Termovalorizzatore: necessario bruciare le tappe?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 maggio 2006 18:38
Termovalorizzatore: necessario bruciare le tappe?

La stampa locale scrive della volontà di spostare la realizzazione del Termovalorizzatore di 200 metri rispetto al progetto precedentemente indicato. "Quali conseguenze sulla valutazione di impatto sanitario? -domandano i consiglieri provinciali di AN, Piergiuseppe Massai, Guido Sensi, Nicola Nascosti- Se tale modifica assicura l’osservazione del Piano Provinciale dei Rifiuti e se tale modifica non influenza i risultati delle valutazioni di impatto Sanitario effettuate sul sito precedentemente individuato prima della decisione del sopracitato spostamento".

Unaltracittà/Unaltromondo ritiene doveroso offrire qualche informazione sul processo formale che sta dietro la proposta di spostare di 200 metri il luogo dove dovrebbe sorgere il futuro inceneritore della Piana.

Nessuno infatti ricorda che, al momento attuale, siamo in una fase di pianificazione, cui dovrà seguire un progetto sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale il cui compito, fra l'altro, sarà anche quello di confrontare diverse alternative di localizzazione, e solo in quella fase - e non semplicisticamente a priori non si sa bene in base a quali criteri - affermare che 100 metri più a nord non va bene, 50 metri più a est forse, un chilometro a ovest sì.
Unaltracittà/Unaltromondo si augura, e agirà di conseguenza, che le considerazioni sulla tutela della salute pubblica consiglino di ridiscutere la scelta dell'incenerimento prima della fase progettuale, ma, se ciò non avverrà, la Valutazione di Impatto Ambientale non potrà che essere rigorosa nel considerare tutti i fattori in campo, comprese le comprovate ricadute negative sull'ambiente circostante e la salute dei cittadini, e gli effetti cumulativi di eventuali altri impianti in progetto in ambiti limitrofi.

E dovrà, come previsto dalla legislazione nazionale e regionale, considerare anche "l'Opzione Zero" ovvero la rinuncia di costruire l'impianto.
A questo proposito crediamo che vada posto al centro del dibattito la tutela della salute pubblica e dunque che sia necessario tener conto conto dei risultati dei numerosi studi che dimostrano, senza equivoci, che l'incenerimento dei rifiuti produce una consistente quantità di sostanze nocive, a partire dalle nanoparticelle (PM 2,5 ma anche PM 1) individuate in svariate ricerche scientifiche, non ultima lo studio condotto dalla Società Britannica di Medicina Ecologica che mette sotto accusa i cosiddetti inceneritori di ultima generazione
Se il processo politico-amministrativo che porta oggi a desiderare la costruzione di nuovi incenritori è partito nel 1999, sarebbe quindi doveroso confrontarsi con le accresciute conoscenze e le possibili innovazioni che oggi possono essere introdotte, a partire dal trattamento a freddo dei rifiuti proposto più volte dalla società civile e dai cittadini organizzati, fino alle pratiche, che virtuosamente coinvolgono sempre più città, ad esclusione della nostra, di raccolta differenziata spinta.

Gli esempi sono molti, da Treviso a New York, ma è quello che accade a San Francisco a colpirci particolarmente. La città statunitense ha infatti, 800mila abitanti, più pendolari e turisti, esattamente il doppio di Firenze. Grazie ad una nuova normativa che sostiene il riciclaggio, in soli 4 anni (dal 1999 al 2002) la raccolta differenziata è passata dal 42% al 63%. Nello stesso periodo Firenze è passata dal 17% al 27%, e oggi è ferma al 32%.
Infine, con una certa frustrazione, non possiamo non notare come i numerosi interventi critici nei confronti dell'incenerimento da parte di medici, esperti, comitati di cittadini, associazioni ambientaliste, forze politiche, siano sempre e sempre di più suffragati e rafforzati da dati scientifici, studi, proposte alternative, che non vengono mai confutati, più spesso ignorati, talvolta derisi o semplicemente negati senza argomentazioni.

Tutte le volte che ci troviamo a discutere, e sono troppo poche, ci sentiamo dire semplicemente che gli impianti di oggi sono più moderni di quelli di alcuni anni fa, che sono "sicuri" (ma il significato non è dato sapere: quante tonnellate di PM 2,5 e di PM 1 rilasciano, quanta diossina, quanti furani, quanti metalli pesanti respireremo?), che saranno monitorati. Onestamente, vi sembra sufficiente?

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