Statuto regionale: apporvati l’elezione diretta del presidente della Giunta, aumento consiglieri, portavoce minoranza, funzioni consiglio e gruppi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 maggio 2004 23:24
Statuto regionale: apporvati l’elezione diretta del presidente della Giunta, aumento consiglieri, portavoce minoranza, funzioni consiglio e gruppi

FIRENZE – La discussione in Consiglio sul nuovo Statuto è stata particolarmente vivace quando si è trattato di votare l’articolo 31, che sancisce uno dei perni della forma di governo decisa dalla nuova carta: l’elezione diretta del presidente della Giunta regionale. L’articolo, approvato a maggioranza nella sua formulazione originaria, stabilisce che il presidente della Giunta è eletto a suffragio universale e diretto, contestualmente al Consiglio e con le modalità previste dalla legge elettorale regionale; ancora, stabilisce che il presidente della Giunta fa parte del Consiglio ed entra in carica all’atto della proclamazione; infine, al terzo comma, stabilisce che il presidente della Giunta non partecipa alla votazione per l’elezione del presidente del Consiglio e dell’ufficio di presidenza.

Gli emendamenti presentati all’articolo 31 e discussi in aula sono stati sei. Il primo, sostitutivo dell’intero articolo, è stato presentato dai consiglieri Giovanni Barbagli e Mario Ricci e prevedeva l’elezione del presidente della Giunta da parte del Consiglio regionale in sostituzione dell’elezione diretta. Come ha spiegato Ricci, “questo è il cuore dell’impostazione statutaria e quello che, se le cose rimangono immodificate, ci farà votare contro questo Statuto. L’elezione diretta è un vulnus di democrazia, un’americanizzazione della politica che noi contrastiamo e che non garantisce, di fatto, la stabilità del governo”.

Luciano Ghelli ha annunciato il voto favorevole all’emendamento di Rifondazione Comunista e a quello presentato dal suo gruppo, invitando a sottoporre questo articolo a referendum. Favorevole all’elezione diretta del presidente si è detto, in veste di consigliere, Tommaso Franci, mentre Paolo Cocchi ha criticato la posizione dell’estrema sinistra su questo punto, “demagogica e propagandistica perché si allude a un assemblearismo non riproponibile in una società moderna e complessa. Noi abbiamo puntato invece a un equilibrio efficace dei poteri”.

Anche Lorenzo Zirri ha sottolineato di aver ricercato una moderazione significativa dei poteri di un presidente eletto direttamente; al contrario Franco Banchi ha annunciato di non votare questo articolo. “Non perché vogliamo dire di no – ha spiegato – ma perché vogliamo dire sì a un’assemblea legislativa più forte, sì a un equilibrio più forte, sì a una nostra scelta proporzionalista”. “Abbiamo operato una scelta giusta, nell’ottica del riequilibrio dei poteri” ha commentato Maurizio Bianconi, mentre Nino Frosini ha invitato i Ds a non aggiungere “motivi di contrasto gratuiti” nel rapporto, già problematico, fra le forze di sinistra.

L’emendamento è stato respinto. Tre gli emendamenti presentati dalla Margherita, che, come ha illustrato Alberto Monaci, prevedevano un riaggiustamento tecnico dell’articolo stabilendo fra l’altro che “il presidente della Giunta partecipa ai lavori del Consiglio e ha diritto di voto per tutti gli atti che concernono le funzioni di governo”. “A parer nostro – ha spiegato Monaci – il presidente ha titolarità di esprimersi compiutamente su tutti gli atti che riguardano il governo”, ed Erasmo D’Angelis ha aggiunto che “l’emendamento fa chiarezza all’interno di una forma di governo unica, come quella attuale, che tiene insieme funzioni che si stanno evolvendo”.

Il primo emendamento è stato respinto, gli altri due ritirati. Respinto anche l’emendamento di Pieraldo Ciucchi che chiedeva la soppressione del comma che recita “il presidente della Giunta non partecipa alla votazione per l’elezione del presidente del Consiglio e dell’ufficio di presidenza”. Infine, è stato respinto anche l’emendamento presentato dai Comunisti italiani, che proponeva che il presidente della Giunta fosse designato “direttamente dal corpo elettorale e nominato dal Consiglio contestualmente all’approvazione del programma di governo”.

Una proposta che, secondo Luciano Ghelli, “è in linea con la proposta di riforma istituzionale avanzata dall’Ulivo a livello nazionale”.

Tra gli articoli più significativi la decisione di aumentare fino ad un massimo di 65 il numero dei consiglieri regionali. Con l’opposizione di Rifondazione Comunista, che tramite il consigliere Mario Ricci ha illustrato un emendamento sottoscritto anche dal PdCI in cui si è pronunciato contro l’elezione diretta del presidente della Regione e per il mantenimento degli attuali 50 rappresentanti eletti, l’articolo 6 è stato approvato dagli altri gruppi presenti in aula.

Sempre con il voto contrario di PRC è passato anche l’articolo n. 10, con cui in Consiglio verrà istituita la figura del “portavoce dell’opposizione”, espresso dai gruppi della coalizione di minoranza maggiormente significativa. Il consigliere Giovanni Barbagli ha illustrato un emendamento, firmato anche da PdCI, per evidenziare l’incoerenza della figura in quanto nell’Assemblea potranno esserci più minoranze su posizioni politiche opposte. All’unanimità è passato l’articolo 11 che riequilibria le funzioni del Consiglio regionale rispetto ai poteri dell’esecutivo.

Infine, con un emendamento di Pieraldo Ciucchi (Sdi) è stato modificato l’articolo 16 sulla composizione dei gruppi consiliari (contro Ricci di PRC), permettendone la costituizione con due rappresentanti invece di tre della medesima lista presentata alle elezioni.

Sono stati approvati anche i titoli VI, VII e VIII della carta fondamentale toscana, quelli che definiscono rispettivamente il sistema delle autonomie, gli altri rapporti istituzionali e la partecipazione dei cittadini. Dopo una breve interruzione la seduta del Consiglio regionale è ripresa ed attualmente sono in corso le dichiarazioni di voto.

Il nuovo Statuto toscano, con l’articolo 58, afferma che “la Regione conforma la propria attività al principio di sussidiarietà” e con l’articolo 59 parla di “sussidiarietà sociale” e col 62 di “sussidiarietà istituzionale”. Uno dei punti più importanti fra quelli relativi al titolo V è quello che garantisce le “autonomie funzionali”. In tal senso l’articolo 60 afferma che “la Regione valorizza le autonomie funzionali e ne favorisce la partecipazione all’attività propria e degli Enti locali”.

L’articolo 61 introduce nell’ordinamento regionale la Conferenza permanente delle autonomie sociali, un organismo consultivo sugli atti della programmazione economica, sociale e territoriale. L’articolo 62 sulla “sussidiarietà istituzionale” è stato al centro di un dibattito che ha visto confrontarsi i partiti del Centrodestra, i cui orientamenti sono stati espressi da Lorenzo Zirri di Forza Italia e da Maurizio Bianconi di Alleanza nazionale, ed i gruppi del Centrosinistra che in Aula sono stati rappresentati da Varis Rossi e Alessandro Starnini dei Democratici di sinistra ai quali si è aggiunto Giovanni Barbagli di Rifondazione comunista.

Alla fine, dopo una sospensione, un accordo è stato trovato e l’articolo, emendato, ha avuto il via libera. Esso prevede che la Regione conferisca agli Enti locali le funzioni amministrative nelle materie di propria competenza. Lo stesso articolo, oltre a promuovere la collaborazione istituzionale fra gli Enti locali, valorizza anche il ruolo delle Comunità montane e dei Circondari. Del rapporto con le altre Regioni, con lo Stato, con l’Unione Europea e delle relazioni internazionali, nel senso che riconosce alla Regione la possibilità di avere una sorta di piccola ma propria “politica estera”, si occupa il titolo VII dello Statuto.

Nel quadro dei limiti imposti dalla Costituzione italiana, la Regione si pone infatti come soggetto che partecipa alla formazione degli atti europei e che, come recita l’articolo 71, “nelle materie di competenza regionale conclude accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altri Stati”. Il capitolo VIII definisce infine la partecipazione dei cittadini alla vita regionale. L’articolo 72 afferma fra l’altro che “la Regione, per favorire la partecipazione, garantisce politiche attive dirette alla semplicità delle procedure, alla trasparenza amministrativa, alla funzionalità degli strumenti informativi” e che “i partiti politici sono strumenti fondamentali della partecipazione”.

Ma l’articolo sul quale si è avuta la discussione più ampia è il numero 75 che, su proposta del consigliere Maurizio Dinelli di Forza Italia, abbassa il quorum per il referendum popolare abrogativo. In base al precedente regolamento, infatti, erano necessarie 30 mila firme per richiedere il referendum per l’abrogazione totale o parziale di una legge o di un regolamento regionale, ed il referendum era valido se partecipava al voto il 50 per cento più uno degli aventi diritto, invece col nuovo testo serviranno sì 40 mila firme per la richiesta di referendum ma perché sia valido potrà partecipare al voto il 50 per cento di coloro che hanno votato alle ultime tornate regionali svolte.

In altre parole, attualmente, basterebbe il 35 per cento circa di aventi diritto dal momento che alle ultime elezioni regionali ha votato circa il 70 per cento degli aventi diritto. Su questo articolo, che poi è stato approvato all’unanimità, hanno partecipato al dibattito anche Paolo Cocchi ed Agostino Fragai dei Democratici di sinistra e Barbagli di Rifondazione. Dinelli ha osservato che “queste novità promuovono la partecipazione democratica favorendo al tempo stesso il buon esito del referendum” e che “la Toscana è la prima Regione italiana ad aver abbassato il quorum dando un ulteriore segnale che il nuovo Statuto regionale è finalizzato alla valorizzazione ed alla tutela dei cittadini”.

Lo Statuto consta in tutto di 82 articoli. L’ultimo sancisce la pari dignità fra i generi. “La differenza di genere fra uomini e donne”, ha osservato la consigliera Bruna Giovannini dei Democratici di sinistra che ha presentato l’emendamento col quale è stato inserito l’ultimo articolo, “è un valore da cui non potevamo prescindere”.

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