60° Liberazione, in Palazzo Vecchio la mostra "Klaus Mann ed Eduard Bargheer. Due esuli tedeschi nella Firenze liberata 1944-1945"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 ottobre 2004 16:37
60° Liberazione, in Palazzo Vecchio la mostra

Si intitola "Klaus Mann ed Eduard Bargheer. Due esuli tedeschi nella Firenze liberata 1944-1945". E' la mostra organizzata dalla presidenza del consiglio comunale di Firenze, in collaborazione con il consiglio regionale della Regione Toscana, che verrà inaugurata il 5 ottobre prossimo nei locali adiacenti il Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio. L'iniziativa è stata curata dal professor Klaus Voigt e fa parte del ciclo di manifestazioni autunnali per celebrare il 60° della Liberazione. Il figlio dello scrittore Thomas Mann arrivò a Firenze come soldato americano: faceva parte dello "Psycological Warfare Branch", un reparto di guerra psicologica che aveva il compito di scrivere testi per convincere i soldati tedeschi a disertare.

Durante i dieci anni precedenti, trascorsi come esule in vari paesi, aveva denunciato incessantemente il regime nazista. Bargheer, invece, era un pittore che alla vigilia della scoppio della seconda guerra mondiale era arrivato a Firenze per lavoro: nel 1939 l'istituto germanico di storia dell'arte del capoluogo toscano gli aveva conferito l'incarico di eseguire i disegni per una pubblicazione della Sacrestia Nuova di Michelangelo, nelle Cappelle Medicee, Nel 1944 fu convocato dall'allora console tedesco di Firenze, Gerhard Wolf, perché aiutasse il soprintendente alle belle arti Giovanni Poggi nel proteggere i tesori d'arte minacciati dai bombardamenti.

Entrambi dunque, sia pure per motivi diversi, erano nella Firenze appena liberata. La mostra documenta il loro soggiorno a Firenze e in altre località italiane dopo la Liberazione e la loro attività in quel periodo. In particolare, sono esposti i venti acquerelli eseguiti da Bargheer subito dopo l'arrivo degli Alleati, sotto l'impressione diretta degli eventi. «Anche con questa mostra - ha sottolineato il presidente del consiglio comunale Eros Cruccolini - viene documentata la brutalità e la inutilità della guerra che non solo uccide gli uomini ma distrugge anche il patrimonio culturale che le generazioni precedenti hanno lasciato in eredità.

Le immagini della Firenze mutilata dalle mine tedesche e dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale ricordano in maniera impressionante la distruzione delle città e dei siti archeologici iracheni durante l'ultima, e inutile, guerra del Golfo. Questa mostra, dunque, vuole ricordarci che i conflitti non solo sono inutili ma distruggono anche ciò che l'uomo ha di più caro: la sua cultura». Il servizio si sorveglianza e accoglienza alla mostra viene effettuato dai volontari dell'associazione culturale "Conoscere Firenze".

(fn)

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