Sanità: dalla Commissione no alla vendita delle medicine al supermercato

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 giugno 2006 16:06
Sanità: dalla Commissione no alla vendita delle medicine al supermercato

No alla liberalizzazione della vendita dei farmaci, sì alla tutela della funzione di servizio pubblico e alla ricerca di nuove soluzioni che possano soddisfare maggiormente le esigenze dei cittadini, ma anche preservare il principio di appropriatezza nel consumo dei medicinali. Questo, in sintesi, il messaggio che proviene dal dibattito svolto dalla Commissione sanità, che questa mattina ha ascoltato una comunicazione dell’assessore al diritto alla salute Enrico Rossi su “Disposizioni in materia di pianta organica e concorsi per sedi farmaceutiche”.

Il presidente della Commissione Fabio Roggiolani (Verdi) ha anche annunciato che si farà promotore della presentazione di una legge nazionale, da elaborare in Commissione (è facoltà dei Consigli regionali presentare proposte di legge al Parlamento), che vada in questa direzione: niente vendita di farmaci nei supermercati, ma revisione della normativa che riguarda le farmacie, ormai più che datata, per migliorare la copertura territoriale del servizio di fornitura dei medicinali.

L’assessore Rossi, in Commissione, ha comunicato che è intenzione della Giunta regionale della Toscana elaborare una nuova proposta di legge sulla pianta organica e i concorsi per le sedi farmaceutiche per introdurre una disciplina parzialmente “derogatoria” di quella statale.

Di fatto, visto che ogni farmacia ha un suo bacino di utenza definito, si pensa di ricorrere a delle “proiezioni”, e non più ai dispensari, per permettere l’apertura di farmacie soprattutto in piccoli comuni o località disagiate. Se un sindaco, ha spiegato l’assessore, ritiene che sia il caso di aprire una farmacia in una frazione, ad esempio, di 1000 abitanti, potrà chiedere al farmacista nel cui bacino di utenza ricade la frazione di aprire una sorta di “succursale” della farmacia principale, funzionante a tutti gli effetti.

Se il farmacista in questione non è disponibile il sindaco si potrà rivolgere alla farmacia immediatamente più vicina e, in terza battuta, potrà indire un concorso per l’apertura di una nuova farmacia. “In questo modo abbiamo calcolato – ha detto Rossi – che in Toscana potrebbero essere aperte circa 50 nuove farmacie, dando così una risposta occupazionale a molti giovani usciti dalle università”. Un altro obiettivo che la nuova legge si pone è quello di decentrare la procedura per i concorsi, prevedendo anche un termine più breve per l’apertura del nuovo esercizio.

L’assessore ha affermato che a suo parere “la proposta di vendere farmaci di fascia C nei supermercati è pericolosa, perché alla lunga porterebbe alla liberalizzazione della vendita dei farmaci di qualsiasi tipo”.

“Siamo d’accordo – ha commentato il presidente della Commissione Fabio Roggiolani -. Alcune raccomandazioni sono essenziali: primo, evitare qualsiasi tipo di semplificazione che alimenti lo sviluppo del farmaco da banco quale oggetto puramente commerciale; secondo, prevedere che ogni vendita di farmaci avvenga tramite un laureato in farmacia; terzo, snellire le procedure concorsuali, evitando deroghe al principio che prevede concorsi su base provinciale”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, seppure con alcune precisazioni e differenziazioni, gli interventi degli altri membri della Commissione sanità. Paolo Bartolozzi (Forza Italia) ha auspicato “una nuova normativa nazionale in questo settore” e ha avvertito che “serve una certa elasticità e uno studio accurato della situazione per far sì che rimanga un vantaggio economico per chi decide di aprire una farmacia”. “Si può anche liberalizzare – ha concluso – ma tenendo presente la funzione di servizio pubblico che la farmacia svolge”.

“E’ importante che la Giunta abbia deciso di intervenire su una normativa ormai decisamente superata – è stato il commento di Rosanna Pugnalini (Ds) – perché parti importanti del territorio ad oggi rimangono scoperte dal servizio offerto dalle farmacie”.

E se per Alberto Monaci (Margherita) “la delicatezza della materia richiede una riflessione approfondita”, Luca Ciabatti (Rifondazione Comunista) e Filippo Fossati (Ds) hanno posto entrambi l’accento sull’esigenza da un lato di rompere con meccanismi che prevedono diritti di discendenza e rendite storiche per i proprietari di farmacie, dall’altro di “evitare – sono le parole di Ciabatti - il rischio di un imbarbarimento nella vendita dei farmaci offrendo un’alternativa: un servizio migliore ai cittadini”.

“Quando si parla di farmaci – ha concluso Fossati – non bisogna alimentare il mercato, bensì l’appropriatezza del consumo”. (cem)

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