Matteotti: l’omicidio che 80 anni fa cambiò la storia d’Italia
A Firenze per la prima volta esposto l’archivio di famiglia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 aprile 2004 20:13
Matteotti: l’omicidio che 80 anni fa cambiò la storia d’Italia<BR>A Firenze per la prima volta esposto l’archivio di famiglia

Documenti, foto, manifesti e cimeli inediti tratteggeranno, con assoluto rigore scientifico, la figura di Giacomo Matteotti nella mostra sul segretario del Partito Socialista, organizzata da Consiglio regionale della Toscana ed Associazione nazionale ‘Sandro Pertini’, dal 19 al 30 aprile. L’omicidio di Matteotti, avvenuto il 10 giugno di ottanta anni fa, segnò la storia d’Italia, perché venne utilizzato dal fascismo per la completa abolizione delle regole democratiche e l’instaurazione della dittatura.

La mostra “Giacomo Matteotti – Storia e memoria” è costituita in gran parte da materiale originale, esposto per la prima volta, grazie alla donazione dell’archivio della famiglia del deputato socialista alla ‘Fondazione di studi storici Filippo Turati’ di Firenze. Documenti inediti arricchiti anche da quelli provenienti da fonti istituzionali pubbliche e private di Vienna, Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Buenos Aires. Nell’occasione, con il medesimo titolo, uscirà anche il libro dello storico Stefano Caretti, curatore anche della mostra.

All’inaugurazione, lunedì 19 aprile –ore 15.00- in Palazzo Panciatichi (Via Cavour 2 – Firenze), parteciperanno: Giuliano Amato (vice-presidente Convenzione Europea), Enrico Boselli (presidente Sdi), Claudio Martini (presidente Regione Toscana), Mauro Ferri (presidente emerito Corte costituzionale), Higini Clotas (vice-presidente Parlamento di Catalogna), Stefano Caretti (presidente Associazione ‘Sandro Pertini’), Maurizio Degl’Innocenti (presidente Fondazione studi storici ‘Filippo Turati’), Alfredo Biondi (vice-presidente Camera dei Deputati), Piero Fassino (segretario Ds), Riccardo Nencini (presidente Consiglio regionale della Toscana), Giuliano Vassalli (presidente emerito Corte costituzionale), Norbert De Batselier (presidente Parlamento fiammingo), Pietro Amendola (presidente Anappa), Antonio Cariglia (presidente Fondazione ‘F.

Turati’ – Ente Morale). I circa 450 ‘pezzi’ che compongono l’esposizione, con corredo critico e adeguate note di presentazione, sono stati suddivisi in nove sezioni, utili nella spiegazione sia delle capacità di Matteotti a svolgere un incisivo ruolo di oppositore democratico e riformista nei confronti del fascismo, sia della psicosi vissuta dal regime nei confronti del ‘mito’ creatosi clandestinamente sulla figura del martire antifascista, che dei fatti storici (compreso il ‘processo farsa’ di Chieti agli assassini, con le istruzioni scritte di pugno da Mussolini) .

Molti degli inediti si devono al lavoro affidato dalla vedova del deputato socialista, Velia, al fotografo Adolfo Porry Pastorel, che di nascosto riuscì a documentare quanto avvenne dopo il rapimento di Giacomo Matteotti (i testimoni e l’auto del rapimento, i volti degli assassini, il ritrovamento della giacca prima e del corpo dopo, il viaggio semiclandestino della salma fino a Fratta Polesine, i funerali e le manifestazioni di protesta ecc..). E poi esposti ci sono la lima (fu ipotizzato che fosse l’arma del delitto) ritrovata infilata sulla buca nel bosco della Quartarella, dove venne occultato il cadavere, e gli abiti che Matteotti indossava il 10 giugno 1924.

“Il fascismo –ha detto Riccardo Nencini- lo individuò subito come l’ostacolo vero da abbattere. Sapeva che Matteotti impersonava quello spirito di libertà che era l’anima del riformismo e della fermezza. Ricordarne le idee, i principi, rivedere e rivivere documenti ed immagini –continua il presidente del Consiglio regionale toscano- riascoltare e rileggere i suoi scritti, le sue denunce, è oggi non solo attuale, ma necessario”. La mostra ha ottenuto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica, di Camera e Senato.

L’allestimento è a cura di Monica Mengoni ed il progetto grafico è firmato da Andrea Silei.

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