Da cinquecento anni gli occhi della Gioconda ci osservano e ci coinvolgono sempre più nel mistero

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 settembre 2007 22:05
Da cinquecento anni gli occhi della Gioconda ci osservano e ci coinvolgono sempre più nel mistero

Lo sguardo di questa donna ha suscitato l'universale interesse verso Leonardo, un artista, un uomo, un ingegnere, una figura per certi versi anomala del panorama dell'arte e della cultura rinascimentale. Questo interesse per il Vinciano, negli ultimi tempi, è aumentato in modo esponenziale dopo che milioni di persone hanno letto il Codice da Vinci di Dan Brown. Leonardo è per Brown un eretico gnostico o un adepto dei Templari e magari anche un gran maestro del Priorato di Sion; sapeva qualcosa del Santo Graal e credeva che questo, invece di essere un calice, fosse il ventre metaforico o reale di Maria Maddalena.

Venerava allora, Leonardo, il culto del femminino sacro? La Gioconda era il suo autoritratto? Il Giovanni della Cena è Maddalena?
A questi interrogativi proposti dal Codice da Vinci potremmo aggiungerne altri che hanno proposto proprio di recente molti studiosi del vinciano: Leonardo che era un genio dell'arte e della scienza, era ateo, eretico o profeta? Utilizzava un Codice per criptare le sue ricerche eretiche? Siamo tutti concordi nell'affermare che esistono ancora innumerevoli interrogativi sulla vita e l'opera di Leonardo.

Dall'osservazione dei singoli dipinti emergono indubbiamente dei particolari che possono aiutarci a risolvere qualcuno di questi interrogativi.
Leonardo aveva una sua dimensione spirituale e mistica? Era uno gnostico? Era legato ai Fedeli d'Amore? Con questa tesi si intende consolidare l'indirizzo spirituale e mistico di Leonardo attraverso il significato di redenzione che viene espresso nella complessa struttura compositiva della Gioconda stessa che, come ipotizzato recentemente, potrebbe veramente nascondere dietro le mani e nel ventre, non tanto l'uovo alchemico simbolo del peccato primordiale, ma la presenza, obbligatoriamente occultata, di una ricerca di verità considerata eretica dalla Chiesa Romana e che era imperniata su alcune rivelazioni fatte da testi apocrifi come il Vangelo di Tommaso, sul linguaggio delle Sephirot Cabalistiche e sul metodo criptato della Ghematria portato in Italia da Abulafia.

Questi formerebbero il vero Codice di Leonardo e di altri artisti Neoplatonici e Pitagorici. Su queste basi si intende dimostrare l'esistenza di tale via spirituale di Leonardo che, secondo Solari, era molto vicina, almeno per certi aspetti, a quella di Dante Alighieri, espressa nella sua Divina Commedia. Una risposta al più grande degli interrogativi sollevati dal Codice da Vinci, se il Giovanni della Cena sia Maddalena, ci viene data proprio dal Vangelo di Tommaso con queste parole che Gesù, in risposta alla richiesta di Pietro di allontanare Maria dalla cerchia dei discepoli, dice: "Ecco, io la guiderò così da renderla maschio, affinché anche lei diventi un'anima vivente che assomigli a voi uomini.

Infatti ogni donna che si farà maschio entrerà nel regno dei cieli" (Vangelo secondo Tommaso, log.114).
Questa attenzione per Tommaso, da parte di Leonardo, sarebbe testimoniata dalla collocazione privilegiata dell'apostolo nel Cenacolo, alla destra di Gesù, e dal fatto che egli viene rappresentato col dito alzato come il San Giovanni Battista e l'angelo dell'Annunciazione. E' pertanto la Maddalena che si fa uomo ad essere seduta alla sinistra di Cristo o è l'effeminato Giovanni a sembrare Maddalena?
Parallelamente alla lettura mistica ed ai significati simbolici del dipinto, Solari ha cercato di proporre i risultati di una serie di studi e ricerche che lo hanno portato al ritrovamento di alcuni disegni di Leonardo relativi alla realizzazione della Gioconda che permettono di individuare una nuova identità della persona ritratta o di colei che può aver ispirato quel misterioso volto.

Tutte le ipotesi fatte fino ad oggi, da quella del Vasari e dell'anonimo Gaddiano fino al Lomazzo, non avendo il conforto di alcuno studio preparatorio, risultano prive di un reale fondamento e lo dimostra la tangibile contradditorietà delle diverse ipotesi stesse. Il foglio del Codice Atlantico dell'Ambrosiana considerato da Solari propone ben tre indizi legati fra loro: uno studio relativo alla persona ritratta; uno studio sui particolari decorativi del decolletè della Gioconda ed un altro legato al paesaggio dello dipinto.

Sulla base di queste considerazioni la Gioconda potrebbe essere una nobile Milanese e non Fiorentina, così come il paesaggio, prettamente lombardo (coi due laghi), potrebbe costituire la chiave per scoprire la vera identità mistica di Leonardo, una sorta di suo testamento spirituale. E' questo, con molta probabilità, il vero motivo per cui Leonardo portava sempre con sé il dipinto, senza mai separarsene, lasciandolo poi in eredità all'allievo prediletto Francesco Melzi.
Bianca Sforza è pertanto la vera Gioconda? Come ho spesso dichiarato Leopardo era abituato ad immedesimarsi talmente tanto nel personaggio che stava ritraendo che una componente di sé era sempre presente pertanto il ritratto va sempre considerato come una simbiosi fra l'autore e la persona ritratta.Ecco allora plausibile almeno parzialmente l'ipotesi recente della studiosa americana Lillian Schwartz rafforzata da Renzo Manetti che considerano la Gioconda un autoritratto di Leopardo.

Tesi che però non è condivisa da Alessandro Vezzosi se non nel fatto che la Gioconda non possa essere Lisa Gherardini.
Mi sembra più convincente invece l'ipotesi di Magdalena Soest che ritiene possa rappresentare Caterina Sforza avendo trovato una relazione col ritratto della stessa Caterina eseguito da Lorenzo di Credi. Riflettendo su quest'ultima ipotesi è venuto quasi naturale relazionarla all'idea di Mario Alinei e pur considerandola stravagante e fantasiosa mi sono reso conto che se Mario Alinei, per assurdo, potesse avere ragione e quindi che la Gioconda è realmente il ritratto di una morta, allora questa sua tesi rappresenterebbe una conferma per l'identità di Bianca Sforza poiché Caterina morì nel 1509 quando cioè il dipinto poteva essere già stato iniziato o realizzato mentre Bianca morì avvelenata nel 1496 e Leonardo avrebbe solo potuto realizzare il volto della stessa molto dopo la sua morte con lo scopo di creare, probabilmente, un senso di colpa in chi ne aveva causato la prematura scomparsa a cui Leonardo dovette assistere impotentemente.

Prof.

Ernesto Solari

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