Le tessiture artigiane conto terzi stanno lavorando a rimessa. Non si tratta certo di una novità, ma tale scostamento trova adesso un termine di paragone “scientifico” grazie all’indagine sui costi di lavorazione delle tessiture, promossa dalla Camera di Commercio di Prato in collaborazione con le associazioni artigiane, illustrati ieri nel corso di una riunione pubblica organizzata da Cna e Confartigianato di Prato presso la sede Cna. Ospiti, il presidente della Camera di commercio, Luca Rinfreschi e Doriano Risaliti della Textile Manager Service, che ha curato lo studio. L’indagine ha rilevato i costi di gestione in base a quattro tipologie di azienda di tessitura (con 6, 9, 12 e 24 telai).
“Questa indagine – ha spiegato Rinfreschi – nasce dall’esigenza di una riflessione sui rapporti tra gli attori del distretto e dalla consapevolezza che in Italia esiste una legge che si può non rispettare senza incorrere in sanzioni: la legge sulla subfornitura”. Ma quanto è lo scostamento tra i costi rilevati a carico delle tessiture e i compensi di lavorazione che gli imprenditori riescono a ottenere? “Praticamente impossibile dirlo – risponde il presidente di Confartigianato Prato, Giovanni Nenciarini – perché possono variare molto da azienda ad azienda.
Una cosa è certa: lo scostamento è forte. In questo momento il mercato aiuta a recuperare qualcosa eppure molti tessitori hanno quasi timore a chiedere aumenti ai committenti e continuano a lavorare a rimessa”.
“Questo studio è di vitale importanza ed è un esempio da seguire anche per altre categorie – dice Anselmo Potenza, presidente della Cna pratese – ora si tratta di fare un passo avanti in quella che definisco ‘piattaforma Prato’. Noi per primi ci siamo rimessi in discussione, ognuno deve fare la sua parte”.
Un’altra indicazione che scaturisce con forza dall’analisi della Camera di Commercio riguardale diseconomie del sistema.
“Alcuni costi fissi – dice Rinfreschi – sono gli stessi sia per aziende piccolissime che per grandi tessiture, quindi con incidenze molto diverse. Su questo terreno credo si possa recuperare molto in termini di sinergie, creando sempre più forme di aggregazione tra imprese in modo da eliminare diseconomie e ottimizzare i costi”.
Ma quale principale causa di questa situazione viene additata l’imposizione, da parte dei committenti, di tariffe ridotte all’osso. “Questa iniziativa – sostiene Renato Fabbri, presidente dei tessitori Cna – è basilare per costruire una mentalità più imprenditoriale negli artigiani.
Su questi costi abbiamo creato dei listini di riferimento, venendo tacciati di unilateralità. Ma mi chiedo: quando il committente impone al terzista una tariffa, non è unilaterale?”. “In una situazione di rapporti così degenerati – continua Nenciarini – a rischio non sono solo i terzisti, ma tutto il distretto. Inutile negare che la concorrenza, prima che dalla Cina, arriva dall’interno del distretto. Bisogna trovare il coraggio di dire no o almeno di dialogare col committente perché non è più possibile produrre pezze a tutti i costi e chi va a vendere il prodotto pratese deve anche farsi carico del mantenimento della filiera”.
“Se questo strumento fosse stato disponibile due anni fa – dice il presidente dei terzisti Confartigianato, Luca Giusti – forse le aziende avrebbero avuto uno strumento importante in più e avremmo potuto evitare qualche chiusura”. L’importanza dello studio è stata ribadita anche dal presidente di Federmoda Cna, Massimo Pini, che ricordato il ruolo determinante delle associazioni artigiane svolto nella fase di elaborazione e di progettazione del nuovo strumento.