Le donne nella legge elettorale regionale in un convegno organizzato dalla commissione Pari opportunità

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 maggio 2004 23:33
Le donne nella legge elettorale regionale in un convegno organizzato dalla commissione Pari opportunità

Il nuovo Statuto e la nuova legge elettorale della Toscana tutelano le pari opportunità, ma resta ancora molto da fare per migliorare la rappresentanza di genere. E’ quanto emerge dal convegno di oggi, organizzato in Consiglio regionale dalla commissione regionale Pari opportunità. L’incontro si è aperto con la presentazione di uno spot che chiede, alla vigilia delle elezioni, di votare per i candidati donne. “La par condicio tutela il pluralismo dell’informazione ma non l’accesso delle donne alla politica – ha detto Mara Baronti, presidente della commissione Pari opportunità – Su questo occorre fare ancora molto per equilibrare le rappresentanze elettorali, Statuto e legge elettorale sono sicuramente un passo in avanti importante rispetto al passato”.

Piero Pizzi, presidente della commissione Statuto, ha ringraziato il contributo della commissione Pari opportunità ai lavori per la stesura della “carta” regionale e ha difeso l’accordo istituzionale dagli attacchi della stampa. “Chi, anche in questi giorni, continua a chiamare inciucio l’intesa politica che ha portato all’approvazione di Statuto e legge elettorale probabilmente non si è letto le due leggi”, ha detto Pizzi. Ma Statuto e legge elettorale come e quanto hanno incrementato la rappresentanza di genere? Secondo Carlo Fusaro, dell’Università di Firenze, le due leggi sono fra le più incisive in questo senso nel panorama nazionale.

“Solo l’Emilia-Romagna nel suo Statuto è stata più coraggiosa, ipotizzando nelle liste elettorali una presenza paritaria di uomini e donne”, ha detto Fusaro. Per il professore, un grande passo in avanti è stato fatto con l’abolizione delle preferenze, che in passato hanno fortemente penalizzato il genere femminile. La nuova legge elettorale prevede che per i candidati regionali vi sia la parità di rappresentanza, mentre per quelli di circoscrizione il genere prevalente non superi i 2/3 dei candidati.

“Grazie agli arrotondamenti se una lista vede eletti 7 candidati almeno 3 possono appartenere al genere non prevalente”, ha spiegato Alessandro Chiaramonte, dell’Università di Firenze. “Avendo abolito le preferenze diventa fondamentale l’ordine di lista, se le candidate vengono inseriti dai partiti in fondo rischiano di non essere elette”, ha aggiunto lo studioso. Per Chiaramonte, più di tutto contano gli statuti interni ai partiti, nei quali si deve salvaguardare la presenza femminile, anche in vista delle eventuali elezioni primarie.

Possono essere previste anche delle sanzioni per quei partiti che non rispettano le quote. “Si può ricorrere all’esclusione delle liste che non hanno rispettato le regole o prevedere degli incentivi economici per i partiti che le applicano”, ha detto Elisabetta Catelani, dell’Università di Pisa. Secondo Maria Cristina Grisolia, dell’Università di Firenze, vi sono diverse contraddizioni nello Statuto e nella legge elettorale rispetto alle pari opportunità. “Mentre si definisce all’art.

4 dello Statuto la parità di accesso e la promozione delle pari opportunità, questa viene poi disattesa quando si parla di composizione della Giunta regionale e nomina dei dirigenti”, ha detto la Grisolia. “Inoltre la commissione Pari opportunità, pur diventando un organo di rilievo statutario, viene comunque sottovalutata rispetto agli altri organi come il Difensore civico”. Per quanto riguarda le quote, seconda la studiosa, si è omesso di far riferimento all’ordine della lista nel quale sono inserite le candidate.

(ac)

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