No al "caporalato" negli enti pubblici, Rifondazione si mobilita contro le nuove normative europee

Redazione Nove da Firenze
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03 novembre 2004 19:30
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L'obiettivo è quello di impedire la nascita di un gigantesco "capolarato" europeo e legalizzato dove le imprese stabilirebbero la loro residenza legale nei paesi dove diritti e salari dei lavoratori sono più bassi. E' per questo motivo che i consiglieri del gruppo di Rifondazione Comunista Monica Sgherri, Anna Nocentini e Leonardo Pieri hanno avviato, a partire da Firenze, una massiccia campagna di informazione contro una direttiva approvata dalla commissione europea (la cosiddetta "direttiva Bolkenstein"), che arriverà all'attenzione del parlamento europeo il prossimo 11 novembre e che presumibilmente entro marzo 2005 concluderà il suo iter.

«Tale direttiva, annunciata come provvedimento teso a "diminuire la burocrazia e ridurre i vincoli alla competitività dei servizi per il mercato interno" - scrivono i tre consiglieri di Rifondazione Comunista in una risoluzione - è stata elaborata dopo la consultazione di ben 10.000 aziende e nessun sindacato e/o organizzazione della società civile. In questo modo si vuole imporre ai 25 stati membri dell'Unione le regole della concorrenza commerciale, senza alcun limite in tutte le attività di servizio dove per servizio, secondo quanto si legge nell'articolo quattro, si intende "ogni attività economica che si occupa della fornitura di una prestazione oggetto di contropartita economica"; e che pertanto l'approvazione di tale direttiva imporrebbe la privatizzazione di tutti i servizi».

«Il cuore di tale direttiva - sottolinea la capogruppo Monica Sgherri - risiede nel "principio del paese d'origine", secondo il quale un fornitore di servizi è sottoposto unicamente alla legge del paese in cui ha sede l'impresa, e non a quella del paese dove fornisce il servizio. Sarebbe possibile ad esempio per un impresa di un paese più debole concorrere alle gare nel nostro paese per gestire un qualunque servizio applicando ai lavoratori che presterebbero qui la loro opera le condizioni contrattuali e salariali relative al paese d'origine dell'impresa ad esempio Polonia, Slovenia».

Secondo la vicecapogruppo Anna Nocentini «l'approvazione di tale direttiva comporterebbe l'apertura alla concorrenza e alla privatizzazione di quasi tutti i servizi e alla destrutturazione del mondo del lavoro annullando di fatto completamente la possibilità di intervento da parte degli enti locali e delle organizzazioni sindacali». Per questo, hanno spiegato Sgherri e Nocentini, chiediamo un impegno del sindaco «affinché l'Anci e l'Upi si facciano promotori verso tutti i Comuni e Province italiani di analoghe prese di posizione per chiedere un ampio dibattito parlamentare e un ampio livello di informazione nel paese».

«Firenze è stata il primo Comune a mobilitarsi nella campagna contro la liberalizzazione degli investimenti - hanno concluso - a quel tempo, era il 1999, lanciammo la mobilitazione "Dire Mai al M.A.I, Multilateral Agreement on Investments", contro gli accordi multilateriali sugli investimenti, che fu un successo. Ci auguriamo che anche questa volta il Comune sia promotore della campagna per il ritiro della "direttiva Bolkenstein"». (fn)

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