Alzheimer: i benefici di un ambiente stimolante sulle funzioni celebrali

Redazione Nove da Firenze
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21 maggio 2007 18:43
Alzheimer: i benefici di un ambiente stimolante sulle funzioni celebrali

Firenze, 21 maggio 2007- L’esposizione a un ambiente stimolante previene la mancanza di memoria e riduce o addirittura determina un recupero dei deficit anatomici. Così almeno avviene per i topi che manifestano tutti i segni tipici dell’Alzheimer umano, ma i risultati della sperimentazione potrebbero avere effetti positivi anche sugli uomini. Ad affermarlo è un studio pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease e firmato da Nicoletta Berardi, del dipartimento di Psicologia dell’Università di Firenze e Istituto di Neuroscienze del CNR (IN-CNR) Pisa, in collaborazione con Lamberto Maffei (Scuola Normale Superiore e IN-CNR Pisa), Chiara Braschi (IN-CNR Pisa), Simona Capsoni e Antonino Cattaneo (“Environmental enrichment delays the onset of memory deficits and reduces neuropathological hallmarks in a mouse model of Alzheimer-like neurodegeneration”).
Negli ultimi 15 anni numerosi studi sull’uomo hanno suggerito che un ambiente stimolante e l’esercizio fisico possono avere effetti benefici sulle funzioni cerebrali, particolarmente in soggetti anziani.

I risultati della sperimentazione condotta dai ricercatori sui topi indicano che condurre una vita attiva e stimolante può agire su fattori endogeni che prevengono la comparsa del declino cognitivo e della neurodegenerazione. L’esposizione a un ambiente fisicamente e cognitivamente stimolante (ambiente arricchito) aumenta infatti l’espressione di fattori neuroprotettivi che possono direttamente influenzare il metabolismo della proteina beta amiloide, il cui accumulo nel cervello porta alla formazione delle placche che caratterizzano la malattia di Alzheimer.
Nel lavoro - diretto da Nicoletta Berardi e Lamberto Maffei e frutto di un progetto Telethon coordinato dalla stessa Berardi – i ricercatori hanno esposto topi che costituiscono un modello della malattia di Alzheimer sporadica (topi AD11, un modello innovativo di Alzheimer derivato da Antonino Cattaneo e da Simona Capsoni alla SISSA di Trieste) a un ambiente arricchito a due mesi di età, ovvero prima della comparsa dei deficit cognitivi ma quando è già visibile un deficit a carico del sistema colinergico, importante per l’apprendimento e la memoria.

L’esposizione è stata interrotta a sette mesi di età, quando i deficit cognitivi e anatomici sono ben evidenti. Sono stati usati due test, uno per la memoria di riconoscimento visiva e uno per la memoria spaziale. Nei topi AD11 di 7 mesi esposti ad arricchimento ambientale non era presente alcun deficit di memoria; anche in topi di 12 mesi, usciti dall’arricchimento da 5 mesi, la prestazione risultava uguale a quella di topi normali. Gli effetti benefici dell’arricchimento ambientale si estendono quindi oltre la fine del periodo di esposizione all’ambiente arricchito.
“I risultati della sperimentazione, mostrano che l’esposizione ad arricchimento ambientale previene la comparsa di deficit cognitivi, che comparirebbero a 4 mesi nei topi AD11, fino ai 12 mesi di età, riduce il deposito di proteina beta amiloide e recupera il deficit colinergico, suggerendo che tale esposizione è efficace nel contrastare la progressione dell’Alzheimer sporadico – ha commentato Berardi, ordinario di Psicobiologia e psicologia fisiologica - Stiamo verificando se gli effetti benefici sono presenti anche quando i topi AD11 sono esposti all’ambiente arricchito ad età maggiori di 2 mesi, quando i deficit cognitivi sono già manifesti e la neurodegenerazione più severa”.
“I nostri risultati potrebbero avere una ricaduta diretta per la malattia di Alzheimer umana – ha aggiunto la prof.ssa Berardi - in quanto suggeriscono che la stimolazione ambientale può influenzare il decorso della malattia.

Data la natura non invasiva dell’arricchimento ambientale il divario fra ricerca di base e applicazione clinica potrebbe non essere troppo vasto”.
La malattia di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che costituisce la causa più comune di demenza nel mondo. Inizia di solito con un puro deficit cognitivo, seguito da una inarrestabile progressione della perdita delle capacità mnemoniche, di ragionamento, di astrazione, di eloquio ed è caratterizzata da una cospicua perdita neuronale.

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