Mecenatismo nel tempo al Pecci di Prato

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 settembre 2005 19:35
Mecenatismo nel tempo al Pecci di Prato

Il 2 ottobre, in occasione della II Giornata Nazionale degli Amici dei Musei, si inaugura la manifestazione dal titolo “Un’opera, un museo. Mecenatismo nel tempo” che rimarrà aperta fino al 9 ottobre. Questa iniziativa unisce, con un interessante percorso tematico, due importanti musei cittadini, Palazzo Datini - Archivio di Stato e il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci e ricostruisce la storia di due personaggi illuminati, il trecentesco Francesco di Marco Datini e il contemporaneo Enrico Pecci.



La manifestazione è promossa da: Associazione pratese Amici dei Musei e dei Beni Ambientali
con il patrocinio di: Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le Provincie di Firenze Pistoia Prato, Provincia di Prato, Comune di Prato, Agenzia per il Turismo di Prato, CESVOT.

Il programma della giornata del 2 ottobre prevede due momenti di apertura al pubblico, nelle due sedi verrà effettuato un reciproco scambio di alcune opere da una struttura all’altra per sottolineare, pur nella loro diversità, la presenza di un filo sottile ma tenace che lega l’uomo all’arte nel corso della storia.



La mattina presso l’Archivio di Stato in Palazzo Datini dalle ore 9 si svolgerà una tavola rotonda sul tema del mecenatismo mercantile medievale alla quale interverranno il cav. Franco Gravina, la dott.ssa Paola Giugni, il dott. Bruno Santi, il prof. Giampiero Nigro, la dott.ssa Diana Toccafondi, il dott. Paolo Benassai e il prof. Daniel Soutif. A seguire, alle 10.45 si terrà la visita guidata al palazzo e alle opere d’arte contemporanea.
Il pomeriggio presso il Centro Pecci dalle ore 15 inizierà il dibattito sul tema del mecenatismo imprenditoriale contemporaneo e sul suo influsso positivo e promozionale sul territorio, con interventi del cav.

Franco Gravina, del dott. Andrea Mazzoni, del prof. Giampiero Nigro, del dott. Umberto Cecchi, del prof. Daniel Soutif, della dott.ssa Diana Toccafondi e del dott. Paolo Benassai. Alle 16.45 è prevista la visita alla collezione ed alle opere provenienti da Palazzo Datini.

Schede delle opere in prestito dal Centro Pecci a Palazzo Datini - Archivio di Stato:
Antonio Catelani,Ordinare, 1985-86. Si tratta di un’installazione composta da sei sculture acrome, in lamiera di ferro e di forma irregolare, che l’artista fiorentino ha disposto a terra seguendo due criteri: la regola razionale e il principio di organizzazione autonoma delle forme.

Il titolo evidenzia la tensione alla costruzione, tipica del lavoro di Catelani, e la ricerca di una norma che organizzi ogni elemento in un insieme ulteriore.

Erwin Wurm, Tank, 1987. Nella produzione dell’artista austriaco è possibile rintracciare due costanti punti di riflessione e d’interesse: l’impiego di oggetti di uso quotidiano e l’attenzione al volume e alla plasticità di questi. Esemplare è, al proposito, Tank un contenitore vuoto in ferro e acciaio ricoperto di piombo; esso è una sorta di residuo bellico con “una storia da raccontare” e un significato nascosto, spesso duplice e ambivalente, a cui l’artista si incarica di dare voce.

Schede delle opere in prestito da Palazzo Datini – Archivio di Stato al Centro Pecci:
Madonna con bambino, rilievo in stucco del tardo Quattrocento, opera che è tutt’ora oggetto di studi.
Due opere di Tommaso di Piero del Trombetto: Monte Pugliesi, 1491-1492 e Francesco Datini, 1491-1492.

Si tratta di due piacevoli ritratti su tavola; il primo del terziario francescano Monte Pugliesi, che istituì nel 1283 il Ceppo poi detto “Vecchio” e il secondo di Francesco Datini, creatore del “Nuovo Ceppo”. Le opere, precedentemente ospitate nel Salone Comunale, pervennero ai Ceppi probabilmente nell’Ottocento.
Tommaso di Piero del Trombetto, artista, artigiano e ceraiolo pratese, attivo tra gli ultimi decenni del Quattrocento e i primi del Cinquecento, fu influenzato dall’esempio delle prospere botteghe fiorentine da cui ricavò modelli formali adattandoli al gusto della committenza pratese e caratterizzandoli con una religiosità quieta e domestica.

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