Teatro della Pergola: da martedì 16 a domenica 21 marzo Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni, regia Giorgio Strehler, messa in scena da Ferruccio Soleri

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 marzo 2004 15:50
Teatro della Pergola: da martedì 16 a domenica 21 marzo <I>Arlecchino servitore di due padroni</I> di Carlo Goldoni, regia Giorgio Strehler, messa in scena da Ferruccio Soleri

Eterno e sempre giovane, da cinquantasette anni Arlecchino, lo spettacolo più conosciuto del Piccolo Teatro di Milano, gira il mondo, senza sosta, portando ovunque la sua carica di profonda umanità e l’impronta inconfondibile della luminosa arte di Strehler.
Più di mezzo secolo è trascorso da quel luglio del ’47 quando, a pochi mesi dalla fondazione del Piccolo, Paolo Grassi e Giorgio Strehler portarono in scena Il servitore di due padroni di Goldoni, forse senza nemmeno immaginare quale perfetto meccanismo teatrale quello spettacolo sarebbe diventato.

Da allora, dieci edizioni di questo spettacolo si sono succedute sulle scene di tutto il mondo, animando i palcoscenici di teatri europei e statunitensi, orientali e sudamericani e divertendo pubblici di tutte le lingue e di tutte le età.
Nel 2003 Arlecchino è nato un’altra volta e con una nuova veste sta percorrendo l’Italia e si è avventurato fuori dai nostri confini, dall’Ungheria all’Egitto, dal Belgio fino a Parigi, portando ovunque la gioia che da sempre l’accompagna.
Il nuovo Arlecchino - realizzato grazie all’impegno di due artisti che con lo spettacolo convivono da diversi decenni, lo scenografo Ezio Frigerio e l’attore che da più di quarant’anni impersona la maschera del Batocio, Ferruccio Soleri – nasce dalla volontà di recuperare il senso più vero e genuino della regia strehleriana.

Arlecchino, come tutti i capolavori che nascono dal gesto d’amore di un genio, è qualcosa che sotto la parvenza di una disarmante semplicità nasconde l’infinita complessità dell’uomo, dei suoi sentimenti, delle sue passioni. Così la scena di Frigerio, che ha la purezza di un teatro di comici dell’arte, è il luogo all’interno del quale, guidati da Ferruccio Soleri, gli attori del Piccolo, molti dei quali cresciuti alla scuola di Giorgio Strehler, animano quello straordinario susseguirsi di "brandelli di vita" che è Arlecchino.

Tra liti di innamorati, contratti stipulati e infranti, lettere recapitate alle persone sbagliate, travestimenti, inganni, odi e passioni, il canovaccio che Goldoni scrisse per Antonio Sacchi torna a parlare a tutti noi con il linguaggio universale dell’arte e della poesia.

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