Ultimo giorno della conferenza regionale sull’esclusione sociale a Prato

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 gennaio 2004 18:08
Ultimo giorno della conferenza regionale sull’esclusione sociale a Prato

PRATO - Ribaltiamo per un attimo la prospettiva: troppi indicatori, troppe cifre a volte anche contrastanti e molto diverse tra loro. Per conoscere i poveri non basta la statistica, scriveva nel 1949 don Primo Mazzolari. Ed è quello in fondo che ha proposto stamani a Prato nell’ultimo giorno della conferenza regionale sull’esclusione sociale Enrica Chiappero Martinetti dell’Università di Pavia. “Non esiste un concetto univoco di povertà, soprattutto relativa. A seconda degli indicatori che scegliamo di una stessa persona si può dire che è povera o non è povera.

E la scelta di un indicatore al posto di un altro può non essere neutrale sui risultati e e può condizioanre le politiche di contrasto adottate”. Non esiste insomma un’anamnesi certa della povertà oggi. “Non si tratta solo di un dato economico come tanti altri. Andiamo dunque oltre i numeri e lasciamo questo problema ai tecnici – ha detto la docente dell’università di Pavia – Ognuno rincorre una propria idea di povertà. Ragioniamo su cosa è una società giusta, apriamo una riflessione etica.

Cerchiamo di capire da dove nasce l’esclusione”. Nei saluti della mattina il direttore generale dell’Usl di Prato Mauro Pallini (la tre giorni sulla povertà si svolta nella sala del Pellegrinaio novo nella vecchia ala dell’ospedale cittadino) aveva sottolineato come l’organizzazione dei servizi sanitari debbano affrontare non soltanto la malattia, ma anche la salvaguardia e la tutela sociale. “E’ questo – ha detto – il compito dei sistemi sanitari del mondo occidentale, anche dal punto di vista della globalizzazione: perché i problemi degli altri sono anche i nostri, per vincere la povertà e far sviluppare l’economia”.
Ieri l’Eurispes ha pubblicato il Rapporto Italia 2004: 5 milioni di famiglie a rischio povertà (raddoppiate), stipendi che hanno un potere d’acquisto crollato dal 20 al 13,5 per cento.

“Al di là dei numeri il trend è chiaro: l’esclusione sociale cresce – commenta l’assessore alle politiche sociali, Angelo Passaleva - E il rapporto Eurispes, pubblicato proprio durante la tre giorni da noi dedicata alla povertà, conferma i dati che già avevamo. Sull’esclusione sociale è importante riflettere: la velocità dei cambiamenti è tale che era importante una pubblica e approfondita verifica. Cambiano i volti dei poveri: c’è chi magari si indebita per acquistare l’ultimo sogno reclamizzato dalla povertà.

C’è l’anziano solo, a cui dobbiamo rispondere sviluppando ulteriori servizi con l’aiuto anche del volontariato. Ci sono le giovani coppie costrette a vivere in affitto, che spesso significa metà stipendio”. “Davanti all’esclusione sociale dobbiamo provare disagio, - continua Passaleva - non perché sporca i centri storici ma perché ingiusta nella sua essenza”. “Per combattere la povertà estrema abbiamo stanziato tre milioni e mezzo di euro pochi mesi fa ed altrettanto vogliamo fare quest’anno, – conclude – nonostante le minori risorse che ci arrivano dalla Stato per le politiche sociali.

Per prevenire altre forme di esclusione la risposta migliore è quella invece delle politiche strutturali: politiche per l’occupazione, i servizi sociali nelle aree rurali e montane, l’edilizia pubblica, gli aiuti per gli affitti”. Un’ultima curiosità. Nei tre giorni sulla povertà di Prato – prima la riunione della rete europea Retis, poi la conferenza regionale – i coffee break sono stati organizzati dall’associaziona Mato Grosso. Il ricavato servirà alle loro missioni in America Latina.

In Toscana nel 2002 abitavano 223 mila poveri o persone a rischio di povertà secondo l’Istat, per l’Irpet nel 2000 seicentoduemila.

“La povertà relativa dice relativamente poco – ha concluso l’assessore alle politiche sociali della Toscana Angelo Passaleva, al termine della tavola rotonda e dell’ultimo dei tre gioni pratesi sulla povertà – Di più a volte dice la povertà percepita”. E nel 2002 (fonte Istat ndr) il 5,7 per cento dei toscani si sentiva povero o molto povero. In Piemonte era il 10,6 per cento, in Emilia Romagna il 7,2, in Liguria il 7,7, in Lombardia il 7,9, a Bolzano l’8,9 e in Campania il 12,3.

Un dato che misura la disuguaglianza nei redditi e nella capacità di spesa, nei tenori di vita di ciascuno rispetto alla media. “Politica, sussidarietà e solidarietà sono essenziali per contrastare la povertà e ridurre questo senso di esclusione. Ma serve anche la giustizia – ha sottolineato il vice presidente della Toscana - La scommessa della politica deve essere appunto quella di assicurare a ciascuno tutto quello che giustamente gli è dovuto”. “Per questo occorrono buone leggi, ma certo anche risorse sufficienti.

Ed un fondo sociale invariato o tutt’al più con piccole limature di fronte al costo della vita che cresce, prendo atto di quando ha assicurato adesso il sottosegretario al welfare – ha proseguito, rivolgendosi alla senatrice Grazia Sestini appena intervenuta sul palco - certo non può dirsi una risposta adeguata. Mi chiedo: dove è finito il fondo per la droga ? Perché nella valutazione delle risorse da distribuire sul fondo sanitario e sul fondo sociale il governo non tiene conto delle centinaia di migliaia di cittadini extracomunitari regolarizzati dalla Bossi-Fini e che pagano le tasse?”
“Non si possono scaricare le responsabilità su Regioni ed enti territoriali – ha concluso Passaleva - quando non si danno risorse sufficienti rispetto ai nuovi compiti, quando non si concede reale autonomia fiscale.

Abbia lo Stato il coraggio di dire che non si possono assicurare i livelli minimi di assistenza o si tagli altrove, cercando di attuare una reale redistribuzione dei redditi che dovrebbe in questo momento essere l’obiettivo coraggioso della politica per contrastare anche la povertà”.
Per valutare l’andamento del piano di azione appena approvato contro l’esclusione sociale e correggerlo e cambiarlo con tempestività, se necessario, l’assessore ha annunciato la costituzione di un gruppo di lavoro composto da tecnici della Regione, ma anche da rappresentati di altri enti e di associazioni.
Prima di Passaleva il sottosegretario Grazia Sestini era intervenuta, rispondendo alle domande del giornalista Stefano Trasatti, sottolineando l’impegno del governo sul fronte della famiglia, l’accontanamento per ragioni di bilancio della tassa di scopo sulla non autosufficienza ed il progetto di reddito di ultima istanza, che ha sostituito la sperimentazione del reddito minimo di inserimento che pure in Toscana, per ammissione della stessa senatrice, aveva ben funzionato.


Il sindaco di Rosignano Gianfranco Simoncini, presidente dell’Anci Toscana, aveva sottolineato invece con allarme la riduzione delle risorse libere del fondo sociale: “L’assegno sul secondo figlio rischia di essere pagato dai nonni e dai disabili, per i servizi che non potranno più essere garantiti”. Don Brunetti, presidente della Caritas di Prato, ha parlato di “ingiustizia della carità”, concludendo che “per combattere la povertà occorre lavorare in rete”. Armindo Silva infine, portoghese e direttore del settore Occupazione ed Affari Sociali della Commissione europea, aveva benedetto esperienze come Retis, la rete di trentasei regioni e città di cui la Toscana è una dei capofila.

“In Europa vivono oltre 55 milioni di poveri, il 15 per cento – ha ricordato – Il nostro obiettivo è sradicare la povertà entro il 2010. Purtroppo i piani nazionali non sono sempre ottimi”.

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