Il 32 per cento dei lavoratori interinali viene assunto nell’azienda utilizzatrice

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 novembre 2004 00:05
Il 32 per cento dei lavoratori interinali viene assunto nell’azienda utilizzatrice

firenze Uno studio nazionale, realizzato dall’European university institute e dall’Università degli studi di firenze, cerca di stimare quanto il lavoro interinale aumenta le possibilità dei lavoratori di accedere a un impiego stabile o se, al contrario, li intrappola in una situazione di precariato permanente. Il progetto è stato finanziato unitamente dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dalla Regione Toscana. “Il lavoro interinale in Italia. Trappola del precariato o trampolino verso un impiego stabile?”, questo il titolo della presentazione della ricerca, a cura di Tommaso Nannicini, nel corso del convegno della Regione “Dove va la scuola?“ al Saschall.

Il mercato del lavoro interinale si è accresciuto notevolmente con la legge 196/1997, la prima regolamentazione in materia. Da allora, questa esperienza lavorativa è comune a un numero crescente di persone, soprattutto a giovani in cerca della prima occupazione.
Stabilire in che misura il lavoro interinale possa sfociare in un impiego a tempo indeterminato pone dei problemi dal punto di vista metodologico – informano i ciratori della ricerca - in quanto i dati non sono facilmente osservabili.

Per questo motivo i ricercatori hanno tracciato una strategia di raccolta dei dati che offrisse risultati simili a quelli di un esperimento controllato. Perché la stima sia credibile è essenziale che questi dati siano di qualità sufficiente a garantire alcune ipotesi fondamentali. Lo studio è stato svolto su un campione di 2030 individui (di cui 511 lavoratori interinali e 1519 lavoratori atipici o disoccupati) in 9 province, 5 in Toscana (Pisa, Livorno, Lucca, Grosseto e Massa-Carrara) e 4 in Sicilia (Palermo, Catania, Messina e Trapani).
La conclusione principale a cui giunge questa ricerca è che il lavoro interinale offre realmente più possibilità, rispetto ad altre esperienze di lavoro, di accedere ad una occupazione permanente.

Se poi l’analisi non é ristretta alla sola occupazione permanente, ma si considera come esito positivo qualsiasi forma di occupazione, a distanza di un anno e mezzo dal lavoro interinale, le probabilità di occupazione aumentano ancora.
Un altro dato interessante riguarda la possibilità di essere assunti dall’impresa utilizzatrice, che viene prospettata al 51 per cento circa dei lavoratori interinali e, per il 32 per cento di loro, diventa realtà. Esiste poi un 20 per cento di lavoratori interinali che viene comunque assunto anche se, inizialmente, non era stata prospettata questa possibilità.
Sono state riscontrate differenze significative tra Sicilia e Toscana, legate principalmente al fatto che, in Toscana, il settore privato è molto più vivace.

(lb)

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