La seconda giornata del Presidente Ciampi a Livorno

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 maggio 2006 18:30
La seconda giornata del Presidente Ciampi a Livorno

Livorno è stata per un giorno al centro dell’attenzione di tutta l’Italia. Si attendeva la risposta del Presidente Ciampi alla proposta di rimanere al Quirinale per un altro settennato. Anche da Livorno è venuto un invito a restare. Ciampi ha pronunciato in proposito solo due parole: “Ora vediamo”.
"Personalmente -spiega Claudio Martini, Presidente della Regione Toscana- ho evitato di chiedere al Presidente di esprimersi sulla possibilità di un suo secondo mandato. Trovo irrispettosa una pressione del genere sul Capo dello Stato.

Ciampi è una figura di grandissimo valore, che nessuno potrebbe mettere in discussione, e penso sia giusto e doveroso lasciare a lui la decisione. La visita di oggi ha confermato il grande attaccamento del Presidente a Livorno e alla Toscana. Un affetto pienamente ricambiato dai suoi concittadini e da tutti i toscani. Possiamo dire con orgoglio di aver sempre avuto un rapporto speciale con Carlo Azeglio Ciampi. Negli anni in cui ha saputo entrare nel cuore di tutti gli italiani, noi toscani lo abbiamo sentito ancora più vicino: per questo è stato e resterà il nostro Presidente.

In questi sette anni che Ciampi ha trascorso al Quirinale, lo scenario italiano ed internazionale ha subito cambiamenti inimmaginabili. La Toscana che il Presidente ha incontrato a Livorno è una regione impegnata a fare i conti con gli effetti esplosivi della globalizzazione: pesanti contraccolpi e grandi potenzialità. Cambiamenti profondi che mettono in crisi posizioni consolidate e condizionano i sistemi produttivi e i livelli occupazionali. La Toscana è davanti a un bivio, da una parte la scelta di contenere gli effetti del mutamento dello scenario globale, e dall’altra la necessità di affrontare la strada del cambiamento.

Alla nostra regione, così come al nostro Paese chiamato ad agganciare il treno della crescita, servono più qualità e più dinamismo. Dobbiamo riuscire a far emergere le qualità e i talenti inespressi. Abbiamo bisogno di un tessuto sociale e produttivo motivato e fiducioso.

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