Call center telefonici: ne è rimasto vittima anche Riccardo Nencini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 settembre 2007 14:36
Call center telefonici: ne è rimasto vittima anche Riccardo Nencini

Firenze – “La difesa dei diritti dei cittadini, oggi più di ieri, è un fronte prioritario. L’attività del Corecom nelle conciliazioni delle controversie tra cittadini e gestori dei servizi di telefonia deve essere rafforzato”.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Riccardo Nencini, intervenendo ad un seminario promosso dal Comitato regionale per le comunicazioni sull’attività di comunicazione istituzionale dell’assemblea toscana. Il presidente è stato vittima ieri di un disservizio.

Mentre era in auto, ha chiesto il numero di telefono di una libreria del centro storico fiorentino a ben due call center, ma, in risposta, ha ricevuto solo numeri di fax ed un numero inattivo. Il numero giusto l’ha ottenuto chiamando in ufficio, dove hanno consultato il normale elenco telefonico. “Ho fatto nove chiamate – ha rilevato Nencini – E mi hanno detto pure di stare calmo”.
Il presidente, introducendo i lavori del seminario, ha sottolineato la necessità di sviluppre progetti di comunicazione più mirati, rivolti soprattutto ai giovani.

“Le nostre amministrazioni locali stanno introducendo il voto ai sedicenni – ha osservato – Pisa, il prossimo anno, sarà il primo comune in Italia a farlo”.
La conciliazione delle controversie tra gli utenti ed i gestori delle telecomunicazioni è oggi una delle attività principali del Corecom. Un’attività che ha registrato un aumento esponenziale. Nel 2007 (gennaio agosto) ci sono state oltre 1.500 richieste di conciliazione, ne sono state concluse 1.100 con il 60% di esiti positivi.

“L’obiettivo è dare risposte in tempi rapidi ai cittadini – ha affermato Leopoldo Provenzali, vicepresidente del Corecom – con punti di accesso distribuiti sul territorio, grazie ad un sistema di informatizzazione delle procedure”. Tra gli altri obbiettivi ricordati da Provenzali, l’apertura di un tavolo di confronto con la Rai per migliorare il segnale, un monitoraggio più attento del sistema radiotelevisivo locale su tutela dei minori e rispetto della par condicio (progetto sulla ‘buona televisione’ ed il bollino di qualità) il passaggio dai ‘programmi dell’accesso’ ai ‘programmi della partecipazione’, affiancando alla Rai anche le emittenti radiotelevsive locali, con finanziamenti ad hoc.

“Deve essere rafforzato anche il ruolo di consulenza – ha concluso Provenzali – L’indagine che presentiamo oggi sulla qualità della comunicazione istituzionale del Consiglio ne è un esemèpio”.
La comunicazione istituzionale del Consiglio della Toscana è efficace? Soddisfa le aspettative dei cittadini? Per rispondere a queste domande il Comitato regionale per le comunicazioni ha promosso una specifica ricerca, prima in Italia, affidandola all’Osservatorio di Pavia. L’analisi delle trasmissioni istituzionali, realizzate dalle emittenti televisive private sulla base di una specifica convenzione, mostra che c’è un sostanziale rispetto del pluralismo politico, un uso appropriato delle riprese e delle immagini di repertorio, un’attenzione particolare all’attività legislativa del Consiglio.

Complessivamente emerge l’immagine di un’assemblea legislativa attiva e decisionista, che interviene soprattutto su sanità, ambiente, economia. Un linguaggio a volte troppo tecnico rischia però di compromettere l’efficacia comunicativa. Sotto accusa termini come ‘rinaturalizzazione’, ‘politiche di cabotaggio’. Anche le interviste ai consiglieri, un po’ troppo lunghe, trasmettono un senso di staticità. Questi elementi di criticità sono stati confermati da una serie di interviste ai protagonisti: consiglieri, dirigenti, responsabili delle emittenti.

Consiglieri e dirigenti ritengono che le trasmissioni non siano sufficientemente esplicative. Viceversa i responsabili delle emittenti sostengono che i programmi illustrano una serie di competenze del Consiglio, che prima erano ignorate dai cittadini ed adesso vengono comprese. I consiglieri sono insoddisfatti anche per la scarsa rappresentazione dell’elemento dialettico, cuore dell’attività assembleare. I responsabili delle emittenti riconoscono le difficoltà di tradurre nel linguaggio televisivo l’iter ed i contenuti dell’attività legislativa, ma ritengono di farlo in modo adeguato, dando voce ai componenti l’assemblea.

Ed i cittadini che ne pensano? La ricerca, utilizzando la tecnica del ‘focus group’ per fasce di età (30-45 e 50 65 anni), mostra che complessivamente c’è un giudizio positivo sulla scelta di utilizzare il canale televisivo per avere informazioni sul territorio e conoscere l’attività del Consiglio regionale. Al punto che si chiede di dare una maggiore pubblicità ai programmi e di collacarli nelle fasce orarie serali di più alto ascolto. In alcuni casi prevale però la percezione di una eccessiva ‘politicizzazione’, cioè che i temi trattati siano affrontati sulla base delle appartenenze partitiche, mettendo in secondo piano l’informazione sui temi locali.

Il rischio è che i programmi passino inosservati. Un linguaggio troppo tecnico e difficile, poi, contribuisce ad un’immagine di autoreferenzialità dell’ente. L’esame comparativo delle due dimensioni, offerta e domanda, permette così di individuare alcuni correttivi: semplificazione del linguaggio, interviste ai consiglieri più brevi, maggiore spazio al giornalista, necessità di far prevalere un profilo istituzionale. In Italia, come in Europa, si parla poco dei Parlamenti, sia nazionali che locali, se non per controversie e conflitti, con una dimensione comunicativa schiacciata sull’informazione di impatto.

E’una dimensione che cattura il telespettatore, ma spesso non avvicina il cittadino alle istituzioni. La sfida da affrontare è quella della divulgazione su tutti i temi legati alle attività, agli strumenti ed alle competenze del Consiglio regionale, che devono essere tradotti ed interpretati in codici accessibili a tutti. Un sfida che mette in gioco tutti i protagonisti della comunicazione.

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