Nomadi: sulla breccia da quarant’anni… ma sempre giovani!

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 novembre 2004 09:20
Nomadi: sulla breccia da quarant’anni… ma sempre giovani!

Ieri sera si è svolto il concerto dei Nomadi al Saschall, un concerto dal grande impatto emotivo, visivo e sonoro. Raramente ho visto suonare qualcuno con un trasporto del genere, e altrettanto raramente ho visto una partecipazione del pubblico così sentita e accorata. Le tre ore di musica regalate dal gruppo sono letteralmente volate via, tra nuovi brani, dalla presa pressoché immediata e dal ritornello in puro stile Nomadi, e ripescaggi dai brani storici del gruppo. Con quarantun anni di repertorio sulle spalle, cercare una scaletta che accontenti il pubblico di tutte le età è davvero difficile, eppure i Nomadi ci riescono sempre con una naturalezza che è davvero disarmante. E’ incredibile vedere un pubblico che dall’inizio alla fine (e non sto esagerando) canta tutti i ritornelli dell’intero set, è anche sorprendente vedere che nel pubblico ci sono rappresentanti di ogni generazione.

Il più giovane è un bambino di un anno, in braccio a suo padre, mentre la più anziana, ma decisamente giovane nella mente e nell’anima, è la signora Iole, di novantasette anni, seduta in galleria, ma rigorosamente in prima fila. I Nomadi passano da una canzone all’altra senza sosta, e come al solito bandiscono dal loro palco l’usanza di uscire per poi tornare sul palco a fare i bis. Non tutti sono alla loro altezza, inutile girarci attorno. Lo show inizia come da copione alle 21 precise, con Danilo Sacco seduto sul palco con in mano una spada laser “à la Guerre Stellari”, e si attacca con in grande stile. Il primo brano cantato quasi interamente dal pubblico in coro è “Sangue al Cuore”, e si capisce subito che sarà un pubblico caldo, di quelli giusti.

Si prosegue poi con altri inni dal ritornello killer, cantati a gran voce da tutti: i refrain di “La Vita che Seduce”, “Voglia di Volare” e “Io Voglio Vivere” continuano a essere cantati dalla platea oltre la fine della canzone, il che obbliga il gruppo a riattaccare a suonare per seguire il pubblico! Alla voce si alternano l’incredibile Danilo Sacco (che nei brani più dolci e interpretati raggiunge dei livelli altissimi, che ricordano in più punti Augusto Daolio) e il bassista Massimo Vecchi, che in “Amore che Prendi, Amore che Dai”, dà la sua migliore prova. La prima vera emozione da brividi la si avverte durante “La Canzone del Bambino nel Vento”, mentre in platea sventolano bandiere di pace.

La seconda invece si ha durante il momento “acustico” dedicato al piano di Beppe Carletti e al violino di Sergio Reggioli. Per tirare il fiato –e per farlo tirare alla gente in sala- ci sono come sempre i siparietti di Cico Falzone (un vero trascinatore e un grande chitarrista) che servono a sdrammatizzare i brani talvolta troppo seri, mentre gli incisi di Sacco servono a far riflettere la gente (notevole quando Danilo si è messo un sacchetto di carta in testa e ha detto: “Adesso posso partecipare all’ Isola dei Famosi”). Ma nel finale c’è ancora spazio per stupire e per far cantare il pubblico nomade: in rapida sequenza arrivano “Un pugno di Sabbia”, “Ti Lascio Una Parola (Goodbye)”, “Canzone per Un’ Amica”, e la splendida “Dio è Morto”.

Prima della conclusione del concerto, i Nomadi leggono tutti i messaggi, gli striscioni e le lettere che hanno ricevuto dai fans prima e durante il concerto. Arrivano sul palco tanti regali (bottiglie di vino, dolci) per ognuno dei componenti del gruppo –il che fa capire il rapporto che da sempre questi ragazzi hanno con il loro pubblico-, ma soprattutto tanto materiale didattico per le scuole nei paesi del terzo mondo. Il pubblico nomade di Firenze (ma c’erano anche molti fan di altre città e di altre regioni) viene infine salutato con l’inno di Daolio “Io, Vagabondo”, e si scaricano le ultime energie nel trascinante refrain: si può andare a casa contenti, perché ormai la voce se ne è andata del tutto, insieme alle energie residue del gruppo, che non si è certo risparmiato. I Nomadi.

Uno dei pochi gruppi che con la propria musica riesce non solo a tirare avanti, ma anche a smuovere un pochino il sistema col proprio impegno sociale. Saranno anche solo canzonette, come diceva qualcuno, ma vanno ben più in là dell’obiettivo di far cantare la gente. Cantare sì, ma anche collegare il cervello, e muoversi per fare qualcosa, per rendere migliore la vita di chi sta peggio di noi. Questo è il messaggio che da sempre i Nomadi portano in giro per l’Italia e non solo. Più di quarant’anni votati alla musica e all’impegno sociale non sono certo noccioline: solo chi crede veramente che le cose possono migliorare può portare avanti per otto lustri un percorso del genere.

L’ultima collaborazione dei Nomadi è con l’ Associazione Amici del Madagascar che porta avanti il progetto “Una Goccia per la Vita”, atto alla costruzione di un acquedotto in Madagascar. Inutile dire che i Nomadi si stanno impegnando al massimo per dare il maggior appoggio possibile anche a questo progetto, con molti fatti e poche parole, caratteristica che li ha sempre distinti dalla massa. Marco Lastri

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