Lavavetri: una nuova legge regionale in tema di degrado urbano?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 settembre 2007 15:01
Lavavetri: una nuova legge regionale in tema di degrado urbano?

Firenze – Articolato dibattito in Aula del Consiglio regionale sulla questione dei lavavetri e della sicurezza a Firenze e in Toscana a partire da un’interrogazione a risposta immediata presentata dal capogruppo di Forza Italia, Maurizio Dinelli, sulla recente ordinanza del sindaco di Firenze, Leonardo Domenici. A tale interrogazione sono state collegate due mozioni, una presentata dai gruppi del Centrodestra, l’altra da Prc, Pdci, Verdi e Sindem, concernenti sempre l’ordinanza del Comune di Firenze.

Il vicepresidente della Giunta regionale, Federico Gelli, che ha anche la delega alle Politiche di prevenzione per la sicurezza, ha esordito affermando che “quello del lavavetri non è un mestiere girovago” e come tale “è un’attività per la quale sono previste sanzioni amministrative”. Ha aggiunto poi Gelli: “Tale attività è stata ricondotta in ambito penale solo da un’ordinanza comunale con valenza esclusivamente nel territorio di Firenze”. Di conseguenza, ha fatto notare Gelli, “avendo tale attività un valore generalmente amministrativo”, essa non è stata oggetto di monitoraggi da parte delle forze di polizia e pertanto non è stato possibile, finora, disporre di dati”.

Gelli ha dunque affermato che la Giunta toscana ha come obiettivo quello di “individuare in modo omogeneo a livello regionale i comportamenti rilevanti per le loro conseguenze sul disordine e il degrado urbano” specificando che l’interesse è “anche per quegli atteggiamenti non necessariamente criminali” al fine di “definire le azioni più opportune con cui farvi fronte e le eventuali sanzioni”. Tali azioni potrebbero essere previste da una nuova legge regionale. Il vicepresidente Gelli, infatti, a tal proposito ha ricordato che “dalla Giunta è stata data l’indicazione di verificare l’ipotesi di un riordino normativo” anche in considerazione del fatto che “la competenza della polizia amministrativa locale è della Regione”.

Gelli ha concluso il suo intervento assicurando che “è in corso un lavoro già avviato con le Amministrazioni locali” anche allo scopo di “omogeneizzare su tutto il territorio regionale le sanzioni amministrative”.
– Non soddisfatto dalla risposta del vicepresidente Gelli si è detto il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Dinelli, secondo cui “è stata una risposta dirigenziale in cui si è usato un linguaggio il più burocratese possibile per far capire poco”. Secondo Dinelli, è importante che siano state presentate due mozioni sulla questione dei lavavetri ed è importante discuterle.

“Il partito di maggioranza, il Partito democratico, è il partito dello struzzo”, ha affermato Dinelli. “Tenderebbe a non discutere di certi temi, come ha dimostrato ieri rimandando la comunicazione sui Rom, mentre è importante confrontarsi su queste questioni, nell’ambito delle quali rientrano anche gli stessi argomenti di ieri”. Per quanto concerne la questione dei lavavetri, “lungi da noi pensare che l’ordinanza fiorentina è positiva, anzi” così come “pensiamo anche che tanti danni li ha creati proprio il sindaco Domenici”.

Ma il Partito democratico, ha sottolineato Dinelli, “deve esprimersi”. E ha aggiunto: “Fino a prova contraria è la Regione che deve dare le linee ai Comuni, non il contrario, sennò il mondo va alla rovescia”. La questione della sicurezza, sulla quale “il Consiglio regionale ha il diritto di esprimersi”, è determinante perché “i cittadini ormai non si sentono sicuri e hanno bisogno di risposte” così come “dobbiamo dare risposte a chi si trova in situazioni di marginalità”.

Alla Giunta regionale Dinelli ha chiesto di “valutare anche le proposte dell’opposizione” e ha indicato di “potenziare i capitoli di bilancio della sicurezza” perché “su questi aspetti troppo si è tardato per intervenire”. Fabrizio Mattei del Partito democratico ha affermato di “aver chiesto, per gli ordini del giorno collegati, un rinvio al momento in cui la Giunta regionale presenterà, tramite l’assessore Gianni Salvatori, una comunicazione su questi temi. Mattei ha quindi aggiunto che “è preferibile svolgere una discussione con un taglio regionale, non solo fiorentino” e ha annunciato che “se si va avanti, noi ci asterremmo”.

La società toscana, ha osservato Mattei, sta vivendo una drammatizzazione dovuta ai fenomeni che cambiano e “il Centrodestra dà una risposta di pancia, molto legata alla sicurezza sociale, mentre si tratta di temi delicati che vanno affrontati in modo complesso e con buonsenso”. Secondo Mattei il Centrosinistra tende a legare la sicurezza alla legalità.
Stefania Fuscagni, consigliera di Forza Italia, “la ragione del successo dell’ordinanza del sindaco Domenici è aver dato dimostrazione di una inversione di politica culturale”.

La questione della sicurezza è ormai diventata di primaria importanza, secondo la Fuscagni, perciò “le questioni sono sul tavolo e di conseguenza non ci si può fermare”. Secondo la consigliera forzista, che a questo proposito ha chiamato in causa quanto affermato da Gelli, “la Regione deve cominciare a lavorare dalle proprie competenze che concernono la sicurezza” e in particolare “l’assessorato alla Pubblica istruzione deve individuare percorsi formativi specifici per i ragazzini a rischio ed a basso indice di scolarizzazione”.
Il portavoce dell’opposizione, Alessandro Antichi, ha affermato che “la richiesta di rimandare la discussione della mozione non può essere accolta”.

Ha affermato Antichi: “Come prima cosa, per un fatto formale. Si suggerisce alla Giunta di assumere un’iniziativa di coordinamento, almeno fra i capoluoghi della Toscana, affinché ciò che è o non è reato a Firenze lo sia anche a Lucca o Grosseto, e viceversa. La seconda ragione è che l’assessore Salvatori, ieri assente con la conseguenza che è stato rimandato il dibattito sui Rom, oggi è qui. Avrebbe potuto farla oggi, no, la sua comunicazione! Io mi chiedo che razza di presa in giro è questa… Perché, molto semplicemente, non si è rimandato al giorno dopo?”.

Per quanto riguarda l’intervento di Gelli, Antichi ha affermato che “la risposta si dimostra incapace di comprendere i fenomeni della complessità” e ha aggiunto che “l’ordinanza di Domenici sembra ispirata alle misure del codice Rocco”. Ha concluso Antichi: “La nostra mozione chiede che la Regione si metta allo stesso tavolo con i Comuni per buttare giù un piano di polizia amministrativa per far fronte a determinate questioni”.
Il consigliere Roberto Benedetti di An ha affermato che “alcune considerazioni emerse in questo dibattito ci riportano indietro di qualche mese, alla comunicazione sulla sicurezza tenuta proprio da Gelli” e ha aggiunto che “in quella sede avevamo previsto alcune situazioni che poi sono emerse in modo clamoroso”.

Benedetti ha precisato che “all’atto di quella discussione, An e la Cdl fecero alcune proposte che in qualche modo la mozione di oggi riprende: la prima, riguarda l’istituzione di una sorta di coordinamento delle polizie municipali, la seconda concerne la creazione di un fondo per il potenziamento delle polizie locali”. Secondo Benedetti, “si tratta di due iniziative che darebbero una risposta ai cittadini toscani che se l’aspettano e se l’aspettano in questo senso”. Ha aggiunto Benedetti: “Il fondo, in particolare, sarebbe davvero importante perché, magari trovando i soldi tagliando qualche agenzia o qualche consulenza, consentirebbe di rivitalizzare presidi di polizia locale a volte obsoleti o poco funzionali”.

Per quanto riguarda la legalità, invece, ha affermato che “noi respingiamo fortemente l’idea di una dicotomia fra sicurezza e solidarietà” e che “il problema della solidarietà non è in antitesi con quello della legalità”. E ha concluso: “Noi riteniamo che bisogna dare solidarietà, certo, ma a chi viene qui per integrarsi rispettando le leggi e non per delinquere. Ecco, su questi temi credo si possa fare una riflessione comune, a mio avviso iniziando col dare una risposta positiva a questa mozione che è pragmatica”.
Alberto Magnolfi di Forza Italia ha affermato che “la questione dei lavavetri mi ha suscitato qualche sorriso amaro” e che “mi è sembrato troppo evidente la furbizia dei toni con cui si è fatto finta di affrontare una questione importante”.

Ha aggiunto Magnolfi: “Ricordo quando anni fa, uscendo dall’autostrada a Napoli, c’erano i ragazzini che vendevano fazzolettini o volevano pulire i vetri, poi invece la cosa si è espansa a livello nazionale, è diventata comune anche da noi. Credo sia il frutto di una tolleranza di fronte a costanti piccoli e grandi comportamenti antisociali. Con questa mozione, intendiamo dare un segnale”. E sulle politiche regionali: “La Giunta non può annunciare solo un generico sforzo di coordinamento.

Tutto il problema è da affrontare. Serve analizzare tutta la griglia dei comportamenti e dare risposte serie e concrete”.
Anche Marcella Amadio, consigliera di An, è intervenuta nel dibattito: “Le cause della mancanza di sicurezza in Italia sono da attribuirsi alla sinistra”. E rivolgendosi ai gruppi di sinistra, ha aggiunto: “La vostra solidarietà e accoglienza si traducono in permissivismo e la vostra ospitalità si trasforma in resa. Il provvedimento sui lavavetri preso a Firenze è positivo, ma non è che un inizio”.

E ha concluso: “Sarebbe molto più importante fare meno spot pubblicitari e applicare le leggi che ci sono”.
L’ordinanza di Firenze contro i lavavetri “ha dato la stura ad una questione che trascende l’ordinanza stessa”: “Un pezzo della sinistra si è resa conto dell’urgenza di un problema che aveva sottovalutato perché culturalmente non presente nella sue corde”. Così Maurizio Bianconi, capogruppo di Alleanza nazionale, nel dibattito sull’ordinanza del sindaco di Firenze.

Per Bianconi, il fatto che “in una città e in una Regione rosse, sia arrivato un provvedimento ‘alla Borghezio’ come quello in discussione, ha posto la centralità del problema”, pur in un contesto dove sussiste una dicotomia anche nelle file della sinistra non radicale, perché da una parte c’è “chi conosce il problema, come in questo caso il sindaco di Firenze, e deve risolverlo; dall’altra c’è una cultura che tarda a comprendere la questione”. A parere del capogruppo nelle file della maggioranza di governo anche il vice presidente Gelli, nella relazione resa all’aula sulla questione, mostra “questa discendenza culturale”, e cioè “un difetto culturale di comprensione”, perché “più la legalità si rispetta e più l’inclusione è possibile”.

La Regione “la competenza ce l’ha, perché deve coordinare le politiche di tutte le amministrazioni fornendo strumenti e indirizzi”. Bianconi, parlando di azioni di contrasto, ha richiamato “il rispetto delle regole, che è bilaterale”, e “il presidio del territorio: non è vero che c’è microcriminalità, ma criminalità diffusa, e il presidio del territorio evita l’80, 85 per cento dei reati”. Il capogruppo ha invocato anche il “coordinamento di tutte le polizie locali” e fondi “ai Comuni per formare gli ausiliari alla sicurezza” e dotarsi di “sistemi telematici”.
Giuseppe Del Carlo, Udc, ha definito l’ordinanza di Firenze “un provvedimento che affronta uno dei problemi, ma che non risolve le questioni che riguardano l’ordine pubblico in generale e la sicurezza dei cittadini”.

Pertanto, “chi manifesta contrarietà assoluta sbaglia, ma chi esprime perplessità lo fa perché si è affrontato un problema che, se lasciato a se stesso, è marginale”. Per Del Carlo la Regione deve svolgere “azione di coordinamento nei confronti delle amministrazioni locali, ma occorre il presidio del territorio”, con l’integrazione tra forze municipali e forze di sicurezza. Riguardo “ai lavavetri e anche ad extracomunitari che svolgono attività di accattonaggio o di vendita”, Del Carlo ha sottolineato “un risvolto sociale importantissimo: si dovrebbe pensare ad una integrazione per questa povera gente che si trova in mezzo alla strada e non è inserito nel mondo del lavoro”.

Quindi l’ordinanza “è condivisibile in parte, e deve essere approfondita e inserita in misure di accoglienza e integrazione”. Pietro Pizzi, Forza Italia, ha svolto una “premessa”: “Non mi piace la piega che stanno prendendo i lavori di questo Consiglio regionale”. Il consigliere, presidente della commissione speciale per gli Adempimenti statutari, ha citato “Martini che annuncia una nuova maggioranza e non ritiene necessario rispettare la norma statutaria che impone di presentare un nuovo programma”: “Si supera il programma precedentemente approvato dall’aula – ha detto Pizzi – senza sapere su cosa”.

Il consigliere ha anche citato il “contesto di sistematica assenza degli assessori, per i quali le priorità sembrano essere altrove”, e il fatto “che sempre più spesso, in Commissione, i nostri interlocutori sono i funzionari” della Regione.
Riguardo al tema della sicurezza, Pizzi ha affermato che la mozione (presentata dal centrodestra, ndr) tratta la questione “in maniera costruttiva, cercando di trovare una risposta positiva da parte della maggioranza”. “Ci rendiamo conto di essere di fronte a un problema enorme, planetario, e che richiede risorse enormi – ha detto Pizzi -: ma cominciamo a fare la nostra parte.

Possiamo invitare i sindaci a coordinarsi, per dare un segnale di risposta verso un disagio effettivo dei cittadini; diversamente, si mette in discussione la credibilità delle istituzioni”. “Tollerare l’illegalità o comportamenti al limite della legalità – ha continuato il consigliere – non è vera solidarietà”. La vera politica dell’integrazione, infatti, corrisponde a “punti fermi su alcune regole, e ad insegnare il rispetto della legalità come premessa per partecipare alla vita del Paese”.

Pizzi ha quindi sottolineato “L’aspetto minimale della mozione della Cdl, che vuole che le amministrazioni – e non i sindaci – diano una risposta complessiva su questo versante, che è prioritario; e poi che come Regione si diano delle risorse perché questa politica sia portata avanti”.
“Alla mozione della Cdl voteremo contro, e non ci asterremo; e l’assessore Salvadori si dovrebbe almeno scusare, perché il dibattito si poteva fare anche questa mattina”. Così Luciano Ghelli, capogruppo del Pdci, ha aperto il suo intervento in aula per il dibattito sui lavavetri e l’ordinanza del sindaco di Firenze.

“Io sto dalla parte dei lavavetri – ha detto Ghelli -: i più grandi ladroni di questo Paese, la mafia, non è fatta di lavavetri; a me – ha continuato Ghelli – disturbano i padroni che tengono i giovani precari fino a 40 anni”. Ghelli ha citato una frase di Oriana Fallaci nella quale la giornalista marca le differenze tra Occidente e Islam: l’Occidente, dice la Fallaci, “è grasso; loro hanno fame..”. “I lavavetri hanno fame – ha affermato Ghelli – ed è una vergogna per Firenze che siano trattati come hanno fatto Cioni e Domenici; anche se è giusto perseguire l’illegalità non si può fare di tutta un’erba un fascio, e queste cose le dice anche la Chiesa, la Caritas, e chi è impegnato nel sociale”.

Marco Cellai, An, ha aperto l’intervento citando “Grilli parlanti; racket che ci sono e che scompaiono; spot elettorali: Kafka a Palazzo Vecchio. Credo che questa potrebbe essere la sintesi di quanto avvenuto in questi giorni, a cui si è data tanta rilevanza e su cui oggi ragioniamo». Cellai ha citato quindi l’assessore regionale alla Pace e alla Cooperazione internazionale, Massimo Toschi, secondo il quale“…. Il principio della legalità va rispettato senza se e senza ma, …. Solo sulla legalità si può costruire la solidarietà”.

Il consigliere ha detto di “sposare appieno” le dichiarazioni dell’assessore, come quelle del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli, che ha anticipato alcune delle linee della sua proposta di legge per ipotizzare a carico dei genitori o degli affidatari di minori costretti all’accattonaggio i reati di “riduzione o mantenimento in schiavitù”. “Sono affermazioni che apprezzo personalmente”, ha detto Cellai, che ha quindi affermato: “Gli spot elettorali mi danno noia; non capisco – o capisco troppo bene - le dichiarazioni di certi procuratori della Repubblica come quello di Firenze: il racket c’è”, ha detto Cellai, citando a sostegno la Fondazione Caponnetto, e anche il prefetto di Firenze, Andrea De Martino.

“Io credo che non si possa isolare la questione lavavetri dalle altre illegalità - come ad esempio la vendita abusiva di prodotti contraffatti - che sono all’ordine del giorno per la vigilanza urbana. Credo – ha aggiunto il consigliere – che si debbano rafforzare le unità antidegrado delle polizie municipali, anche per la prevenzione nei punti più significativi dello spaccio nelle nostre città”. Cellai ha invocato anche “indagini serie sulle situazioni nei campi Rom”, concludendo che “c’è davvero bisogno di rispetto della legalità come punto di partenza per la solidarietà: la mozione della Cdl – ha concluso – ha il pregio di imporre all’Aula l’invito alle Istituzioni per attivarsi, ed essere punto di riferimento dei cittadini per i problemi sulla sicurezza”.
Secondo Paolo Marcheschi (Forza Italia) è curioso che “il problema della sicurezza sia emerso dopo che Amato ha detto che le città italiane sono sicure, e Firenze è tra le più sicure”.

Molti esponenti di sinistra, ha proseguito il consigliere, sono rimasti sbalorditi non tanto dall’ordinanza di Cioni, quanto dalla favorevole accoglienza che essa ha avuto presso l’opinione pubblica. “Di fatto – ha detto Marcheschi – è la tolleranza di questo sistema che porta all’illegalità diffusa, ed è vergognoso che la sinistra nascondendosi dietro il falso pietismo non intervenga”. Gli interventi, invece, devono basarsi sulla certezza della pena, sul rendere applicata la norma che prevede l’espulsione entro 90 giorni di chi non ha lavoro e mezzi per mantenersi, sul fare rispettare norme e obblighi come quelli che prevedono di mandare i figli a scuola.

“I semafori sono diventati la cartina di tornasole di una lunga polemica sull’immigrazione” ha commentato Marco Carraresi dell’Udc. Ci sono la miseria di chi si è inventato un’attività per sopravvivere, ha proseguito Carraresi, ma anche l’aggressività, le minacce e la violenza, lo sfruttamento e il racket. “Se non si interviene si acuisce l’indifferenza e l’intolleranza – ha concluso il consigliere -. Ma è evidente che non basta allontanare le persone dai semafori per risolvere il problema, l’ordinanza va accompagnata da interventi organici che prevedono l’inserimento a scuola dei minori, aree abitative dove le presenze siano controllate, opportunità di lavoro”.

A detta di Virgilio Luvisotti (Alleanza Federalista) “vedere i sindaci di sinistra che arrestano i lavavetri dopo aver praticato una politica di apertura verso chiunque arrivasse in Italia, legalmente o no, è sintomatico del fatto che la sinistra è preoccupata per la perdita di consensi”. Tuttavia la sinistra tende a rimandare il dibattito sulla questione perché è fortemente divisa, ha al suo interno problemi e contraddizioni che non riesce a risolvere. “Questa discussione di conseguenza è zoppa – ha concluso Luvisotti – perché manca il contributo di una parte”.
“Il Consiglio regionale ha deciso di rinviare il dibattito alla prossima seduta, dopo la relazione dell’assessore – ha spiegato Mario Lupi (Verdi) – e io rimango dell’idea che debba essere così.

Per questo annuncio il voto contrario alla mozione presentata dal centrodestra”. Secondo Lupi siamo davanti a problemi complessi, che non possono essere affrontati con superficialità: è importante che la relazione dell’assessore contenga soluzioni chiare e operative, a fronte di un quadro che in Toscana è estremamente variegato. A cominciare dal fatto che, quando si parla di Rom, si vuole di fatto indicare un numero vastissimo di gruppi e di etnie, dai Sinti fino ai profughi del Kosovo.
Per Giuliana Baudone (Alleanza Nazionale) “stiamo discutendo con la consapevolezza che si perde del tempo perché non saranno presentate soluzioni al problema.

E non perché – ha aggiunto Baudone – gli strumenti non ci siano, ma perché la sinistra al governo è rappresentata un giorno da un Amato che chiede la schedatura del Dna e il giorno dopo da un Ferrero che aizza gli immigrati invitandoli a scendere in piazza”. Anche in Toscana occorrono soluzioni “perché la gente comincia a ribellarsi”.

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza