Il numero dei reati denunciati in Toscana negli ultimi tre anni in ripresa
Totaro (An): «Monitorare l’espandersi della comunità cinese tra Firenze e Prato»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 novembre 2004 01:01
Il numero dei reati denunciati in Toscana negli ultimi tre anni in ripresa<BR>Totaro (An): «Monitorare l’espandersi della comunità cinese tra Firenze e Prato»

Tuttavia questo si accompagna a un minor senso di insicurezza provato dai cittadini, rispetto a ciò che si percepiva qualche anno fa: la questione della sicurezza non è al primo posto fra le preoccupazioni dei toscani, ma viene dopo altri argomenti come il lavoro, la salute, lo smog. Sono questi i dati più significativi emersi dalla comunicazione “Le politiche della sicurezza per la Toscana – Responsabilità, ordine e risposte contro terrorismo e criminalità” svolta dal presidente della Giunta regionale Claudio Martini in Consiglio regionale.

In Toscana nel 2003 sono stati denunciati 150940 reati, con un incremento complessivo delle denunce del 10,9% nel periodo 2001-2003. Tuttavia la Toscana presenta un livello di esposizione al rischio minore rispetto al dato nazionale: in Italia, nel 2002, il 5,2% della popolazione è stata vittima di un reato, mentre in Toscana la percentuale è del 4,7%. Se furti, scippi e rapine sono meno diffusi nella nostra regione che altrove, la Toscana appare più esposta ai reati legati alla produzione e al commercio di stupefacenti e ai reati connessi allo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.

Per quanto riguarda la criminalità organizzata, in Toscana i reati di associazione per delinquere sono più frequenti rispetto al dato nazionale, ma quelli di stampo mafioso hanno un’incidenza ben più contenuta. La provincia in cui viene commesso il maggior numero di delitti è Firenze: nel 2003 sono stati denunciati 50566 reati, pari al 33,5% del totale regionale. Secondo il presidente Martini l’aumento delle denunce può tuttavia avere una doppia spiegazione: o l’effettiva crescita dei reati, o la maggiore fiducia che i cittadini hanno nei confronti delle forze dell’ordine, che li spinge a denunciare i crimini subìti a differenza di quanto avviene altrove.

“L’attività della Regione Toscana in materia di sicurezza – ha spiegato Martini – si basa sulla scelta di non intervenire direttamente con progetti regionali, ma di finanziare i progetti di Comune e Province, istituzioni più vicine ai cittadini e quindi con una migliore conoscenza delle loro esigenze”. Dal 2001 al 2004 l’amministrazione regionale ha investito oltre 9,7 milioni di euro che sono serviti per finanziare 316 progetti basati, fra le altre cose, sul rafforzamento della prevenzione sociale e territoriale e della vigilanza, sul soccorso alla persone e la sorveglianza degli spazi pubblici, sul potenziamento della polizia locale, sul reinserimento sociale, sull’assistenza e l’aiuto alle vittime dei reati.

A breve, ha infine annunciato il presidente, approderà in Consiglio regionale anche la nuova proposta di legge sulla polizia locale. Marco Carraresi (Udc) ha replicato che sul nuovo testo di legge della polizia locale la Regione rischia di giocarsi molta della sua credibilità. “E’ un testo che non piace a nessuno – ha detto -, tantomeno agli addetti ai lavori. Per questo chiedo un supplemento di indagine e invito a un sano ripensamento”. Angelo Pollina di Forza Italia, invece, ha messo l’accento sui dati presentati, che a suo parere “sono molto preoccupanti”.

“Il numero dei reati – ha detto Pollina – è cresciuto del 10,9%, mentre a Firenze è stato commesso un terzo dei crimini regionali. In sostanza, per quanto riguarda le politiche regionali sulla sicurezza non è stato fatto nulla di significativo; ma la sicurezza dei cittadini non è un optional”. La percezione della sicurezza cambia a seconda del contesto sociale in cui si inserisce, ha osservato invece Giovanni Barbagli di Rifondazione Comunista, per il quale in Toscana non ci troviamo davanti agli ambienti degradati che si possono incontrare altrove.

“Dobbiamo rafforzare il modello di sicurezza che abbiamo – ha spiegato Barbagli – con politiche di inclusione sociale, che rappresentano la risposta migliore al bisogno di sicurezza che anche i piccoli paesi cominciano ad avvertire”. Il capogruppo di Forza Italia Maurizio Dinelli ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno da parte del suo gruppo (poi respinto dal voto in aula), in cui si chiede la definizione di un meccanismo automatico, capace di legare i finanziamenti sulla sicurezza al budget di spesa complessivo a disposizione della comunità toscana, prevedendo di rendere disponibile una sua percentuale fissa per la sicurezza locale.

L’attenzione eccessiva ai progetti di polizia municipale è invece la critica avanzata da Franco Banchi (Udc), secondo il quale, se la sussidiarietà negli interventi è condivisibile, è d’altra parte vero che “questa si traduce troppo spesso in iniziative che premiano solo la polizia municipale, mentre sarebbe utile e opportuno promuovere alcuni interventi specifici e diretti per i cittadini”. Sulla sicurezza in Toscana si può parlare di bilancio positivo: lo ha affermato Paolo Cocchi (Ds).

Per Cocchi “sono state stanziate cifre cospicue, andando ad agire nei Comuni e ricercando, a quel livello, tutte le sinergie possibili. E’ così che si deve fare, senza speculare sulla paura dei cittadini”. Per il capogruppo dei Ds è inoltre “fuori misura e inefficace” l’idea della polizia regionale avanzata a livello nazionale. Secondo Nino Frosini (Comunisti italiani) la Toscana non è una regione a rischio: ci sono fenomeni di disagio sociale, ma spesso in misura inferiore rispetto ad altrove.

“Sono piuttosto mutate – ha spiegato Frosini – le forme espressive della devianza sociale, a causa di una generale regressione culturale della nostra società: basti pensare al vandalismo da stadio, o alle folli corse sulle strade”. Nella replica finale, Claudio Martini ha sottolineato che la perplessità da lui espressa sull’istituzione di una polizia regionale non nasconde “alcuna tentazione secessionista”, ma rispecchia una preoccupazione ampiamente diffusa, soprattutto fra gli addetti ai lavori.



L’espandersi esponenziale della comunità cinese nell’area tra Firenze e Prato preoccupa il Vicepresidente di Alleanza Nazionale in Regione Toscana, il Consigliere regionale Achille Totaro che, in occasione della discussione in consiglio sulla sicurezza, ha portato la questione all’attenzione di Martini: «Più casi avvenuti in Italia dimostrano come la mafia cinese si stia ritagliando spazi di criminalità nel nostro paese. E’ chiaro che la presenza sul territorio toscano, tra Firenze e Prato, della più numerosa comunità cinese della penisola espone il nostro territorio più degli altri al rischio di infiltrazioni mafiose dalla Cina o del comporsi di vere e proprie tong con gang affiliate, secondo la struttura tipica della triade».
Secondo Totaro è opportuno iniziare una osservazione attenta del fenomeno: «Non aspettiamo di piangere sul latte versato.

Nell’interesse dei toscani, e di fiorentini e pratesi in primo luogo, ritengo urgente che la Regione attivi un monitoraggio sulle attività e le dinamiche interne a questa sempre più nutrita comunità cinese, in modo da avere gli strumenti di conoscenza del fenomeno necessari per prevenire e controllare al meglio la possibilità di infiltrazioni della tentacolare e cruenta mafia cinese».

In evidenza