40 anni dalla morte di don Milani: il 6 maggio inaugurazione di una mostra fotografica permanente a Barbiana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 maggio 2007 14:29
40 anni dalla morte di don Milani: il 6 maggio inaugurazione di una mostra fotografica permanente a Barbiana

Quest’anno ricorre il 40° anniversario della morte di don Lorenzo Milani, scomparso il 26 giugno 1967 a soli 44 anni. Per il ricordarlo sono state messe in campo alcune importanti iniziative illustrate stamani dal Presidente della Provincia Matteo Renzi e da Michele Gesualdi, Presidente della Fondazione don Milani, allievo della scuola di Barbiana e già Presidente della Provincia di Firenze. Un convegno si terrà il 5 maggio con inizio alle ore 9,30 nella Sala di Luca Giordano della Provincia di Firenze, in Palazzo Medici Riccardi, sul tema: “Don Lorenzo Milani e i valori costituzionali nell’educazione dei giovani”.

Al centro dei lavori un aspetto molto presente nell’insegnamento di don Milani, ma fino ad oggi poco esplorato.
Durante il convegno, che sarà concluso dal Ministro Vannino Chiti, sarà proiettato un filmato d’epoca col priore di Barbiana che legge un passo di “Lettera ai giudici”.
Il giorno successivo a Barbiana, alle ore 15, sarà inaugurata la Mostra fotografica permanente “Barbiana:il silenzio diventa voce”, a completamento del percorso didattico realizzato lo scorso anno dalla Fondazione col recupero degli strumenti e dei luoghi didattici originali per consentire di conoscere i metodi d’insegnamento seguiti da don Lorenzo nella sua scuola.
La mostra fotografica, con oltre 150 foto d’epoca, molte inedite, bianco-nero lavorate in digitale, ripercorre la vita di don Lorenzo dalla sua giovinezza al seminario, all’arrivo a Barbiana sino agli sviluppi della scuola, con scene delle lezioni, delle discussioni, dei momenti di vita in comune.

Gli scatti si concentrano soprattutto sugli anni trascorsi a Barbiana, sui luoghi, i volti e le atmosfere che don Milani trovò e ritraggono in modo obiettivo e lucido, con un poetico ma mai melodrammatico realismo, i ragazzi che si sono incontrati e si sono formati in quelle atipiche aule.
Il percorso fotografico, dal titolo emblematico per un luogo in cui dal silenzio del non sapere i figli dei poveri e dei contadini hanno acquisito la consapevolezza che il sapere e la parola rendono uguali, si conclude con la Barbiana dopo la morte di don Lorenzo e la Barbiana oggi, dopo il recupero attuato dalla Fondazione.

La mostra è così un contributo per rendere sempre più completo il messaggio che l’esperienza di Barbiana trasmette alle decine e decine di scolaresche e visitatori che ogni anno salgono in quei luoghi.
Quel ‘silenzio’ che è depositario di una cultura non scritta, che si tramanda di generazione in generazione e che non emerge mai dato che gli ultimi non scrivono libri, non fanno convegni non tengono conferenze. A Barbiana quel silenzio si è fatto voce e ha fatto emergere quella cultura che ha parlato così forte e che dopo 40 anni continua a muovere, a commuovere, ad esaltare o a urtare.

La mostra, ideata e progettata dalla Fondazione con il contributo di Comune, Provincia di Firenze e Regione Toscana, è curata da Sandra Gesualdi e Mauro Mannini che, grazie ad un allestimento semplice e minimalista, hanno realizzato un percorso fotografico che vuole avere una valenza didattica e divulgativa, senza caricature estetiche, in coerenza con gli spazi semplici e ridotti (la saletta espositiva è l’ex fucina in cui i ragazzi imparavano a lavorare con il ferro) lontani dai consueti ampi spazi museali.
La mostra è visitabile insieme al percorso didattico previa prenotazione presso la Fondazione al numero 055/418811.
La vita di don Lorenzo Milani è stata breve ma intensa e ha lasciato profondamente il segno nella storia religiosa educativa e sociale della seconda metà del novecento.
Fu esiliato a Barbiana sui monti dell’Appennino toscano perché doveva tacere.

Il suo modo di fare il sacerdote, più attento agli ultimi che non al tradizionale mondo cattolico, era considerato inopportuno per l’epoca e non c’era posto più adatto di Barbiana per allontanarlo dalla gente: Barbiana non era niente, non era un paese, non era un villaggio, ma solo una chiesa con la canonica e poche povere case sparse nel bosco. Senza scuola, senza strade, senza luce, senza acqua potabile, senza popolo (solo 40 anime), senza futuro, senza speranza: un vero esilio ecclesiastico per un sacerdote di 31 anni.
Chiunque in quella situazione si sarebbe disperato.

Lui ricominciò la sua vita organizzando una scuola per i primi sei ragazzi che finirono le elementari: una scuola unica al mondo, unica per ragazzi tutti figli di contadini, unica per orari, otto ore al giorno per tutti i giorni comprese le domeniche e le feste, unica per metodo, unica per insegnanti, una scuola severa e impegnativa che poneva ai ragazzi obiettivi alti mai legati all’interesse individuale, ma sempre con lo sguardo rivolto alla umanità sofferente.
Da quella scuola nel maggio ’67, un mese prima che don Lorenzo morisse, col libro “Lettera a una professoressa” furono ferocemente messi sotto accusa i difetti della scuola di Stato e per questi lunghi quaranta anni Barbiana è stata stimolo e spina nel fianco della scuola pubblica.
La prima volta che si cominciò a parlare pubblicamente di don Lorenzo Milani fu in occasione della pubblicazione del suo libro “Esperienze pastorali”, un libro innovativo che fece molto clamore ma dopo pochi mesi fu ritirato dal commercio per disposizione delle Autorità ecclesiastiche perché lettura ritenuta inopportuna per il mondo cattolico dell’epoca.
Si ritornò a parlare di lui quando fu denunciato e processato per apologia di reato per aver difeso l’obiezione di coscienza contro i cappellani militari della Toscana che in un loro comunicato l’avevano definita “espressione di viltà”.

In quella occasione scrisse la ‘Lettera ai giudici’, un documento di notevole spessore morale e sociale.
La sua breve vita è stata segnata da contrasti e incomprensioni, ma dopo la sua morte don Milani si è imposto in tutta la sua grandezza ed oggi è punto di riferimento per molti, nella Chiesa, nella scuola e nella società.

Una discussione aperta sul cinema e la televisione insieme alla gente di spettacolo fiorentina e toscana o comunque legata al territorio per ricordare il cineasta Andrea Frazzi morto l'anno scorso.

Un momento di dibattito e riflessione, ma anche l'occasione per vedere il documentario su Don Milani "I Care" realizzato dal fratello di Andrea, Antonio Frazzi, che sarà proiettato in anteprima nazionale a Palazzo Vecchio (alle 21 nel Salone dei Duecento) il 4 maggio, primo anniversario della morte. La giornata organizzata dal Comune insieme al Circolo e Fondazione Fratelli Rosselli con il contributo della Mediateca regionale toscana vuole essere non solo una commemorazione ma anche dare lo spunto per aprire una discussione, sulla base della memoria di un regista fiorentino, sul cinema, la televisione, il video, la videoarte, il digitale e tutto l'universo audiovisivo che oggi è in profonda rivoluzione.

Tanti quindi i temi che verranno affrontati durante il dibattito che si aprirà alle 16 nella Sala degli Elementi (Palazzo Vecchio) e a cui prenderà parte il sindaco Leonardo Domenici insieme all'onorevole Valdo Spini oltre agli addetti ai lavori e ad esponenti della cultura fiorentina.. I lavori verranno aperti dal regista e docente universitario all'Università di Roma Vito Zagarrio. Interverranno, oltre all'assessore alla cultura del Comune Giovanni Gozzini, Stefania ippoliti della Mediateca regionale toscana, Nicola Cariglia della sede rai fiorentina, il regista Paolo Benvenuti, il critico cinematografico Claudio Barabba.

Il documentario 'I care' verrà proiettato nella seconda parte della giornata che comincerà alle 21 nel Salone dei Duecento e in cui è prevista anche la proiezione del backstage di 'Certi Bambini' girato da Andrea e Antonio Frazzi.

Si inaugura sabato 5 maggio la mostra "Le radici della partecipazione: Firenze e il suo territorio" a cura dell'Associazione Archivio del Movimento di Quartiere di Firenze. È un'iniziativa ospitata dal Comune di Calenzano in occasione del 40° anniversario di "Lettera a una professoressa" la storica pubblicazione frutto della scrittura collettiva del gruppo di ragazzi seguiti da Don Lorenzo Milani, che iniziò la sua attività proprio a Calenzano, nella parrocchia di San Donato. L'inaugurazione avverrà sabato 5 maggio, alle 17.00, presso la scuola media "A.

da Settimello", in via Mascagni, 15. Sono previsti interventi dell’Assessore alla Cultura del Comune di Calenzano Alessio Martinelli e dell’Associazione "Gruppo Don Lorenzo Milani". La mostra sarà aperta al pubblico il 5, 6, 12 e 13 Maggio, con orario 10.00 – 13.00 e 16.00 – 20.00

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