dovrebbe svolgersi nei prossimi giorni, il notiziario web Nove da Firenze ha intervistato Scafuro e Schiaretti.
Quando e perché è nata l'idea di questo viaggio-avventura?
“Il sogno di un viaggio in Mongolia è di lunga data ma la pianificazione del raid in mountainbike in piena autonomia alimentare ed energetica è iniziata circa nove mesi fa.

Abbiamo unito la grande passione per i viaggi allo sport del ciclismo praticato da anni a livello agonistico”.
Come vi state preparando, soprattutto dal punto di vista atletico, per affrontare questa sfida?
“E' difficile trovare condizioni simili a quelle estreme che dovremo affrontare nel deserto del Gobi quindi la nostra premura si focalizza su lunghe sedute di allenamento tra le colline fiorentine, sia per abituarci alle tappe giornaliere di 8-10 ore previste durante il viaggio, sia per testare i mezzi meccanici che saranno sottoposti a incredibili sforzi.

Alle nostre FMbike saranno applicate quattro borse laterali e al telaio un carretto; a pieno carico il peso del nostro materiale raggiungerà gli 80 chilogrammi. Grande attenzione è stata poi dedicata all'assemblaggio del materiale a noi utile, dall'occorrente per il campeggio, al materiale audio-video per le riprese del viaggio ed in particolare dell'eclissi totale di sole del primo di agosto. Infine abbiamo curato la comunicazione in tempo reale di ogni nostra iniziativa che proseguirà anche durante il viaggio tramite l'invio di immagini, foto e video che sarà possibile vedere sul nostro sito internet”.
Possibili difficoltà durante i 4mila chilometri del percorso?
“Innumerevoli: le numerose forature che le strade non asfaltate e rocciose provocheranno, l'alimentazione garantita unicamente da cibi liofilizzati, le condizioni climatiche che metteranno a dura prova le nostre forze, non solo per le alte temperature che troveremo nel deserto del Gobi (40-45°C) ma anche per le forti escursioni termiche giornaliere (quasi 50°C), la scarsità di acqua nella fascia sud della Mongolia, i problemi di orientamento, per non parlare delle questioni burocratiche e di permessi che dovremo affrontare ai confini”.
Ma il viaggio avrà anche una valenza, per così dire, ecologica.
Per rendere funzionanti le varie apparecchiature che i due mountainbikers si porteranno dietro, infatti, saranno utilizzati quattro pannelli solari (2 flessibili di ultima generazione e 2 ripiegabili a libretto) ed alcuni innovativi ricaricatori per batterie.
Da notare infine che, tutti coloro che lo vorranno, potranno seguire 'in diretta' il “Mongoliatour”.

I due ragazzi, infatti, aggiorneranno quotidianamente il sito internet appositamente creato con immagini ed altro materiale prodotto durante il viaggio.
Stefano Romagnoli

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