Le politiche per l'innovazione realizzate in Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 gennaio 2005 19:11
Le politiche per l'innovazione realizzate in Toscana

Firenze, 11 gennaio 2005- E' un contesto in contraddizione quello che caratterizza il sistema innovativo toscano, con un sistema produttivo non ancora adeguato in termini di performance innovativa alle forti potenzialità della ricerca scientifica pubblica. Da una parte, infatti, un tessuto imprenditoriale non particolarmente incline a realizzare investimenti di una certa rilevanza in ricerca e innovazione, con uno stock di conoscenze tecnico scientifiche e di capitale umano non pienamente utilizzato; dall'altra, centri di ricerca pubblici e universitari con elevata capacità di acquisizione e coordinamento di risorse per la ricerca (pubbliche e private, a livello nazionale ed internazionale) ed un sistema delle istituzioni disposto a destinare ingenti risorse all'attività di Ricerca e Sviluppo.

Questo gap tra risultati della ricerca e possibilità di utilizzo di questi da parte delle imprese del territorio, derivante dal fatto che la "ricerca di eccellenza" in Toscana è svolta prevalentemente in settori vicini alla frontiera tecnologica (biotecnologie, farmacogenomica, ecc.) e dunque con poche opportunità di applicazione per gran parte delle imprese toscane, operanti in settori a medio-basso contenuto tecnologico e con dimensioni marcatamente ridotte, spiegherebbe alcuni limiti della capacità competitiva del modello toscano e la mancanza di ricadute innovative della ricerca sull'intero territorio.

E' il quadro che emerge dallo studio realizzato da Unioncamere Toscana, presentato nell'ambito di un convegno aperto dai presidenti della Regione Toscana, Claudio Martini, e di Unioncamere Toscana, Pierfrancesco Pacini.

"Attraverso questa ricerca - ha spiegato Pacini - vogliamo inoltre proporre una metodologia di valutazione delle iniziative volte a favorire i processi innovativi delle imprese, che potrà essere migliorata ed estesa all'insieme delle politiche per l'innovazione".

"Troppo spesso si dà per scontato che le risorse pubbliche destinate abbiano risultati favorevoli, mentre il «profilo innovativo» della Toscana non appare ancora oggi congruente con il livello di benessere raggiunto. Pur tuttavia, gli indicatori tradizionali - numero di ricercatori, numero di brevetti concessi, importi investiti in Ricerca e Sviluppo, ecc. - non permettono di misurare fino in fondo gli effetti delle iniziative politiche: a questo proposito, si ritiene necessario sviluppare ed implementare nuovi indicatori in grado di misurare il livello della ricerca, l'impatto dei risultati in termini di appropriabilità da parte del sistema produttivo, le ricadute delle politiche pubbliche in termini di capacità competitiva dell'intero sistema".

Sulla base degli indicatori ufficiali, la Toscana appare in effetti in una posizione più «arretrata» rispetto ad altre regioni europee, con riguardo a vari indicatori ed a parità di reddito.
La spesa regionale per ricerca e innovazione è in linea con i valori nazionali (1,14% sul PIL contro 1,16% nazionale), ma l'incidenza della componente pubblica (0,78% del PIL, 3° posto dopo il Lazio e la Lombardia) supera quella delle imprese (0,35% del PIL per un 6° posto).
L'«anomalia» appare ancora più evidente rispetto alle 173 regioni UE.

La Toscana è al 44a posto per quota di spesa in R&S (ricerca e sviluppo) pubblica; al 131a nella quota di R&S finanziata dalle imprese, seguita da 10 regioni italiane, 11 greche, 10 spagnole, 6 portoghesi, 2 francesi e solo 5 di Paesi UE non mediterranei.
La posizione della Toscana scende se si considera la dotazione di laureati sulla popolazione (157a con il 9,84%; 21,78% la media UE); la propensione alla formazione (è formato solo il 4,97% del totale lavoratori; Ue 8,52%); la produzione di brevetti (67,7 brevetti per milione di abitanti contro la media UE di 161,1).

Lo studio condotto da Unioncamere Toscana si sviluppa su tre temi, che costituiscono altrettante linee di ricerca: il quadro delle politiche per l'innovazione realizzate in Toscana nel corso degli ultimi anni; la ricerca pubblica e le potenzialità di trasferimento tecnologico a favore del sistema produttivo regionale; una valutazione di impatto di un intervento in materia di innovazione condotto negli ultimi anni dalla Regione Toscana.


LO STUDIO DI UNIONCAMERE TOSCANA

1.

Le politiche per l'innovazione realizzate in Toscana
Nel caso della Toscana, negli anni passati, si è manifestato un comprensibile orientamento verso una tipologia di interventi a sostegno dell'innovazione a carattere prevalentemente "diffusivo", diretta conseguenza dell'affermarsi a livello europeo di politiche di natura sistemica ed a carattere trasversale sotto il profilo settoriale e tecnologico. Come risultato delle difficoltà di adattamento di tali politiche alla realtà territoriale toscana, sommate alle debolezze strutturali dell'industria regionale nei settori ad alta tecnologia, tale orientamento non appare oggi necessariamente il più efficace per innescare più sostenuti processi innovativi, limitando pertanto le ricadute delle risorse pubbliche destinate alla ricerca ed al trasferimento tecnologico.
La priorità principale da perseguire per il futuro dovrebbe essere, pertanto, quella di riequilibrare i diversi ambiti delle politiche per l'innovazione e per la ricerca, generando un quadro di intervento più ampio e più solido.

Occorrerebbe, in particolare, operare in due direzioni: rafforzare l'elaborazione di una politica regionale per la ricerca (con particolare riferimento a quella pubblica) che consenta di ampliare lo stock di competenze tecnico-scientifiche, favorire la mobilità del capitale umano tra aziende e laboratori di ricerca, sviluppare interventi rivolti a «catturare» gli spillover prodotti dalla ricerca pubblica regionale in alcuni settori strategici che non trovano ancora sufficiente rispondenza nel tessuto imprenditoriale regionale.

2.

Approfondimento sulla ricerca pubblica e sul trasferimento tecnologico in Toscana Oggi, la ricerca pubblica è centrata sui tre poli universitari (Firenze, Pisa, Siena), 2 aree del CNR (Firenze, Pisa), alcuni centri di eccellenza (S. Anna, Scuola Normale), 27 strutture di ricerca, ed è superata per numero solo da Lazio (38) e Lombardia (29).
La ricerca pubblica toscana attira il 20% delle risorse nazionali (seconda al Lazio ma prima di Lombardia, Piemonte, Campania) ed ha una quota di autofinanziamento che si aggira, nel periodo 2000-2002, tra il 42% e il 50% (percentuale di risorse derivanti da incarichi di ricerca ottenuti in Europa).

Anche le competenze accumulate dagli Atenei toscani si traducono in una capacità crescente di acquisire risorse (21 milioni di euro nel 2003), con un aumento medio annuo dei propri fondi del +13,3% (+5,9% il dato nazionale) che tocca il +21,8% (contro +5,9%) nell'area scientifica e il +5,1% (contro 0,7%) in quella tecnologica.
A livello regionale le aree di attività più consistenti risultano essere, quelle delle scienze naturali ed ambientali (18,1%), delle scienze biomediche e della farmaceutica (13,4%), dell'informatica e telecomunicazioni (10,1%), delle scienze biologiche e biochimiche (8,7%), della chimica e della fisica (entrambi 8,1%). Firenze ha la leadership nell'architettura e ingegneria civile, e una presenza rilevante nelle scienze naturali e ambientali (12 centri), nelle scienze biomediche e farmaceutiche (7 centri), nella fisica (7 centri).

A Pisa, si registrano un numero elevato di centri nelle aree legate alle ICT (8 centri su 15 regionali), unito ad una presenza consistente nei settori delle scienze naturali e ambientali (12 centri), nell'elettronica (6 centri), nelle scienze biologiche e biochimiche (6 centri), nella fisica (5 centri). Siena si caratterizza per una minore varietà settoriale, e per l'elevato peso relativo delle scienze biologiche e delle scienze biomediche, che sono il 42,8% dei centri presenti in provincia, rappresentando la specializzazione principale dell'area.

Le altre province si caratterizzano per la presenza di centri specializzati nell'elettromeccanica e di centri di trasferimento tecnologico, che rappresentano insieme il 75% dei centri totali per queste aree; la minore concentrazione di tali centri in aree distanti da quelle universitarie appare coerente con le caratteristiche produttive di settori tecnologici più maturi, in cui la necessità di un continuo scambio con la ricerca accademica è molto minore.

3. L'impatto delle politiche regionali per l'innovazione
L'intervento prescelto per la valutazione, in accordo con la Regione Toscana, è stata l'azione 3.2 («Servizi tecnologici») del Docup Ob.

2 1997-1999 che offriva un aiuto diretto alle piccole e medie imprese per la realizzazione di progetti di studi di fattibilità, piani, o disegni per prodotti, processi produttivi o servizi nuovi, modificati o migliorati, compresa la creazione di un primo prototipo non idoneo a fini commerciali. L'analisi di Unioncamere ha messo in luce alcuni limiti delle ricadute generate dai fondi erogati, attraverso un confronto fra imprese beneficiarie e non beneficiarie. Gli effetti positivi hanno riguardato principalmente le performance legate al fatturato, mentre non si registra un impatto strutturale significativo in termini di una accresciuta capacità innovativa delle imprese «trattate» (ossia, delle imprese beneficiarie dell'intervento), misurata soprattutto in termini di propensione verso le spese in R&S di lungo periodo.

Ciò è dovuto, come si è già sottolineato, anche alle perduranti difficoltà di adattamento dei nuovi orientamenti europei in materia di politica per l'innovazione alla particolare realtà regionale, non agevolando il dialogo tra istituzioni, centri di ricerca ed imprese in termini di possibilità di cooperazione. Non mancano poi difficoltà sul piano attuativo, difficoltà legate alla mancanza di progetti di sistema da parte delle imprese che chiedono finanziamenti, le quali esprimono ancora una estrema frammentazione progettuale, ed ai problemi strutturali e dimensionali che contraddistinguono le imprese del nostro territorio.

4.

Proposte
Alla luce dei risultati dell'indagine, Unioncamere Toscana identifica alcune linee guida sulle qual muoversi, dando la priorità all'elaborazione di una politica regionale per la ricerca in grado di: operare un tentativo di armonizzazione tra le politiche europee e regionali per l'innovazione, aumentandone al flessibilità di adattamento al sistema innovativo toscano; incrementare la quantità di competenze tecnico-scientifiche presenti nelle imprese toscane e «catturare» le ricadute prodotte dalla ricerca in alcuni settori strategici, legati anche alle tecnologie della Terza Rivoluzione Industriale (tecnologie legate all'informatica e telecomunicazioni).
Il principale beneficio di una politica più orientata verso le tecnologie e i settori legati alla Terza Rivoluzione Industriale sarebbe quello di favorire una maggiore apertura del sistema economico toscano.

L'obiettivo operativo dovrebbe essere quello di attirare sul territorio, attraverso opportuni incentivi, soggetti imprenditoriali e di ricerca che operano (e opereranno sempre più) come partner della ricerca toscana sia su scala nazionale che internazionale.

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