Dentro il Palazzo
Barbaro: ineludibile il coinvolgimento attivo della società civile cittadina alla definizione del Programma di mandato

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 dicembre 2004 19:18
Dentro il Palazzo<BR>Barbaro: ineludibile il coinvolgimento attivo della società civile cittadina alla definizione del Programma di mandato

di Antongiulio Barbaro, Vicecapogruppo DS a Palazzo Vecchio

Insediamento di un Assessorato alla Partecipazione, percorso di consultazione e coinvolgimento attivo della società civile cittadina alla definizione del "programma di mandato" dell'Amministrazione guidata da Leonardo Domenici ("Firenze insieme"): sono prime risposte a più esigenze reali, che appaiono ogni giorno sempre meno eludibili.
A mio parere tre le questioni principali. La progressiva erosione della rappresentatività dei partiti, e quindi della loro effettiva capacità di intercettare le istanze della società, offrendo una prospettiva politica che non si limiti ad assecondarne populisticamente le tendenze più regressive, pure in atto.

La frammentazione e diversificazione della società, non più schematicamente interpretabile con gli strumenti di analisi della seconda metà del secolo scorso, che rende gli strumenti classici della democrazia rappresentativa, come l'abbiamo finora conosciuta, non sempre o non più adeguati a governare un corpo sociale così complesso, e in pieno movimento. Infine, come testimoniano le più recenti analisi sociali (per ultima quella diffusa alcuni giorni fa dal Censis), da almeno un decennio l'instaurarsi di un crescente clima di insicurezza collettiva, per il ridursi dell'influenza positiva di determinati luoghi di socializzazione e di inclusione (dalle case del popolo, alle parrocchie, alle stesse strutture territoriali dei partiti tradizionali), per il venir meno di collaudate reti di protezione e per l'affermarsi di un modello di società sempre più atomizzata, dove anche la famiglia media (quando dura nel tempo) è ormai composta da poco di 2 membri.
Poi, certamente, a Firenze occorre considerare anche le due facce della medaglia che caratterizzano lo "spiritus loci": una grande presenza di associazioni e comitati, a testimonianza della voglia dei cittadini di dire la propria opinione sull'ambiente in cui vivono; uno scetticismo atavico, che spesso rasenta la critica corrosiva, e che pare troppo spesso fare velo alla possibilità di "affascinare" la città ad un grande progetto per la sua trasformazione positiva ed il suo rilancio.

Aspetti di fronte ai quali è lecito e doveroso porsi il problema di come mutare questa tensione in energia positiva, capace di produrre progetti condivisi per la città, e pur tuttavia capaci di superare quel certo immobilismo che è uno dei frutti avvelenati della pluridecennale rendita di posizione che anima vasti settori della società fiorentina. Ancor più doveroso se prendiamo tutti finalmente atto che il processo di trasformazione della città avviato da Mario Primicerio e proseguito da Leonardo Domenici (condiviso o meno che sia, in tutto o in parte) è ormai partito, e quindi va governato sul piano politico e sociale, quanto meno per evitare che determini rovinose "crisi di rigetto".
Ma le questioni generali che prima accennavo sono di gran lunga prevalenti, come dimostra il fatto che in molte amministrazioni locali italiane, all'indomani della tornata elettorale del giugno 2004, sono stati attivati Assessorati alla Partecipazione quale quello fiorentino (tra cui la Provincia di Milano e il Comune di Livorno).

E come dimostra il fatto che anche il nuovo Statuto della Regione Toscana (pienamente legittimato dalla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha rigettato tutte le obiezioni del Governo Berlusconi) dedica l'intero Titolo VIII alla valorizzazione degli strumenti di partecipazione.
E' in questa chiave di interpretazione che credo vadano letti questi primi tentativi del Sindaco Domenici: si tratta cioè di articolare una seria risposta politica e amministrativa ad esigenze chiaramente avvertibili e da tempo oggetto di analisi e di dibattito, ma che stentano a trovare strumenti pienamente adeguati.

Ma si tratta anche di evitare la delegittimazione degli strumenti della democrazia di cui già disponiamo: in tempi caratterizzati, a sinistra, dalla difesa della Costituzione nata dalla Resistenza contro gli attacchi e le manipolazioni demolitorie della destra al Governo del Paese, sarebbe semplicemente contraddittorio.
Verrebbe da dire che tale consapevolezza sia più diffusa di quello che si ritiene, anche nel ceto politico, osservando l'andamento delle tante assemblee e incontri che la Giunta ha organizzato prima del 20 dicembre, giorno in cui il programma di mandato (riveduto e corretto alla luce delle proposte dei cittadini) sarà approvato dal Consiglio comunale: oltre 2000 partecipanti, 155 associazioni incontrate, 337 interventi a metà del percorso "Firenze insieme" testimoniano l'attenzione della cittadinanza attiva e la voglia di discutere che questa iniziativa ha riattivato.
Tutte le altre considerazioni emerse qua e là nel dibattito pubblico (la partecipazione quale fattore capace di frenare negativamente l'innovazione sociale ed economica; la piena adeguatezza del percorso "Firenze insieme" ad ipotetici canoni di "vera partecipazione"; i distinguo tattici di talune forze politiche della cosiddetta "sinistra critica", frutto fuori stagione di esperienze di movimento in fase di esaurimento; le prese di distanza ed i sarcasmi di una parte della destra cittadina, incapace di vedere la società in trasformazione e di identificare nuove prassi di governo, salvo cavalcare demagogicamente tutti i corporativismi o invocare l'uso dei sondaggi) mi pare siano progressivamente rimaste sullo sfondo, anche se non vanno certo sottovalutati i tentativi, quelli taciti e quelli espliciti - magari motivati diversamente ma coincidenti nell'obiettivo finale -, di far abortire sul nascere questo primo esperimento con cui si intende avviare un nuovo rapporto tra cittadini e governo della città.

Tentativi che vanno sbaragliati completando tutta questa prima esperienza, fino all'approvazione finale del programma da parte del Consiglio comunale, e proseguendo poi l'azione di cambiamento di alcuni strumenti per la definizione delle scelte per la città (a partire dai laboratori di quartiere e dai bandi partecipati di progettazione): nell'interesse della città e di una speranza di innovazione, più che per tutelare le sorti di qualche Assessore.

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